Scuola, gli storici: “Vi spieghiamo perché non solo l’Occidente conosce la Storia”

“Solo l’Occidente conosce la Storia”. Così, esordiscono le nuove Indicazioni nazionali - il documento che riformerà i programmi di elementari e medie a partire dal 2026 - per dettare l’agenda del ministero dell’Istruzione sulla didattica della storia nelle classi italiane. Questa e altre affermazioni hanno innescato un dibattito tra docenti e storici che coinvolge, da un lato, la commissione incaricata dal ministro Giuseppe Valditara e, dall’altro, molte società di professori universitari. Nel merito, gli storici ritengono che il testo sia “illogico e contraddittorio” e contestano che “sia troppo prescrittivo, limitando la libertà degli insegnanti, in un quadro legato alla promozione dell’idea di nazione e di rifiuto delle nuove metodologie didattiche”, spiega a Sky tg24 Insider il professor Francesco Panarelli, presidente della Società italiana per la storia medievale . solo l'Occidente conosce la Storia Il professor Panarelli, in realtà, le stesse contestazioni le ha rivolte anche a Ernesto Galli della Loggia e alla commissione incaricata dal Ministero. Il testo promosso da Valditara, infatti, è ancora una bozza aperta al “dibattito pubblico” e, alla fase attuale, si trova al vaglio di numerosi tavoli tecnici che raccolgono le opinioni delle società scientifiche. “Siamo stati effettivamente auditi – commenta Panarelli – ma abbiamo avuto una sola settimana per leggere il testo e farci un’idea. Di fatto, ci è stato dato poco tempo per ragionare in maniera diffusa sul documento”. Ciononostante, le obiezioni della Sismed sono chiare e numerose. Prima di tutto, i medievisti contestano il fatto stesso che sia il Ministero a fornire indicazioni precise su testi, documenti e fonti da insegnare in classe. “Il rischio – sostiene Panarelli – è di ostacolare la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione. Non a caso le Linee guida del 2012 erano lunghe meno della metà!”. Poi, gli storici commentano anche la controversa introduzione delle Indicazioni targate Valditara: “Dire che ‘solo l’Occidente conosce la Storia’ non è corretto o, quantomeno, è fuorviante – continua Panarelli – È l’atteggiamento dei latini che concedevano ai barbari di avere una propria storia solo se legata all’impero romano. In più, l’Occidente che intende la commissione è un concetto che taglia fuori l’Islam e si riferisce solo a quell’Europa cristiana e poi si espande verso le Americhe, l’Asia e l’Africa. È una rivendicazione del modello dell’Occidente in grado di ‘conquistare’ il mondo”. Perciò, la soluzione degli storici è quella di “eliminare del tutto la parte introduttiva” del testo, perché fa “confusione fra storia, storiografia e narrazione storica” ed è ritenuta troppo problematica per essere corretta. Errori "evidenti" Le incongruenze, secondo i medievisti, non mancano neppure nei paragrafi in cui la commissione tenta di stilare una bozza di programma di storia per elementari e medie. Gli storici segnalano una serie di errori “evidenti”, come lo ‘scivolone’ per cui l’imperatore romano Costantino è confuso con quello bizantino Giustiniano e il riferimento erroneo ai Longobardi come popolo unificatore d’Italia. “Sappiamo che non riunirono mai la penisola sotto il proprio dominio”, spiega Panarelli. In generale, conclude il medievista, gli storici trovano che sia diffusa nel testo “la forzatura di leggere tutto in funzione della nazione italiana”. Come insegnare la storia d'Italia C’è, poi, chi al tavolo della commissione incaricata da Valditara non si è neppure seduto, perché non convocato, come la Società italiana di didattica della storia . Anche per loro, la ‘Storia non la conosce solo l’Occidente’: “Una quantità enorme di studi di antropologia culturale ha smentito questa tesi – commenta il presidente Sididast, Antonio Brusa – Le civiltà più strutturate come la musulmana, cinese, indiana e persiana sono grandi produttrici di storia”. Ma le contestazioni di chi forma, nella pratica, i docenti che entreranno in aula sono rivolte più alle intenzioni che ai contenuti delle nuove Indicazioni nazionali. “L’esecutivo intende cancellare la storia, intesa come ricostruzione scientifica, dal curricolo – si legge in una nota rivolta dalla Sididast alla commissione incaricata da Valditara – e sostituirla con una ‘biografia della nazione’. Questo testo non prescrive di studiare la storia italiana, ma una sua versione mitologizzata”. In particolare, è oggetto di dibattito l’idea di poter insegnare la storia, fin dalle elementari, attraverso lo studio delle fonti. Secondo la commissione si tratta di un “obiettivo del tutto irrealistico”, ma il professor Brusa replica che “è completamente falso” e che “esistono esperienze, libri e letteratura internazionale sull’uso delle fonti primarie con i bambini piccoli”. In altre parole, significa che già da piccoli è possibile studiare gli antichi egizi osservando direttamente la Stele di Rosetta o scoprire la peste del Trecento leggendo Boccaccio. Laboratori che, secondo il professor Brusa, sono minacciati dalle nuove Indicazioni: “Si presenta nel documento un insegnante che parla, con voce ispirata, dalla predella – sostiene – Una sorta di profeta del passato”. Un modello – contestano ancora i didattici nella nota – che “sottovaluta” anche l’utilità “delle tecnologie digitali e dei contenuti multimediali, dei quali si dice che mai potranno promuovere ragionamenti critici profondi”. I prossimi passi Al momento, è difficile capire se il dibattito produrrà un testo diverso, in qualche misura, da quello di partenza. La Società dei didattici ha accusato la commissione di essere “chiusa in se stessa”, mentre i medievisti suppongono che “l’impianto resti quello che è stato presentato”. “Mi sembra di capire – conclude Panarelli – che c’è una fretta enorme di licenziare queste Indicazioni, lasciandole perlopiù intatte”.

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