Il figlio superstite dell'omicida-suicida Roberto Gleboni è stato sentito per tre ore dagli inquirenti. Il giovane è ancora ricoverato per la rimozione di alcune schegge di proiettile che lo hanno colpito alla mandibola. Poco e niente è però trapelato sul contenuto di quanto riferito in audizione protetta. Dai primi risultati delle autopsie sarebbe emerso che l’operaio si è accanito soprattutto sulla moglie, colpita con quattro colpi di pistola
Vanno avanti le indagini per cercare di capire cosa ha spinto Roberto Gleboni a uccidere la moglie, due figli e il vicino di casa mercoledì scorso a Nuoro, prima di spostarsi a casa della madre, colpire anche lei e poi suicidarsi. Poco per ora è trapelato dall’interrogatorio in audizione protetta del figlio superstite, 14 anni, sentito ieri dagli inquirenti nel reparto di Otorinolaringoiatria dell'ospedale cittadino dove è stato operato per la rimozione di alcune schegge di proiettile che lo hanno colpito alla mandibola. Il 14enne è stato sentito per tre ore e avrebbe risposto a tutte le domande, confermando la versione data ai Carabinieri nei momenti successivi alla strage: "A casa urlavano tutti", aveva già spiegato. Si è poi appreso che il ragazzo è stato visitato dai nonni materni. Intanto, all'ospedale Brotzu di Cagliari si sono svolte le autopsie su alcuni dei corpi: dai primi risultati sarebbe emerso che l’operaio si è accanito soprattutto sulla moglie, colpita con quattro colpi di pistola. Oggi si è svolta la fiaccolata che il Comune di Nuoro ha organizzato "per manifestare vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime". Il corteo è partito dalla casa di via Ichnusa ed è arrivato davanti alla cattedrale.
La strage
Alle 7 di mercoledì mattina, nell'appartamento di famiglia di via Ichnusa, Roberto Gleboni - operaio forestale di 52 anni - ha impugnato la sua semiautomatica 7.65 e ha compiuto la strage che ha sconvolto Nuoro. Ha ucciso con colpi di pistola alla testa la moglie Giuseppina Massetti, di 43 anni, i figli Martina e Francesco, di 24 e 10 anni, e infine il vicino di casa, Paolo Sanna, 69 anni, incontrato per caso nel pianerottolo mentre usciva dall'appartamento. L'anziana madre ferita si trova invece in Rianimazione.
Le autopsie
Oggi, a cura del medico legale Roberto Demontis, sono iniziati gli esami sui corpi dell'omicida-suicida, di Giusy Massetti e della figlia Martina. Le salme di Francesco Gleboni, il figlio di 10 anni della coppia, e di Paolo Sanna, il 69enne vicino di casa, verranno esaminate in un secondo momento, probabilmente domani. Dalle prime indiscrezioni che arrivano dall'autopsia, emergerebbe che l'uomo si è accanito in particolare contro la moglie: sarebbero stati quattro i colpi di pistola, due alla tempia e due al torace, che hanno ucciso Giusy Massetti. Le altre due salme esaminate, quella di Martina Gleboni di 25 anni, figlia maggiore della coppia e dello stesso operaio forestale, presentavano ciascuna un solo colpo alla testa. Questo elemento, quindi, metterebbe in luce una sorta di accanimento di Roberto Gleboni nei confronti della moglie.
Manca ancora un movente
Ancora non si è trovato un movente che spieghi quello che è successo. "Urlavano tutti in casa", ha detto il 14enne sopravvissuto alle forze dell’ordine mentre lo trasportavano in ospedale il giorno della strage. Le testimonianze di vicini di casa e amici della coppia sono contradditorie: c'è chi assicura di non aver mai sentito un litigio tra i due e chi invece parla di crisi di coppia e di Gleboni come di un uomo che presentava dei lati oscuri. È stata menzionata una tendenza alla possessività, ad esempio, così come reazioni sproporzionate per problemi banali. E c'è ancora chi racconta di una malattia della moglie che negli ultimi tempi potrebbe aver sconvolto l'uomo. Per questo gli investigatori coordinati dalla Procura stanno acquisendo la documentazione sanitaria di tutta la famiglia. Ma si vuole vedere chiaro anche sulla situazione patrimoniale della coppia per capire se ci fossero problemi finanziari di Gleboni. Gli inquirenti inoltre, contano di trovare qualche elemento nei computer e telefoni dei componenti della famiglia, già sequestrati e in fase di analisi.
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In migliaia in piazza alla fiaccolata per vittime
Intanto, in serata migliaia di persone hanno partecipato a Nuoro a una fiaccolata organizzata in città "per stare vicino e portare solidarietà alla famiglia delle vittime" dopo la strage. Un corteo silenzioso, al quale ha partecipato anche la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, originaria di Nuoro. La fiaccolata è cominciata con un momento di preghiera davanti all'abitazione della strage in via Ichnusa e poi si è snodata tra le strade cittadine sino ad arrivare alla piazza Santa Maria della Neve, di fronte alla cattedrale. Tanta la commozione davanti all'abitazione della strage, dove sono stati deposti dei fiori, ma anche all'arrivo di fronte alla cattedrale, dove sono state lette alcune poesie e alcuni messaggi, anche in lingua sarda, mentre il parroco ha fatto una piccola riflessione prima dell'inizio della celebrazione. "Perchè questa sosta davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie? - ha detto alla folla - perché anche Maria ha avuto un figlio ucciso".