Omicidio Santo Romano, le tappe dell'inchiesta fino al processo

Inizia il processo per l’omicidio di Santo Romano, il 19enne ucciso da un minorenne la notte del 2 Novembre 2024 a San Sebastiano al Vesuvio, nella piazza principale che è luogo di ritrovo di giovani. Il presunto killer, 17 anni, avrebbe premuto il grilletto due volte: la prima pallottola centra al petto il 19enne, la seconda ferisce al gomito il suo amico. Il motivo è futile: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, una lite nata da una scarpa costosa pestata da qualcuno. Durante la lite, il presunto killer si mette nell’auto presa al padre, che guida senza patente, Santo gli va incontro seguito a poca distanza anche da altri ragazzi, e trova la morte: il 17enne spara, Santo si accascia al suolo. Inutile, purtroppo, la corsa in ospedale: il cuore di Santo, promettente calciatore, smette di battere all’1:25 del 2 Novembre. La vittima, scrivono gli inquirenti, voleva solo fare da paciere e sistemare le cose, come era abituato a fare anche nel suo gruppo di amici. Ed è quello che sottolinea a Sky TG24 Insider Marco De Scisciolo, l’avvocato che assiste la madre di Santo Romano, Filomena De Mare: “Già la richiesta di rinvio a giudizio del pm - commenta - ha reso giustizia delle ragioni di Santo e riaffermato graniticamente la sua posizione di mero paciere nella vicenda. La famiglia di Santo chiede solo giustizia per un crimine così efferato che ha spezzato una vita di soli 19 anni per una scarpa sporca”. Le indagini sull’omicidio di Santo Romano Il 17enne ha confessato di aver sparato, ma ha detto di averlo fatto per difendersi da un’aggressione e di non aver guardato dove puntasse la pistola. La sua versione è stata ritenuta non credibile dagli investigatori. Il giovane è infatti accusato di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio, e l’udienza preliminare del 25 marzo è la prima tappa del procedimento. L’accusato ha alle spalle già reati di droga e altri procedimenti. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo aver esploso i due colpi di pistola, si allontana poi velocemente dalla scena del delitto, con lui in auto c’è anche un diciottenne, e si dirige a Chiaia, quartiere della movida di Napoli. Qui si sbarazza della pistola e della scheda telefonica, poi torna nel suo quartiere, Barra, nella zona orientale di Napoli. A casa di un amico. Ed è in questo appartamento che viene trovato, il giorno dopo, dai carabinieri. I genitori avevano risposto agli inquirenti di non sapere dove fosse. La lettera dei genitori del presunto killer Dopo la convalida del fermo, i genitori dell’accusato hanno diffuso una lettera di scuse attraverso il legale Luca Raviele: “Ci rivolgiamo ai genitori, ai nonni, agli zii, ai cugini, alla fidanzata, agli amici, a tutta la famiglia e a tutte le persone che amavano Santo. Noi siamo i genitori e vi chiediamo scusa e perdono per ciò che ha fatto nostro figlio, per il dolore terribile che vi è stato inflitto, per la tragedia che state vivendo. Perdere un figlio è una cosa inaccettabile, inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita, nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia, ma anche la nostra. Noi siamo una famiglia umile, mio marito lavora, abbiamo un camion dei panini, i nostri figli sono stati cresciuti in una famiglia normale, di lavoratori”. Nella lettera, in particolare la madre del giovane racconta di alcune difficoltà e disturbi psichiatrici per i quali il giovane sarebbe stato in cura presso la neuropsichiatria infantile, ma nonostante questo sarebbe poi diventato ingestibile. La foto con l'omicida di Francesco Pio Maimone Sui social, c’è una foto che lo ritrae tra Emmanuel Aprea, figlio del boss del quartiere Barra, Gennaro Aprea, e Francesco Pio Valda, condannato per camorra e per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, il pizzaiolo di 18 anni colpito da un proiettile vagante nel 2023 sul lungomare di Napoli perché Valda iniziò a sparare all’impazzata dopo una lite nata sempre per un piede pestato. Le parole della madre di Santo Romano Filomena De Mare, a Sky TG24 Insider, racconta chi era Santo: "Era umile, era un ragazzo che fin da piccolo cercava di far andare d'accordo tutti. Questa era la sua dote più grande. Non chiedo vendetta, ma giustizia vera, una pena certa, senza sconti di pena. La punizione serve a far riflettere, e forse così il ragazzo capirà che cosa ha fatto". La madre della vittima, che in questi mesi sta portando avanti incontri nelle scuole per diffondere la storia di Santo e per contrastare la violenza giovanile, chiede a chi vorrà di essere presente davanti al Tribunale dei Minori di Napoli e lancia ancora una volta un appello ai ragazzi: "Abbassate le armi".

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