Trasfusioni negate al figlio, sentenza della Cassazione da torto ai genitori no vax

Cronaca
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I fatti risalgono al gennaio del 2022, quando per il bambino di appena 2 anni è necessario un intervento a causa di una grave malformazione cardiaca. I genitori rifiutano il sangue di persone vaccinate contro il Covid-19 e il caso arriva fino alla Corte suprema che, lo scorso 3 dicembre, ha rigettato la richiesta dei genitori

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Avevano richiesto che il sangue per le trasfusioni necessarie a operare il figlio di appena due anni provenisse solo da persone non vaccinate contro il Covid-19. La Cassazione, in una sentenza dello scorso 3 dicembre e pubblicata il 3 febbraio, ha rigettato il ricorso dei genitori confermando il decreto del giudice tutelare di Modena emesso nel febbraio del 2022. Per la Suprema Corte, in sostanza, devono prevalere i diritti del minore in quanto, da parte dei due genitori, si tratta di “una scelta di coscienza religiosa che non può essere imposta al minore”, come si legge nelle motivazioni della sentenza.

I fatti

Facciamo un passo indietro per capire cosa è successo. Tutto inizia a gennaio 2022, quando per il bimbo di 2 anni è previsto un intervento chirurgico a causa di una grave malformazione cardiaca. I genitori, no vax, acconsentono all’operazione ma solo a condizione che il sangue per le trasfusioni provenga solo da persone non vaccinate contro il Covid. La decisione deriva dalla convinzione che la proteina spike contenuta nel vaccino sia pericolosa ma anche per motivi religiosi: i genitori ritengono infatti che “per produrre il vaccino sarebbero state utilizzate linee cellulari provenienti da feti abortiti”. I due rifiutano quindi trasfusioni generiche e si attivano per trovare donatori corrispondenti alle loro esigenze.

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La prima sentenza

Per l’azienda ospedaliera, però, tutto ciò non ha senso e, data la necessità di operare d’urgenza per salvare il bambino, si rivolge al giudice tutelare di Modena. Quest’ultimo, l’8 febbraio 2022, emette una sentenza nella quale definisce “irragionevole” la richiesta dei genitori e nomina il direttore generale dell’ospedale quale “curatore del minore al fine di esprimere” il via libera all’intervento. Le motivazioni della sentenza del giudice modenese sono le seguenti: non vi sarebbe nessuna differenza tra il sangue di un soggetto vaccinato contro il Covid-19 e quello di un soggetto non vaccinato, secondo l’opinione della gran parte della comunità scientifica. I genitori però non accettano la sentenza e fanno ricorso in Cassazione.

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La sentenza della Cassazione

Il caso arriva così alla Corte suprema che, lo scorso 3 dicembre, rigetta il ricorso. La Cassazione, oltre a dare ragione al giudice di Modena, aggiunge altre motivazioni che riguardano l’aspetto religioso chiamato in causa dai genitori no vax. “La richiesta di trasfusioni da donatori non vaccinati appare essenzialmente una scelta di coscienza religiosa, che in ogni caso non può essere imposta al minore”, si legge nell’ordinanza firmata dal presidente della prima sezione civile Maria Acierno. Non è infatti scontato che il figlio, una volta cresciuto, decida di seguire le stesse scelte religiose dei genitori e per questo motivo non può essere costretto, neanche in età minorile, a subire decisioni così condizionanti. In questo caso, il giudice è tenuto a farsi garante dei diritti del minore. Inoltre, secondo la Cassazione, l’imposizione dei genitori “aggravava inutilmente i protocolli dell’ospedale, incidendo sulla sfera di autodeterminazione dei medici”.

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