Le violenze non sono una questione di “sesso forte” e “sesso debole”

Prego, scomodati ché parliamo di scenari scabrosi. Marzo 2019: nella primavera di sei anni fa mi veniva chiesto di intervenire pubblicamente a proposito di una bruttissima storia di cronaca che aveva visto suo malgrado protagonista un tredicenne toscano abusato sessualmente dalla sua insegnante di ripetizioni, sposata, che era rimasta incinta del minore. La vicenda aveva catalizzato l’attenzione dei media e conquistato un posto nella scaletta di redazione di diversi programmi. Purtroppo, però, mentre io ho sempre inteso la mia responsabilità nel parlare a microfono aperto correlata all’intento di fare formazione e rendere servizio, ebbi conferma di un dubbio che - pur non essendo io sveglissima, fuori dal perimetro delle mie competenze psicologiche - avevo già frequentato: non era mica detto che la stessa motivazione l’avessero autori, redattori, conduttori, capiprogetto, opinionisti. Attenzione, non li biasimo: uno ha lavorato tutto il giorno, se alla sera guadagna il divano e il possesso del telecomando può non avere voglia di stare a sentire Andreoli che spiega che per il nostro diritto penale ogni atto sessuale svolto sotto i tredici anni, ancorché consensuale è ritenuto alla stregua di una violenza e che insomma al mondo esistono storie brutte. O meglio, credo ci sia anche chi avrebbe voglia di una roba del genere, ma appunto: sei stanco e la vita è già abbastanza difficile, lo so . Tornando al punto, fu così che mi ritrovai mandata proprio in quel posto in diretta televisiva con tutta una liturgia di improperi rivolti al mio indirizzo da un Vittorio Feltri che pur raccontando delle sue precoci prodezze sessuali, non riuscì a convincermi del fatto che avesse ragione - seppur uomo e dotato di organo sessuale maschile - nel dire che la legge fosse sbagliata perché lui a dodici anni era già felicemente in partita con il sesso, non avrebbe visto l’ora di essere insolentito fisicamente da una donna più grande e soprattutto fosse ridicolo chiamare “vittima di violenza sessuale” un maschio preadolescente, ancorché infraquattordicenne, ché se aveva generato un figlio significava avesse avuto prima una erezione e poi una eiaculazione - esperienze, diceva, che notoriamente non puoi avere se non sei eccitato e se non partecipi. Fu un momento imbarazzante - ma non per i motivi che potreste immaginare di primo acchito. Non provai disagio per gli insulti e la plateale uscita di scena del mio interlocutore, né per quanto se ne parlò successivamente, né perché Maurizio Crozza ci fece a più riprese il verso. Trovai increscioso, piuttosto, dover essere io a spiegare a un uomo adulto, acculturato, munito di organo maschile e orgogliosamente sensibile al fascino femminile che nessuna delle sue informazioni e convinzioni fosse corretta. In secondo luogo, ma non meno spiacevole, dovetti interrogarmi su cosa potesse arrivare sui divani accesi davanti alla tv, se il metamessaggio era che l’educazione sentimentale di un giornalista e le competenze di una professionista potessero essere presentate in contrapposizione come se al pubblico si chiedesse di scegliere a chi dare ragione per simpatia o affinità, anziché per la distinzione che passa tra le evidenze empiriche e i pareri personali. Sono trascorsi solo sei anni, ma oggi come allora ho come la sensazione che se andassi in onda in seconda serata a dire che anche una donna può stuprare un uomo, quella strana sembrerei ancora io. A meno che tu, lettore scomodo, non mi presti attenzione e non capisca che l’idea che solo un maschio possa essere un violentatore è infondata e - sostanzialmente - frutto di pregiudizi di genere per i quali una donna non può fisicamente abusare di un uomo/a una donna non servirebbe nemmeno, ché un “vero maschio” ci sta sempre volentieri/il sesso forte non può assolutamente essere violato dal sesso debole - o non si chiamerebbero sesso forte e sesso debole. E invece. Per quanto le percentuali siano più basse , anche un uomo può essere oggetto di violenza sessuale da parte di una donna - e non soltanto in condizioni di vulnerabilità psichica, fisica o anagrafica. Specificamente, la violenza sessuale che potrebbe subire un soggetto maschile adulto riguarda contatti, penetrazione anale o orale, rapporti sessuali forzati, subiti in fase di alterazione o incoscienza, non consensuali oppure ingannevolmente finalizzati alla procreazione. Se infatti mi sei scomodo ma attento, e stai seguendo la mia rubrica a puntate, dovresti avere già imparato che la violenza sessuale ha poco a che vedere con il sesso e moltissimo con il controllo e il potere, per cui non si tratta di dover essere delle lottatrici di MMA contro un uomo fisicamente molto meno aitante, bensì di instaurare dinamiche e circostanze manipolatorie, abusanti e perverse. Paradossalmente, proprio il fatto che per la mente collettiva sia impensabile immaginare un uomo violentato da una donna, la reazione della vittima potrebbe essere impedita dall’incapacità di leggere in modo adeguato la situazione di abuso, rischiando di congelarsi e trovandosi incapace di sottrarsi. Infine, così come un corpo femminile violato può fisiologicamente rispondere a gesti indesiderati senza che ciò vada letto in forma di consenso implicito , allo stesso modo mi piace dirvi che anche il pene subisce delle erezioni involontarie, non necessariamente indotte da un’eccitazione erotica, e può fare un po’ per conto proprio. … ma davvero devo essere io a dirlo? Non avete mai cambiato un pannolino? Non vi siete mai trovati ad avere a che fare con un bambino di cinque anni alle prese con un corpo cui succedono cose impreviste che il piccolo non sa spiegare? Io mi rendo conto che oggi l’argomento sia particolarmente sfidante: va a stuzzicare certezze, a far vacillare equilibri millenari, a imporre una finezza di pensiero circa un’idea davvero equa di parità di genere; si azzarda a disintossicare il concetto machista e fallocentrico di virilità, sveglia fantasmi e fantasie omosessuali, allunga la lista delle faccende cui pensare e fare caso. Sì, la fruizione di Ex on the beach è meno richiedente. Ma vuoi mettere, mentre lo guardi, poterti divertire proprio perché sai che si tratta della rappresentazione maschilista e grottesca dell’essere uomini per la quale poi i maschi stessi pagano il dazio dell’eiaculazione precoce, dell’ansia da prestazione, del calo della fertilità, fino al rischio di trovarsi a fare qualcosa che non desiderano fare solo per sembrare gli stalloni bravi a letto che credono di dover essere?

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Le violenze non sono una questione di “sesso forte” e “sesso debole”

Stefania Andreoli