Omicidio Viadana, oggi l’autopsia di Maria Campai. Il 17enne resta in carcere

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All’ospedale Carlo Poma di Mantova si svolge l’autopsia sul corpo della 42enne, uccisa da un ragazzo di 17 anni dopo un rapporto intimo lo scorso 19 settembre. Secondo quanto dichiara il giovane, l'avrebbe uccisa con una mossa di wrestling. Gli inquirenti stanno cercando di capire se è vero quanto raccontato dall'indagato nel corso del colloquio con il gip e se è stato aiutato da qualcuno dopo l’omicidio

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Oggi all’ospedale Carlo Poma di Mantova si svolge l’autopsia sul corpo di Maria Campai, la 42enne di nazionalità rumena uccisa a Viadana da un 17enne lo scorso 19 settembre. Come ha dichiarato ieri il giovane nel colloquio di un’ora e mezza con il gip, l'avrebbe uccisa dopo aver simulato una mossa da wrestling. “L’ho uccisa a mani nude, è durato tutto pochi secondi”, ha detto il ragazzo. Alla luce delle dichiarazioni rese dall'indagato e degli elementi indiziari raccolti, il gip ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare nel carcere minorile Beccaria di Milano, non accogliendo la richiesta dei legali del minore, gli avvocati Valeria Bini e Paolo Antonini, che avevano chiesto il trasferimento in una comunità.

Il movente dell’omicidio

Resta ancora da decifrare il movente di un omicidio che appare premeditato, come testimoniano le ricerche online, ma che presenta ancora parecchi elementi oscuri, visto che il giovane non conosceva prima la vittima, contattata online e uccisa dopo aver consumato un rapporto intimo. Gli inquirenti sanno che il ragazzo aveva in precedenza effettuato ricerche online su come “uccidere persone a mani nude” e sulle pratiche di "sesso estremo". In merito alla ragione dell’omicidio a mani nude, l’indagato ha dichiarato di "voler capire cosa si provava a uccidere una persona" e, su questo proposito, il gip vuole capire se il ragazzo abbia ricevuto aiuto da qualcuno. Secondo quanto dichiara la Gazzetta di Mantova, all’esame degli investigatori ci sarebbe la posizione del padre dell'indagato, che in un primo momento aveva dichiarato che quella sera il figlio era rimasto a casa. Secondo le prime ricostruzioni, né la famiglia, originaria dell’Albania con madre operaia in una ditta di profumi e padre manutentore dei lampioni della luce, né i compagni di scuola, un istituto professionale che forma elettricisti, avevano colto i segnali di qualcosa, anche se era noto che il ragazzo preferisse appartarsi piuttosto che stare con i propri coetanei. L’unica via di fuga era lo sport, sia in palestra che a casa, nel garage dove si è poi consumato l’omicidio. 

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Le ricerche

Ieri gli esperti del Ris dei carabinieri hanno cercato nuovi indizi nel garage di Viadana, dove hanno notato il tentativo del ragazzo di lavare via macchie ematiche e residui organici e hanno portato via gli attrezzi da palestra utilizzati dal 17enne, in particolare un punching ball, e alcune paia di scarpe. È stata analizzata anche la rete metallica verde che divide l’area del condominio dal giardino adiacente dove è stato ritrovato il corpo della vittima. Resta solido l’impianto accusatorio, corroborato dalla collaborazione dell'indagato con gli inquirenti, in merito al luogo dove aveva sepolto il cadavere della donna e agli altri elementi utili alle indagini. Non è stato ancora trovato il cellulare della donna, che il ragazzo ha dichiarato di aver messo in un sacchetto verde e buttato nel cassonetto del vicino. Da quel telefono sembra che sia stato lui a mandare un messaggio alla sorella della vittima all’1 di notte per tranquillizzarla e ritardare l’allarme. Non risulta che il ragazzo avesse assunto alcolici e droghe: era pienamente in sé al momento dell’omicidio. 

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