Leva militare obbligatoria, non necessaria o da reintrodurre?

In Italia si discute l'ipotesi di reintrodurre la leva militare obbligatoria. Dopo il ripristino del servizio militare in alcuni Paesi della Nato – la Svezia nel 2017, la Lettonia nel 2023 e la Lituania nel 2024 – nel nostro Paese si sono accesi nuovamente i riflettori su una possibile reintroduzione della misura, che dal 2005 è stata sospesa ma non cancellata. Diversi esponenti del governo, tra cui il ministro della Difesa Guido Crosetto, si sono mostrati freddi riguardo l'ipotesi. A promuovere il ritorno della leva obbligatoria è stata soprattutto la Lega che, nel maggio del 2024, aveva presentato una proposta di legge, con il leader Matteo Salvini che si era detto molto favorevole. Il dibattito si è esteso anche in Francia, dove secondo un recente sondaggio il 61% dei cittadini appoggia il ritorno del servizio militare, in Germania e anche in Polonia. Proprio il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha dichiarato che “entro fine anno avremo un piano per fare in modo che ogni maschio adulto in Polonia sia addestrato in caso di guerra”. Sul tema si sono confrontati, durante la sesta puntata di Materia Grigia, il talk di confronto condotto da Fabio Vitale con la cura editoriale di Roberto Palladino, Luigi Chiapperini, generale di corpo d'armata in quiescenza dei lagunari e già comandante del contingente multinazionale Nato in Afghanistan nel 2012, e Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana Pace e Disarmo. Sareste favorevoli alla reintroduzione della leva militare obbligatoria per i neomaggiorenni? Vignarca: Quello della possibilità di obiezione di coscienza è stato uno dei percorsi storici del pacifismo italiano. Più di cinquant'anni fa con la legge Marcora e poi con tutta una serie di altre norme, abbiamo ottenuto l'obiezione di coscienza, cioè il fatto che fosse riconosciuto come diritto soggettivo quello di poter difendere la patria, che è un obbligo costituzionale - l'articolo 52 - ma non è un obbligo difenderla in maniera militare. L'Articolo 52 stabilisce che è sacro dovere del cittadino la difesa della patria, non la difesa armata. Quindi per noi è storico questo aspetto e qualunque decisione si vorrà prendere in futuro anche sul ritorno della leva dovrà garantire questa possibilità. Volete che tutti i maggiorenni - maschi e magari anche femmine - facciano un servizio di questo tipo? Dovete garantire anche il servizio civile, l'obiezione di coscienza, che peraltro è un diritto riconosciuto anche dalle norme europee. Io credo che però, nemmeno dal punto di vista militare, servirebbe la leva perché se davvero si vuole andare in quella direzione, che non è quella che auspichiamo, serve una professionalizzazione, serve una preparazione che non può essere data dai 12, 10 o quelli che saranno mesi di servizio militare. Io credo che sia una mossa per qualche forza politica per ingraziarsi alcuni ambiti, per favorire alcune associazioni d'arma, per pensare che in questo modo si faccia educazione. Noi pensiamo che l'educazione civica debba passare per la scuola e per altri istituti e strutture, e non certo attraverso dei mesi trascorsi a sparare, volare o navigare per le armi. Chiapperini: Io ritengo il riavvio della leva non necessario. Cioè, è inutile tenere 200, 300 mila ragazzi in servizio, in armi, quando in questo momento non c'è necessità. Perché dobbiamo pensare in ambito alleanze ed è grazie alle alleanze che non c'è quella necessità. Al momento, a meno che non cambi completamente lo scenario mondiale, a quel punto la leva andrebbe reintrodotta, ci sarebbe una mobilitazione generale. Bisogna solo predisporsi alla leva, ma non reintrodurla. Credo invece che, come dice il nostro Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, Generale Masiello, le forze armate, in particolare l'esercito, abbiano bisogno di incrementare di alcune decine di migliaia il personale in servizio, volontari. Non è detto che debbano essere sempre in armi, ma possono essere riserve richiamabili in situazioni di crisi, perché attualmente l'esercito italiano, ma anche le altre Forze Armate, sono molto "iper tasked": hanno molti compiti sul territorio nazionale e anche all'estero. Vignarca: Se davvero servono così tanti soldati in più, non capisco allora “Strade sicure”. Siamo da oltre dieci anni su questa emergenza - li vedete anche voi i soldati davanti alle chiese, ai luoghi “delicati”. Perché si mantiene questa? L'altra cosa è, se vogliamo veramente garantire un tipo di difesa che sia anche popolare, noi proponiamo da tempo la difesa popolare, non violenta, che può essere una carta a disposizione, anche di una resistenza. Ha fatto discutere il video, diffuso sui social, della Commissaria Europea per la gestione dell'emergenza, in cui mostra il contenuto della sua borsa: all'interno ci sono una torcia, un coltellino svizzero, occhiali, acqua, snack, medicine, power bank, contanti e carte da gioco. Oggetti che secondo la Commissaria dovrebbero essere indispensabili per le prime 72 ore in caso di emergenza. Cosa ne pensate? E cosa portereste voi in caso d'emergenza? Chiapperini: Io una cosa del genere non la farei, non l'avrei neanche pubblicizzata più di tanto. Questo significa intimorire. Poi sicuramente questi oggetti servono, ad esempio, in caso di pubbliche calamità. Però, più che una borsa da portarmi dietro, eventualmente terrei a casa o in auto uno zainetto, in caso di terremoto, in caso di alluvione. Certamente per 72 ore quegli oggetti non sono proprio così utili. Pensiamo ad esempio all'igiene personale, che è fondamentale, perciò opterei per delle salviette. E poi una radio, anziché il cellulare che potrebbe scaricarsi, potrebbe trovarsi in un'area dove non c'è campo, o potrebbero non funzionare le reti telefoniche. Infine, l'acqua, che è fondamentale, quindi ad esempio una pastiglia potabilizzante per l'acqua. Forse quest'iniziativa è stata un modo per far capire che qualcosa sta cambiando, ma non siamo ancora a quei livelli così tragici. Vignarca: Io credo che sia stato molto grave questo tipo di approccio per due motivi. Primo, perché fa capire che la politica europea sta abdicando al suo ruolo. Invece che prepararsi a evitare le catastrofi, ci stanno dicendo: “Guardate che noi non ci possiamo fare niente, preparatevi e arrangiatevi da soli”. Questo vale non solo per le eventuali minacce di natura militare, di cui stiamo parlando oggi, ma anche per esempio per il tema del cambiamento climatico. Noi dobbiamo invece far qualcosa per evitare - per quanto possibile - che ci siano delle catastrofi. Peraltro, uno zainetto del genere non credo che arrivi alle 12 ore, altro che le 72. E oltretutto tutti noi abbiamo una vita talmente frenetica per cui non siamo mai da soli. Anche questo è preoccupante perché questo tipo di approccio suggerisce l'idea secondo cui: “Io ho il mio zainetto e siamo a posto”. No, io magari ho una moglie, ho tre figli. Tutti noi abbiamo dei cari. Quello che vorrei - e qua torniamo anche al punto di un eventuale attacco militare - è che si potenziassero i sistemi sanitari, sociali. Perché l'unica maniera di avere più possibilità personali è che il sistema regga. Non reggerebbe in caso di guerra nucleare, ma magari in caso di attacco convenzionale potrebbe reggere. Allora, potenziare questo tipo di sistema è una sicurezza che sembra solo collettiva, ma in realtà le sicurezze più collettive sono quelle che garantiscono - dal punto di vista personale - molto di più che uno zaino. Secondo i risultati del sondaggio realizzato dall’istituto YouTrend, il 62% degli intervistati si dice contrario al piano di riarmo europeo, mentre il 30% è favorevole. Per quanto riguarda invece l'investimento dei fondi del piano Ue, il 48% degli intervistati vorrebbe che fossero destinati alla creazione di un esercito unico europeo e il 24% al potenziamento delle forze armate nazionali... Vignarca: I contrari al riarmo in Italia sono da sempre tanti, non solo rispetto al piano ReArm Europe. Noi abbiamo visto stabilmente negli ultimi 5-7 anni, il 60-70-80% degli italiani contrari a un aumento della spesa militare. C'è una crescita anche recente proprio su ReArm Europe. Quando è stato annunciato, era visto diversamente. Di sicuro credo che ReArm Europe non vada nella direzione che vorrebbe la maggioranza delle persone, cioè quella di un esercito comune europeo, perché in realtà sono dei fondi a mero utilizzo e vantaggio dell'industria militare, che non creeranno una difesa comune. Chiapperini: Io farei qualche considerazione invece sulla risposta relativa all'esercito europeo unico versus gli eserciti nazionali. In realtà non c'è necessità di costituire un esercito europeo unico, ma una difesa europea integrata, unica, con dei comandi dedicati già in tempo di pace, in analogia a quello che accade nella Nato. Neppure la Nato ha un esercito della Nato. La Nato ha a disposizione gli eserciti nazionali che, all'occorrenza o a rotazione, vengono trasferiti sotto comando Nato. La stessa cosa potrebbe accadere in Europa. La domanda incrociata Chiapperini: Abbiamo visto che ci sono state delle manifestazioni per la pace, per il disarmo e così via. Nei decenni passati ci sono state delle manifestazioni contro ad esempio le guerre, i conflitti avviati dagli Stati Uniti in alcune parti del mondo. Per quale motivo, secondo lei, non c'è stata la stessa reazione contro l'aggressione della Russia ad uno Stato sovrano come l'Ucraina? Ormai sono trascorsi tre anni e ci sono stati centinaia di migliaia di morti. Il diritto internazionale è stato assolutamente e sicuramente calpestato. Quindi io credevo ci fosse qualche iniziativa a riguardo, che non ho visto... Vignarca: Non l'ha vista perché non l'hanno fatta vedere. Noi abbiamo fatto la prima manifestazione contro l'invasione russa in Ucraina il 26 febbraio del 2022. Ad aprile eravamo già in Ucraina a portare aiuti. A marzo di quell'anno abbiamo fatto la prima manifestazione nazionale con 50 mila persone. A novembre di quell'anno ne abbiamo fatta un'altra da 100 mila. Successivamente abbiamo fatto giornate nazionali o in sette città, come accaduto l'ottobre scorso, o in cento città nella stessa giornata, che hanno coinvolto più di 100 mila persone. Noi abbiamo detto chiaramente che siamo contro tutte le guerre. Abbiamo detto chiaramente che l'invasione russa dell'Ucraina è contro il diritto internazionale, è una minaccia alla stabilità internazionale. Abbiamo portato ancora i nostri corpi civili di pace, che sono in Ucraina oggi, vicino alla linea del fronte a Kherson, a portare aiuto. Il problema è che non pensiamo che la soluzione a questa guerra sia militare. Noi riteniamo che, solo creando una sicurezza condivisa, si può arrivare a una soluzione. Un altro elemento che portiamo avanti è che noi siamo in contatto e sosteniamo le organizzazioni russe e bielorusse di disertori e obiettori, cioè quelli che dovrebbero essere mobilitati per la guerra e che non vogliamo che siano mobilitati per la guerra in generale, e tanto meno per la guerra di Putin. Certo, forse non siamo più negli anni Settanta o Ottanta. Però le nostre organizzazioni hanno continuato ad agire e, soprattutto, continuiamo ad agire quotidianamente per la pace e per il disarmo. Vignarca: Davvero la difesa e la sicurezza sono solo militari? Noi pensiamo di no e vogliamo anche dare un'opportunità in questo senso. Cosa ne pensa lei della proposta che noi abbiamo portato qualche anno fa con una legge d'iniziativa popolare, trasformata poi in una legge d'iniziativa parlamentare e rilanceremo ancora come legge d'iniziativa popolare per la costruzione di un dipartimento della difesa civile non armata e non violenta? Come esistono le forze armate e chiunque può arruolarsi, perché pensa che il suo dovere di cittadino di difesa sia nelle forze armate? Perché non costruire un dipartimento con un istituto di ricerca sulla pace e sul disarmo, con dei corpi civili di pace, formati ad andare nei conflitti quando serve, e una connessione col servizio civile universale in senso di difesa del territorio e di preparazione e resilienza del territorio? Chiapperini: Chiaramente questa è una domanda che, più che a me, dovrebbe essere rivolta ai politici. Io penso che ogni iniziativa volta alla difesa dello Stato in senso lato sia benvenuta. È chiaro che bisogna vedere se le istituzioni e le organizzazioni già presenti sono idonee a svolgere quei compiti o se effettivamente - e questo è da valutare - c'è bisogno di qualcosa di più, di nuova linfa, di nuove idee. Questo ripeto dovremmo chiederlo alla politica. Quello che vorrei sottolineare è che tra i compiti delle forze armate c'è anche quello, e le associazioni d'arma sono già impegnate fortemente anche nel campo civile con l'associazionismo insieme ad altre associazioni civili.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Leva militare obbligatoria, non necessaria o da reintrodurre?