Save the Children, 200mila bambini in povertà alimentare in Italia nel 2023
CronacaIntroduzione
Circa 200mila bambini in Italia vivono in una condizione di povertà alimentare. A dirlo è la XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Un due tre…stella. I primi anni di vita”, pubblicato da Save the Children. Secondo lo studio, relativo al 2023, nel nostro Paese la povertà continua a colpire i minori, in particolare quelli più piccoli. Il 13,4% di loro, di età compresa tra 0 e 3 anni, vive in una condizione di povertà assoluta, mentre l'8,5% di età compresa tra 0 e 5 anni (circa 200mila) in povertà alimentare, cioè all'interno di famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Nello stesso anno, l'Italia ha assistito anche a un record negativo delle nascite: meno di 380mila bambini. Secondo il report, un bambino italiano su dieci (9,7%), tra 0 e 5 anni, ha sperimentato anche una condizione di povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata durante i mesi invernali. Vediamo tutti i dati nel dettaglio
Quello che devi sapere
Il rapporto di Save the Children
- L’Atlante descrive le condizioni della prima infanzia in un Paese fragile, con profonde disuguaglianze sociali e territoriali, in cui i nuovi nati sono sempre meno e le opportunità, fin dai primi mille giorni di vita, non sono uguali per tutti: dalla salute all’ambiente, fino ai servizi educativi.
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Povertà e caro-vita
- Secondo i dati della ong, oltre la metà dei minori che vivono in povertà risiede nel Mezzogiorno (Sud e Isole), dove la percentuale sale al 12,9%. In Italia, le famiglie in povertà assoluta con minori a carico sono quasi 748mila, con un’incidenza pari al 12,4%.
- Tutte famiglie che, negli ultimi anni, hanno dovuto affrontare anche il caro-vita, con aumenti rilevanti dei prezzi al consumo di alcuni beni e servizi essenziali per la prima infanzia. Dal 2019 al 2023, infatti, la spesa per prodotti alimentari per la prima infanzia (cioè latte e pappe) è cresciuta del 19,1% (più dell’aumento dell’inflazione pari al 16,2%), mentre il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3% per l’offerta privata e dell'1,5% per i posti finanziati dai Comuni
Le spese per l'infanzia
- Stando ai numeri del Centro Studi Confindustria e di Save the Children sui dati diffusi da Federconsumatori, tra il 2014 e il 2024, i costi pre-nascita (come visite mediche, ecografie, abbigliamento premaman, ecc.) sono aumentate del 37%: dai circa 2.000 euro del 2014 a più di 2.740 euro nel 2024.
- Anche le spese indispensabili nel primo anno di vita hanno assistito a una crescita evidente, soprattutto per le famiglie con i redditi medio bassi: dal 2021 al 2024 le spese per i pannolini sono cresciute dell’11% (552 euro annui) per quanto riguarda i costi minimi (cioè per i pannolini meno cari) e le spese per le creme sono salite del 14% per i costi minimi (50,40 euro annui).
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I servizi educativi
- Anche per quanto riguarda i servizi educativi, le famiglie italiane affrontano non poche difficoltà. Meno di un bambino su tre, di età compresa tra 0 e 2 anni (30%), trova posto in un asilo nido. Secondo le stime relative al 2026, quando dovrebbero concludersi gli investimenti del Pnrr, l’offerta di servizi educativi per la prima infanzia crescerà al 41,3% a livello nazionale, sempre più vicino all'obiettivo del 45% fissato a livello europeo per il 2030.
- Resta però il problema delle disuguaglianze territoriali. Attualmente, regioni come la Campania e la Sicilia registrano il tasso di copertura più basso in Italia (rispettivamente 13,2% e 13,9%). Stando alle stime, nessuna delle due regioni, che presentano - tra l'altro - alti tassi di povertà minorile e dispersione scolastica, riuscirebbe a raggiungere la soglia del 33% (rispettivamente al 29,6% e al 25,6%). Sempre al Sud, la Puglia potrebbe toccare il 38,4% della copertura e la Calabria il 40,3%
Record negativo di natalità
- Nel 2023 l’Italia ha toccato un nuovo record di denatalità, con solo 379.890 nuovi nati. Le bambine e i bambini tra 0 e 2 anni rappresentano attualmente appena il 2% della popolazione nazionale. Secondo le previsioni Istat, se oggi i minori sono il 15,3% della popolazione, nel 2050 saranno solo il 13,5%. Mentre la generazione più anziana degli over 65 passerà dall’attuale 24% al 34,5% nel 2050
Le regioni in cui nascono meno bambini
- Anche dal punto di vista territoriale, i dati evidenziano una desertificazione progressiva in chiave demografica: nel 2023 in 340 Comuni italiani (tutti con meno di 5mila abitanti) non è nato nessun bambino e in 72 Comuni non c'è nemmeno un bambino al di sotto dei 3 anni.
- La regione con il maggior numero di Comuni in cui non ci sono bimbi sotto i 3 anni è il Piemonte (34), seguita da Lombardia (10 comuni) e Abruzzo (8).
- La Sardegna è invece la regione con la minore incidenza di bambini da 0 a 2 anni rispetto alla popolazione totale, con l’1,49%. Mentre nella Provincia di Bolzano si registra il tasso più alto, con il 2,76%
I bambini in povertà
- Secondo i numeri di Save the Children, più di un milione di minori vivono in povertà assoluta in Italia. E sono proprio i bambini a rappresentare la generazione più povera, a fronte del 6,2% degli anziani over 65, del 9,4% dei 35-64enni, e dell’11,8% dei 18-34enni. L’incidenza maggiore si registra nella fascia di età compresa tra 4 e 6 anni (14,8%), mentre è del 13,4% da 0 a 3 anni.
- Nel 2023, circa 200mila bambine e bambini tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivevano in povertà alimentare: una percentuale maggiore rispetto al 2021 (7,7%). Oltre la metà di loro vive al Sud e nelle isole, dove la percentuale sale al 12,9%, contro il 6,7% del Centro e il 6,1% del Nord. Inoltre, quasi un bambino su dieci (9,7%) della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica (16,6% al Sud e nelle isole, 7,3% al Centro e 5,7% al Nord).
Vedi anche:
La sanità
Save the Children ha analizzato anche la situazione della sanità. Nel 2023, in Italia i posti letto nelle terapie intensive pediatriche erano solo 273, con una carenza del 44,4% rispetto agli standard europei e una distribuzione disuguale sul territorio:
128 posti letto al Nord, a fronte di un fabbisogno di 222,
55 del Sud e isole, dove ne servirebbero 168
90 al Centro, sotto solo di 2 posti letto
Nessun posto letto in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Umbria, Molise, Basilicata e Sardegna
Rispetto al numero di posti letto che servirebbero sulla base degli standard europei, la carenza è del 67,3% al Sud, del 42,3% al Nord e del 2,2% al Centro
I pediatri in Italia
- Nel nostro Paese si registra anche una carenza di pediatri. Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2022, il carico medio potenziale per pediatra (cioè il numero di bambini e bambine residenti nell’area in cui opera un medico pediatra) è a livello nazionale di 993 bambini. I pediatri con più di 800 assistiti (che rappresentavano il numero massimo secondo l’Accordo Collettivo Nazionale di allora) erano il 72,8%, con punte di 86,9% in Veneto, 86,3% in Piemonte, 86,7% nelle Marche
Gravidanze e parti
- Anche i dati relativi alla gravidanza e ai parti mostrano differenze significative tra i territori. A livello nazionale, l’89% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 10,8% nelle case di cura private accreditate, e lo 0,15% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, ecc.).
- Tuttavia, nelle regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate, le percentuali sono quasi invertite: ad esempio, in Campania solo il 56,4% delle donne partorisce in una struttura pubblica contro il 43,6% che si rivolge al privato accreditato. Inoltre, nel 2022 il 31% dei parti è avvenuto con taglio cesareo: in calo rispetto al 36% del 2012
Le alte temperature
- Lo scorso luglio 349mila bambini in Italia (il 93,7%) sono stati colpiti da temperature pari o superiori ai 40°C e hanno dovuto affrontare anche una carenza di spazi verdi e di biblioteche dedicate ai più piccoli. Un trend in forte crescita negli ultimi 5 anni, sia per il mese di luglio che di agosto. I bambini coinvolti infatti erano circa 250 mila nel luglio 2019 e meno di 200 mila in agosto 2019, poi nelle ultime tre estati, dal 2022 al 2024, si è assistito a un incremento sensibile, con circa 350 mila bambini piccoli esposti nel mese di luglio e circa 325 mila nel mese di agosto.
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