I centri in Albania possono davvero diventare dei Cpr?

Non è più un’ipotesi, ma un decreto legge del Governo: i migranti irregolari in Italia potranno essere trasferiti e trattenuti anche nel Centro di permanenza per il rimpatrio in Albania, ovvero nelle due località di Shengjin e Gjader che, di fatto, saranno trattate alla stregua di un’exclave italiana nel Paese balcanico. È bastato un articolo per rendere possibile la conversione, come ha spiegato in conferenza stampa il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Si interviene sulla legge di ratifica del protocollo Albania permettendo di utilizzare la struttura già esistente per le persone in attesa di espulsione senza perdere le altre funzioni, come quella dell’accoglienza di chi viene soccorso in mare”. Tradotto: in attesa che si esprima la Corte di giustizia europea sulla possibilità di accogliere persone migranti in Albania, per non lasciare vuoti i due centri , il Governo ha aperto le loro porte a chi è detenuto in attesa di rimpatrio. Una procedura che, per le opposizioni, è “inaccettabile”. I commenti del Pd, giunti dalla voce dell’europarlamentare Cecilia Strada, riguardano tutti l’inammissibilità tecnica per cui, “secondo le attuali norme europee, non è permesso delocalizzare un centro di rimpatrio in un Paese terzo”. Eppure, la stessa Ue non sembra d’accordo: “Siamo a conoscenza degli ultimi sviluppi riguardanti questo decreto – riferisce una portavoce della Commissione europea – e, in linea di principio, è in linea con la legge europea”. In ogni caso, il decreto è in vigore e a breve – assicurano dal Governo – molti migranti irregolari saranno trasferiti dai centri italiani a quelli albanesi, in attesa del rimpatrio. Per fare chiarezza, abbiamo parlato con l’avvocato Guido Savio, già membro del consiglio direttivo dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione , che si occupa di Cpr da decenni. Avvocato, è legittimo questo cambio di destinazione “in corsa” dei centri in Albania? È una bella domanda. Ma, al momento, sta di fatto che il cambio di destinazione è già realtà dal momento che è stato firmato il decreto legge 37/2025. Quindi, non è più un’idea, ma una legge dello Stato. Ma le opposizioni contestano che sia in contrasto con la legge europea. È così? Per rispondere a questo, dobbiamo affrontare la questione su un piano tecnico e su un piano politico. Ma comincerei da quello tecnico. Prego. Non è complicato. Nel protocollo Albania già si parlava della possibilità di ingresso e permanenza nelle strutture albanese dei migranti al fine di effettuare procedure di frontiera – quello che il Governo ha tentato di fare finora, invano, e per cui sta attendendo che si esprima la Corte di giustizia europea – e di rimpatrio. Quindi, potrebbero entrare sia le persone “beccate” in mare sia chi è in attesa di essere espulso dall’Italia. Il decreto, quindi, modifica solo la legge di conversione del protocollo. E, in particolare, agisce su un unico avverbio: “esclusivamente”. Nel nuovo testo è eliminata quella parola nel paragrafo che specifica le funzioni dei centri. Si legge, al contrario, che in Albania possono essere condotte anche le persone “destinatarie di provvedimenti di trattenimento convalidati o prorogati”. Ed è possibile, per il diritto europeo e italiano, trattenere all’estero persone in attesa di un rimpatrio in Italia? Non è così semplice rispondere, perché l’illegittimità in realtà non è palese. Di fatto, si realizza una finzione giuridica per cui quel pezzo di Albania è trattato come se fosse stato “affittato”. Là si applicano le procedure italiane, le leggi italiane e giudicano magistrati italiani. È una sorta di escamotage che permette di trattenere all’estero queste persone, perché si continua ad applicare la normativa italiana ed europea. Siamo in Albania, ma potremmo essere anche in Cina. Su questo, però, apriamo il punto politico. Cioè? Lo scopo di questa manovra, a parer mio, è tutto politico. Siccome la struttura è enorme e costa un sacco di soldi, e siccome gli arrivi per le procedure accelerate di frontiera sono bloccati, il Governo ha pensato di utilizzarla come Cpr in attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea. Ma, facendo così, di fatto anticipa il progetto futuro dell’Unione europea. Quale sarebbe? Una normativa europea, che con ogni probabilità entrerà in vigore nel 2027, prevede una serie di esternalizzazioni di Cpr in tutta Europa. L’attuale Commissione ha l’intenzione di tenere più persone possibili fuori dai confini europei. In questo modo, si chiude la “fortezza europea” e i centri di detenzione sono realizzati in Paesi terzi confinanti. Con conseguenze anche gravi per i diritti delle persone migranti. Cosa rischierà chi sarà trattenuto in Albania? Intanto, rispetto a chi dovrebbe entrare a Shengjin e Gjader per le procedure di frontiera, il trattenimento è molto più lungo. Si parla di 28 giorni contro 18 mesi. Poi, ci sono difficoltà di gran lunga maggiori sotto il profilo dell’esercizio della difesa. Fare un colloquio con un avvocato sarà difficilissimo perché nessuno professionista, a fronte di un tetto di rimborso spese a 500 euro, si sposterà nei centri. Questo significa che i migranti saranno abbandonati ai soli contatti telefonici, ammesso che li concedano sempre. In più, non potranno avere un contatto diretto con il giudice, ma neppure visite dei parenti, ministri di culto e quant’altro. Non è chiaro neppure se sarà garantita l’assistenza psicologica. C’è una disparità enorme tra chi sarà trattenuto, per esempio, a Roma e chi sarà spostato in Albania. Questi spostamenti comporteranno altri costi? A parer mio, sì. Facciamo un esempio: un migrante trattenuto dentro a un Cpr a Roma, per il trasferimento in Albania dovrà essere prima spostato a Gjader e, poi, quando avrà le carte in regola e sarà pronto l’aereo per il rimpatrio, con ogni probabilità dovrà essere riportato indietro in Italia per il volo. Se è così, lo spreco di soldi potrebbe essere enorme. Piantedosi ha ribattuto in conferenza stampa che già lo Stato sostiene costi importanti per spostamenti come quello dal Cpr di Gradisca D’Isonzo al centro di Trapani, ma non per questo aggiungerei ulteriori spese. I centri in Albania saranno adatti alla nuova funzione di Cpr? Inizialmente erano disposti 47 posti per la detenzione, ma ora Piantedosi ne ha annunciati 140. Immagino che utilizzino anche spazi non pensati inizialmente per essere adibiti a Cpr. Dubito che riformino i centri, perciò probabilmente li adatteranno a questa nuova funzione.

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