Sparatoria Napoli, madre ragazzo ferito: "L'ho anche denunciato per salvarlo". VIDEO

Cronaca
Gaia Bozza

Gaia Bozza

Intervista alla madre del diciassettenne ferito durante la sparatoria tra bande di giovanissimi in pieno centro a Napoli: "Sono arrivata persino a denunciarlo per cercare di salvarlo, aiutateci". La donna racconta anni difficili nel tentativo di aiutare il figlio. 

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La madre del giovane ferito durante la sparatoria in pieno centro a Napoli, avvenuta tra il 24 e il 25 ottobre, decide di denunciare pubblicamente il grave problema che da tempo affligge la sua famiglia e suo figlio. Assistita dall'avvocato Cesare Amodio, dice senza giri di parole: "A maggio scorso l'ho denunciato. Non mi ascoltava più, era diventato aggressivo verbalmente e fisicamente. Doveva essere aiutato".  Poi ritorna a quella sera nella quale, secondo le indagini, bande di giovanissimi si sarebbero affrontate in una sparatoria. Il diciassettenne era con la vittima, un quindicenne morto tragicamente durante quella pioggia di proiettili: "Io purtroppo non so cosa sia successo quella sera - racconta -  perché ho un figlio ribelle e non mi diceva ciò che faceva, lo chiamavo e riattaccava sempre".

L'appello alle altre madri e alle istituzioni: "Salviamo i nostri figli"

In base a quello che questa madre racconta, avrebbe provato anche a rivolgersi agli assistenti sociali già qualche anno fa, quando il ragazzo non voleva terminare gli studi: "Dopo il covid gli abbiamo fatto prendere la terza media forzandolo, e già allora ho chiesto aiuto agli assistenti sociali. Poi nel tempo è diventato aggressivo, è cambiato, ha smesso di ascoltarmi, voleva soldi, e mi consigliarono di denunciarlo perché così sarebbe stato aiutato. Ma non è accaduto". Il timore della donna è che le cose possano ancora degenerare. La sua paura viene accennata, quasi sussurrata, tra le lacrime, ed è quella che possa essere ucciso: "Io non parlo solo di mio figlio, vorrei cercare di aiutare tutte le madri per non arrivare come la mamma della vittima. Cerchiamo di capire i ragazzi già dopo i tredici anni, quando non vogliono più andare a scuola, cerchiamo di aiutarli". Dalla denuncia di maggio scorso, racconta la madre del diciassettenne, il suo rapporto con il figlio si è molto deteriorato, ma non si arrende: "Oggi posso avere contro mio figlio, ma spero che domani capirà, perché lo amo più di me stessa e non voglio che venga ammazzato così perché magari i ragazzini non sono seguiti". Per questo, fa infine un appello alle istituzioni e uno alle altre madri: alle istituzioni chiede di fare il loro lavoro, alle madri di non avere paura: "Salviamo i nostri figli". Poi si alza, non ne può più. Per la rabbia, per la paura, per la stanchezza. 

 

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