Venezia, tre mosse per regolare l'overtourism (anche col digitale)

Venezia accoglie ogni anno circa 25 milioni di visitatori attratti dalla sua unicità architettonica, dai suoi canali iconici e dalla bellezza senza tempo di una città unica al mondo, sfruttata d’altronde come pietra di paragone per tutte quelle che hanno a che fare con l’acqua. Un flusso continuo di turisti che ha un costo elevato: a pagarne le conseguenze sono soprattutto l’ambiente lagunare, le strutture urbane e la qualità della vita degli abitanti. I residenti del centro storico sono infatti diminuiti del 48% rispetto al 1977, segno di un lento ma inesorabile svuotamento della città. Il centro storico di Venezia ha infatti perso residenti anche nel 2024 e al momento gli abitanti della Serenissima sono stimati in 48.500 contro i 49.129 di fine 2023. Il turismo mordi e fuggi e le sue conseguenze Una delle principali criticità è rappresentata dal cosiddetto turismo “mordi e fuggi”: oltre il 70% dei turisti si ferma in città solo per poche ore, senza pernottare né contribuire significativamente all’economia locale. Questo modello, davvero poco sostenibile, accentua infatti la pressione sui servizi pubblici e contribuisce all’usura degli spazi urbani. Venezia è così diventata il simbolo globale dell’overtourism, un fenomeno che riguarda molte mete turistiche internazionali ma che qui assume tratti estremi. Il faraonico matrimonio di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, con Lauren Sánchez in programma dal 24 al 26 giugno con la città praticamente blindata per l’evento e i servizi inaccessibili a chiunque non sia coinvolto dalla cerimonia sono un esempio di come Venezia, ma molte altre città, si stiano trasformando in quella destinazione distopica che ha ben raccontato il giornalista Luca Zorloni nel suo “Il paese più bello del mondo” . Ambientato nell’Italia del 2032, vede le città d’arte trasformate sostanzialmente in parchi a tema in cui si rievoca la storia a uso e consumo dei turisti stranieri, nella Venezia di Goldoni o nella Firenze di Dante. Il tutto in un sistema di oppressione che costringe i cittadini a prestare servizio nei parchi e a obbedire ciecamente al regime. Non siamo ancora a quei livelli, anche se è vero che in qualche modo i residenti, in queste faraoniche occasioni, sono di fatto privati di un certo numero di libertà basilari. L’Italia sotto assedio turistico Nel 2023, secondo l’Istat e il ministero del Turismo, l’Italia ha registrato oltre 134 milioni di arrivi e più di 445 milioni di presenze turistiche, con numeri in forte crescita rispetto agli anni precedenti. Le città d’arte, in particolare, soffrono di un’eccessiva concentrazione di turisti in spazi ristretti, con impatti tangibili sulla vivibilità e sull’equilibrio urbano. Venezia, con oltre 80mila presenze giornaliere nei picchi stagionali, è oggi una delle città più sovraffollate d’Europa in rapporto alla popolazione residente. Come se ogni giorno quasi due volte il numero di chi ci vive arrivasse in città. Una città sotto pressione ambientale La delicatezza di Venezia è aggravata da un sistema di trasporti intensivo: ogni giorno circa 100mila imbarcazioni a motore attraversano i canali cittadini, contribuendo all’erosione delle storiche e delicate fondamenta degli edifici e all’inquinamento delle acque. Secondo le previsioni le emissioni di CO₂ legate alla mobilità turistica potrebbero aumentare del 25% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2016, superando i 2 miliardi di tonnellate di CO₂ all’anno a livello globale. Anche la gestione dei rifiuti è critica: nei punti più frequentati i cestini vengono svuotati ogni 30 minuti per far fronte alla produzione continua di scarti, in gran parte plastica monouso. La trasformazione del tessuto urbano La pressione turistica ha inoltre cambiato i connotati, e in modo profondo, all’economia locale. Tra il 2011 e il 2019 i negozi di souvenir sono passati da 2 a 155 mentre le storiche botteghe artigiane veneziane – come quelle del vetro di Murano o della tessitura tradizionale – hanno subito un calo del 34% dal 1992. Anche il mercato immobiliare ha subito un’accelerazione turistica: tra il 20% e il 30% delle abitazioni del centro è oggi destinato ad affitti brevi, spesso gestiti con l’intermediazione di piattaforme online. Una dinamica che ha strozzato l’offerta abitativa stabile e i servizi di prossimità per i residenti. Nuove strategie per un turismo sostenibile Per rispondere a queste sfide, il report "Beyond the Crowds: Embracing Circular Economy to Address Overtourism" elaborato dal Boston Consulting Group propone un cambiamento di rotta basato sui principi della circular economy. Il documento prova infatti a disegnare un modello sostenibile replicabile anche in altre destinazioni ad alta intensità turistica, con l’obiettivo di rigenerare risorse locali, contenere l’impatto ambientale e migliorare l’esperienza sia per chi vive la città sia per chi la visita. Tre direttrici per ripensare il turismo Il modello proposto da BCG si sviluppa lungo tre linee guida strategiche: • Gestione dei flussi e salvaguardia urbana Si propone l’introduzione di un sistema di accesso controllato per distribuire in modo più omogeneo i visitatori e raccogliere risorse economiche utili alla manutenzione urbana. Una regolamentazione più rigorosa degli affitti brevi e politiche di zonizzazione commerciale aiuterebbero a tutelare l’identità artigiana e culturale della città e a favorire il ritorno dei residenti. • Infrastrutture circolari e mobilità intelligente Investire nel trasporto pubblico elettrico, nella mobilità condivisa e in sistemi avanzati di gestione dei rifiuti, incentivando l’uso di materiali riciclati e installando stazioni di ricarica e refill per l’acqua potabile potrebbe ridurre il consumo di plastica del 36%. Il concetto di “Città a 15 minuti”, che mira a rendere ogni quartiere autosufficiente in termini di servizi, contribuirebbe inoltre a diminuire la pressione sul centro storico e a valorizzare le aree periferiche. • Tecnologia per un turismo intelligente Strumenti come l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things possono aiutare organizzazioni e amministratori a monitorare in tempo reale i flussi di visitatori, suggerendo itinerari alternativi per decongestionare le zone più affollate. Un sistema di blockchain dedicato potrebbe certificare gli acquisti sostenibili mentre la realtà aumentata offrirebbe esperienze immersive nei luoghi più sensibili – come la Basilica di San Marco o il Ponte di Rialto – riducendo l’impatto fisico diretto. Anche se questo aspetto è davvero aleatori: chi mai preferirebbe una versione digitale di simili monumenti trovandosi a pochi passi? Su questo fronte c’è insomma ancora molto da lavorare e immaginare soluzioni alternative. Venezia come laboratorio per il cambiamento Più di 200 città nel mondo stanno affrontando problematiche simili ma Venezia – con la sua storia e la sua struttura unica – ha il potenziale per diventare un modello guida di transizione rigenerativa. Un nuovo paradigma in cui attrattività e vivibilità possano coesistere grazie a una governance attiva, a servizi urbani sostenibili e al coinvolgimento diretto di residenti e visitatori. C’è molto da fare e, appunto, da immaginare. Ma le proposte lanciate dal BCG sembrano andare nella direzione giusta proprio nei giorni in cui si sta per riattivare il ticket di ingresso giornaliero in città dopo la perimentazione dello scorso anno. Per tutte le 54 giornate in cui sarà previsto nel 2025 costerà 10 euro : si comincia venerdì 18 aprile per tutti i ponti e i fine settimana fino alla fine di luglio, con accesso dalle 8.30 alle 16. Per ora, però, non sono state introdotte soglie massime o tetti di presenze turistiche.

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Venezia, tre mosse per regolare l'overtourism (anche col digitale)

Simone Cosimi