La tiepida estate del turismo tricolore. Tutta colpa degli italiani

L’estate 2024 non passerà alla storia del turismo italiano. A giugno, luglio e agosto di quest’anno lo Stivale ha attratto visitatori in quantità, certo. Più di tutti i Paesi europei. Solo non tanti come nel 2023 o nel 2022. O negli anni immediatamente precedenti al Covid. Se si eccettua il crollo del periodo pandemico, il 2024 è stato infatti l’anno con meno pernottamenti complessivi sul suolo italico dal 2017 a questa parte. Insomma qualcosa è andato, se non proprio storto, non del tutto dritto per uno dei settori più importanti dell’economia tricolore. E per trovare il colpevole, se davvero vogliamo cercarlo, bisogna guardare in casa. In testa ma in calo Ma andiamo per ordine. Per dire che l’Italia resta una potenza turistica. Tanto più d’estate, quando alle destinazioni artistiche del Belpaese si aggiungono quelle di mare e di montagna. E infatti, pure nel 2024, nei mesi di giugno, luglio e agosto, nessun altro stato Ue, secondo l’ufficio statistico comunitario Eurostat, ha fatto registrare altrettanti pernottamenti in strutture di ricezione tradizionali. 208 milioni contro i 207 della Francia, unici due Paesi a superare il muro del doppio centinaio di milioni. A ruota la Spagna poco sotto quella soglia. L’Italia attrae dunque come pochi altri Paesi d’Europa , come mostra anche la mappa delle presenze estive dove spiccano, appunto, i tre Paesi mediterranei che guidano la classifica. Il successo però dipende dai punti di vista. Perché un conto sono i numeri in un dato periodo esaminati in solitaria. Un conto è il confronto con il recente passato. E i 208 milioni di pernottamenti in Italia dell’estate del 2024 sono meno dei 212 milioni del 2023 e meno anche dei 210 milioni del 2022. E si potrebbe continuare dal momento che, tolte le estati degli anni della pandemia, le cifre di quest’anno restano inferiori anche al 2019, al 2018 e al 2017. Per registrare un progresso bisogna indietreggiare fino al 2016. Insomma l’Italia rimane una potenza turistica europea e globale ma forse non macina più come prima. Almeno per quanto riguarda gli italiani. Italiani in fuga Sono infatti i visitatori tricolori che sembrano non gradire più come nel recente passato le destinazioni nostrane. Mentre gli stranieri continuano a trovare il Paese allettante in numero crescente. Il picco dei pernottamenti di turisti autoctoni negli ultimi 10 anni risale infatti al 2019, che è stato anche l’anno in assoluto più prolifico del decennio in questa statistica. Ben 113 milioni di notti trascorse nelle strutture ricettive dello Stivale erano attribuibili proprio agli abitanti dello Stivale. Da allora, però, non tenendo conto degli anni della pandemia, i pernottamenti di italiani in Italia sono andati sempre in calando. E hanno toccato il punto più basso proprio nel 2024: 102 milioni. Oltre sei milioni in meno rispetto al 2023 e oltre dieci milioni meno rispetto al 2022. Ma perché questo calo? Le ragioni sono molteplici, secondo la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli: economia da una parte e cambio di abitudini post-Covid. “La capacità di spesa degli italiani si è contratta nel tempo mentre le strutture ricettive hanno aumentato i prezzi, sia a causa dell’inflazione che per l’afflusso di stranieri che hanno una disponibilità maggiore: questione di domanda e offerta”, spiega a Sky Tg24 Insider. “Il risultato è che i turisti italiani hanno ridotto i pernottamenti e allo stesso tempo, dopo la pandemia, hanno nuovamente cominciato a viaggiare all’estero”. Gli stranieri invece no Meno male che ci sono gli stranieri, verrebbe da dire. I cui dati non a caso sono stati più volte elogiati dal ministro del Turismo Daniela Santanché. Il numero di pernottamenti estivi da parte di visitatori che provengono da fuori Italia sono infatti in costante crescita negli ultimi 10 anni e nell’estate 2024 per la prima volta hanno superato quelli degli italiani: 105,7 milioni contro 102 milioni. Per dare un’idea del progresso del turismo forestiero nel nostro Paese basta ricordare che tra giugno e agosto 2015 i pernottamenti erano stati 88,3 milioni. Oggi se ne contano 17 milioni in più. Dobbiamo quindi rassegnarci ad un futuro in cui il turismo parla soprattutto lingue straniere? Non è detto. Qualche soluzione potrebbe esserci. “Per richiamare nuovamente gli italiani gli operatori potrebbero cambiare le stagionalità. Ridurre i prezzi nel mese di agosto, che è quello in cui va in vacanza la maggior parte dei nostri connazionali e considerare invece alta stagione i mesi immediatamente prima e dopo. Questo potrebbe venire incontro alle esigenze economiche di tanti”, spiega Lalli.

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