Suicidio o esecuzione? Il mistero sulla morte del maresciallo Lombardo

Un mistero lungo trent’anni. La morte del maresciallo dei carabinieri, Antonino Lombardo, continua a rimanere ancora avvolta nel mistero. Ancora in un limbo in cui le parole suicidio ed omicidio sono costrette a convivere. Nel 2023, dopo un instancabile ed autonomo lavoro dei familiari del carabiniere, il fascicolo sulla morte del maresciallo, archiviato più volte, è stato riaperto dalla procura di Palermo. Gli elementi fondamentali sono relativi alla pistola che avrebbe causato la morte di Lombardo e all’ogiva del proiettile. Una perizia balistica fatta dal perito di parte, Gianfranco Guccia, proverebbe in modo inequivocabile che il proiettile che ha ucciso il maresciallo non sarebbe stato sparato dalla sua pistola di ordinanza. Quella ritrovata in mano al cadavere. Il proiettile non è di quell’arma. Quindi non saremmo di fronte ad un suicidio ma ad un omicidio. Cosa non torna sulla ricostruzione del caso È stata disposta anche la riesumazione del cadavere del maresciallo che però, dopo due anni, non è ancora avvenuta. L’esame autoptico sul corpo di Antonino Lombardo non fu mai effettuato. Tutto venne archiviato immediatamente come suicidio e la salma ricomposta e chiusa nella bara per i funerali. Un mistero anche questo. Così come sono un mistero le immagini delle telecamere a circuito chiuso della caserma mai visionate e adesso sparite. Nessuno dei militari di guardia quel giorno disse di aver visto entrare il maresciallo Lombardo alla “Bonsignore”. Un mistero anche questo. Ma facciamo un lungo passo indietro di 30 anni, al 4 marzo del 1995. All’interno della caserma dei carabinieri “Bonsignore”, oggi intitolata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, venne ritrovato cadavere il maresciallo Lombardo. Era all’interno della sua auto con il cranio perforato da un proiettile. La mano che teneva la pistola adagiata sul grembo. Come se fosse stata sistemata. Nessuno però, all’interno della caserma, avrebbe visto nulla. Addirittura, nemmeno lo sparo sarebbe stato udito. Versioni però che, nel corso degli anni, sono cambiate tante volte. L’unica certezza è che Antonino Lombardo, uno degli uomini di fiducia di Paolo Borsellino ed uno dei più attenti e precisi investigatori dell’arma dei carabinieri, è morto. La parola suicidio è quella che venne accostata immediatamente al decesso. Ma un suicidio che, secondo i familiari, non avrebbe alcun senso. Stava indagando sulla strage di via D'Amelio Antonino Lombardo stava lavorando per fare rientrare in Sicilia, dall’America dove era detenuto, il boss Tano Badalamenti che solo con lui aveva deciso di parlare. Indagava sulla strage di via D’Amelio e, due giorni prima di essere ritrovato cadavere, aveva telefonata alla vedova di Paolo Borsellino per dirle che di lì a poco avrebbe consegnato la lista con i nomi dei mandanti e degli esecutori della strage. Non ne ebbe il tempo. Il figlio: "Mio padre è stato ucciso" Da allora poche indagini e tante, troppe per i familiari, archiviazioni. “Nessuno vuole scoprire la verità su quello che è successo a mio padre – dice Fabio Lombardo – perché farebbe crollare un castello di carte. Le indagini che siamo stati costretti a fare da soli, stanno provando una cosa sola: mio padre è stato ucciso. Non si è suicidato e non lo avrebbe mai fatto. Era un uomo dello Stato, tradito dallo Stato”. Trent'anni di congetture, di misteri. Come per la strage di via D’Amelio. Forse i destini di Paolo Borsellino e del suo amico e collaboratore Antonino Lombardo, sono intrecciati. Quella che, per il momento, continua a rimanere solo un’ipotesi, per i familiari del maresciallo è però sempre stata una certezza: omicidio. Adesso tocca alla magistratura.

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