"Il lungo e complesso negoziato ha portato a una serie di misure che offrono sia risarcimenti per i licenziamenti avvenuti in seguito alla cessazione delle attività di Uber Eats in Italia, sia opportunità di ricollocamento nel mercato del lavoro. Tra queste, incentivi economici fino a 11.500 euro e programmi di formazione per supportare i rider nella transizione verso nuove prospettive occupazionali", hanno dichiarato i sindacati
Un accordo di portata storica per la tutela dei rider. Hanno espresso grande soddisfazione Uiltemp e Uiltrasporti per l'accordo siglato presso il ministero del Lavoro con Uber Eats Italia. "Un risultato che rappresenta un importante avvio nelle relazioni sindacali nel settore della gig economy: questo accordo - proseguono le due categorie della Uil - unico nel suo genere, sancisce per la prima volta il riconoscimento di diritti fondamentali, tutele e sicurezza per i rider, finora considerati lavoratori autonomi, privi delle garanzie tipiche del lavoro dipendente. Il lungo e complesso negoziato ha portato a una serie di misure che offrono sia risarcimenti per i licenziamenti avvenuti in seguito alla cessazione delle attività di Uber Eats in Italia, sia opportunità di ricollocamento nel mercato del lavoro. Tra queste, incentivi economici fino a 11.500 euro e programmi di formazione per supportare i rider nella transizione verso nuove prospettive occupazionali".
I termini dell'accordo
"Questo accordo – firmato il 14 ottobre scorso - segna non solo un riconoscimento economico, ma anche un primo passo verso una maggiore sicurezza sul lavoro e una regolamentazione più rigorosa delle condizioni di impiego nel settore delle piattaforme digitali. La recente direttiva europea sui lavoratori delle piattaforme rende ancora più urgente un intervento normativo, affinché diritti e tutele non restino un’eccezione ma diventino la norma", sottolineano Uiltemp e Uiltrasporti.
“È solo l'inizio - commentano i sindacati - ma questo accordo apre la strada a nuove forme di dialogo sindacale che mettono al centro la dignità e la sicurezza dei lavoratori digitali. Continueremo a batterci affinché queste conquiste si estendano a tutti i lavoratori coinvolti in forme di lavoro precario e atipico”.-
“L’accordo - spiegano le sigle sindacali - frutto di un lungo negoziato, affronta la complessità di una platea di lavoratori e lavoratrici che persero il lavoro a seguito della decisione dell’azienda del food delivery di cessare le attività in Italia nel luglio 2023 e che, non essendo formalmente dipendenti, non avrebbero potuto accedere ai tradizionali strumenti di protezione contro i licenziamenti. Grazie a una battaglia legale avviata nel 2020 su iniziativa di NIdiL Cgil, Filt Cgil e Filcams Cgil, e culminata nel decreto del Tribunale di Milano del 28 settembre 2024, si è ottenuto l’annullamento dei licenziamenti e l’applicazione delle normative sulle delocalizzazioni e sui licenziamenti collettivi. La platea dei beneficiari comprende i ciclofattorini che hanno effettuato almeno una consegna nei tre mesi precedenti alla comunicazione di cessazione dell’attività e che abbiano svolto almeno 200 consegne nei sei mesi antecedenti. Per coloro che, durante questo periodo, hanno subito infortuni, malattie o eventi familiari rilevanti, il periodo di riferimento sarà esteso”.
I risarcimenti
Inizialmente, il numero di rider coinvolti era di 2.144; ad oggi, grazie anche agli accordi individuali raggiunti in questi mesi, la platea si è ridotta a 1.391 lavoratori, operanti principalmente nelle maggiori città italiane. Entro una settimana dalla firma, i ciclofattorini riceveranno una comunicazione multilingue, predisposta con le organizzazioni sindacali, che li informerà sui dettagli dell’accordo e sulle modalità di adesione tramite una piattaforma digitale dedicata. L’accordo prevede diverse misure volte a risarcire i lavoratori e a facilitare la loro ricollocazione nel mercato del lavoro, tra cui: un incentivo economico variabile tra 1.000 e 11.500 euro, determinato in base alla media delle consegne effettuate e dei ricavi mensili; un servizio di ricollocamento professionale, che offrirà formazione e assistenza nella ricerca di nuove opportunità lavorative. “Alla luce dell’approvazione della Direttiva Ue sui rider, che sancisce il miglioramento delle condizioni di lavoro per i lavoratori delle piattaforme – concludono NIdiL Cgil, Filt Cgil e Filcams Cgil – ci aspettiamo che il Governo italiano convochi al più presto le parti sociali per il suo recepimento, affinché i diritti conquistati oggi non restino un’eccezione, ma diventino la regola per tutti i lavoratori digitali.”