Si calcola che oggi sarà utilizzata nel solo capoluogo siciliano la quantità di riso che nell’intero Nord Italia viene consumata in un mese. Per ventiquattr'ore, infatti, i palermitani non mangiano pane e pasta e ripiegano sul riso
Un giro d’affari che supera i 6 milioni di euro. 3 milioni di “esemplari” venduti in un solo giorno. Protagoniste di questo successo nel giorno di Santa Lucia, a Palermo e provincia, sono le arancine (rigorosamente al femminile, con buona pace dei “cugini” catanesi e messinesi). Si calcola che oggi sarà utilizzata nel solo capoluogo siciliano la quantità di riso che nell’intero Nord Italia viene consumata in un mese. Per ventiquattr'ore, infatti, i palermitani non mangiano pane e pasta e ripiegano sul riso.
Le origini del culto di Santa Lucia a Palermo
Il motivo è legato a un miracolo attribuito a Santa Lucia, compiuto proprio il 13 dicembre del 1646, giorno in cui, secondo la leggenda, la Santa pose fine alla carestiaa Palermo facendo arrivare alcune navi cariche di grano. La fame dei palermitani era talmente tanta che non vollero perdere tempo a dedicarsi alla molitura per preparare la farina per pane e pasta, ma lo bollirono e lo condirono con un po’ d’olio. Nacque così la “cuccìa”, il cui nome deriva da “coccio” cioè chicco.
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Il pellegrinaggio
Santa Lucia, patrona di Siracusa, oggi verrà festeggiata in città come a Palermo. Domani le sue spoglie arriveranno in città da Venezia dove sono custodite e a nella cittadina aretusa sono già arrivati centinaia di fedeli che si aggiungono ai tradizionali arrivi dalla Svezia che si registrano per la festa che unisce siracusani e svedesi. Un pellegrinaggio che continuerà per tutto il periodo di permanenza delle reliquie, il 26 dicembre, che coinciderà anche con l’apertura del Giubileo della speranza voluto da Papa Francesco. Le spoglie saranno anche esposte a Carlentini e Belpasso, altri due centri che hanno Lucia come patrona e il 28 e 29 a Catania prima di ripartire per Venezia.