
Questa la decisione della giudice Agnese Di Girolamo che ha riguardato anche Felicetta Maltese e Chiara Lalli, insieme a Cappato indagate per aver aiutato un 44enne toscano malato di sclerosi multipla, a raggiungere la Svizzera dove poter morire avvalendosi della pratica del suicidio assistito
La gip di Firenze, Agnese Di Girolamo ha deciso di rigettare la richiesta di archiviazione per Marco Cappato, Felicetta Maltese e Chiara Lalli, indagati per aver aiutato Massimiliano, un 44enne toscano malato di sclerosi multipla, a raggiungere la Svizzera dove poter morire avvalendosi della pratica del suicidio assistito. La giudice, così, ha respinto la richiesta avanzata dalla procura sulle posizioni dei tre e ha disposto l'imputazione coatta rinviando gli atti alla procura stessa. Secondo quanto stabilito, ora il pubblico ministero avrà 10 giorni per formulare l'imputazione coatta a carico dei tre, esponenti dell'Associazione Luca Coscioni, che dovranno quindi affrontare un processo per aver accompagnato l’uomo in Svizzera. Il reato di aiuto al suicidio è punito con una pena da 5 a 12 anni di carcere.
La valutazione da parte di una struttura pubblica del Ssn
Secondo quanto riporta la stessa associazione Coscioni, nella sua ordinanza la gip Di Girolamo stabilisce che, nonostante la Corte costituzionale abbia ampliato l'interpretazione del concetto di "trattamento di sostegno vitale", il 44enne non poteva essere considerato mantenuto in vita da un trattamento di sostegno vitale dato che, come si evince dall'ordinanza, è indispensabile la "necessità dello stretto collegamento con la natura vitale dei trattamenti di sostegno, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte in un breve lasso di tempo". Di Girolamo - sempre stando a quanto riferito dall'Associazione Coscioni - ha anche rilevato che, come stabilito nella sentenza 135 del 2024, la Corte costituzionale ha sottolineato la necessità di una valutazione da parte di una struttura pubblica del sistema sanitario nazionale. In definitiva, ai fini di stabilire se il 44enne rientrasse nei requisiti previsti dalla legge italiana, "si nega l'equivalenza della verifica delle condizioni del paziente fatta in Svizzera rispetto a una verifica fatta in Italia".
Cappato: "La nostra è stata disobbedienza civile”
"La nostra è stata un'azione di disobbedienza civile. Con Chiara Lalli e Felicetta Maltese ci eravamo autodenunciati perché eravamo, e siamo, pronti ad assumerci le nostre responsabilità, nel pieno rispetto delle decisioni della magistratura, e nella totale inerzia del Parlamento. Continueremo la nostra azione fino a quando non sarà pienamente garantito il diritto alla libertà di scelta fino alla fine della vita, superando anche le discriminazioni oggi in atto tra malati in situazioni diverse". Queste le parole di Marco Cappato dopo che la decisione della gip di Firenze. Secondo l'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'Associazione Luca Coscioni, "la gip di Firenze ha disposto l’imputazione coatta in quanto a suo avviso non risulta che Massimiliano fosse dipendente da un trattamento di sostegno vitale, nemmeno secondo l’interpretazione estensiva della Corte con la sentenza 135 del 2024. Affronteremo il processo per difendere il diritto ad autodeterminarsi di Massimiliano e di tutte le persone nelle sue condizioni, la cui vita è totalmente dipendente da altri".
