Si è aperto a Venezia in corte d'Assise il processo a carico del 22enne, reo confesso dell'omicidio della ex fidanzata avvenuto l'11 novembre 2023 a Fossò. Il giovane è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking e occultamento di cadavere. Presente Gino Cecchettin, papà della vittima. Nella lista dei testimoni c'è un solo nome per la difesa, una trentina invece quelli chiamati dalla pubblica accusa
Oggi - a quasi un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin - si è aperto il processo a Filippo Turetta, in corte d'Assise, all'interno della Cittadella della Giustizia di Piazzale Roma a Venezia. Il 22enne, reo confesso dell'omicidio della ex fidanzata avvenuto l'11 novembre 2023 a Fossò, non si è presentato in aula, così come i suoi genitori. "Mi attiverò affinché Turetta venga in aula per rispondere ai giudici quando sarà il momento", ha detto l'avvocato del giovane, Giovanni Caruso. Presente invece Gino Cecchettin, papà della vittima. La sentenza sarà letta il 3 dicembre prossimo. Nel dibattimento è previsto un solo testimone per la difesa: l'anatomopatologa Monica Cucci, che prese parte all'autopsia della ragazza. Sono invece una trentina, tra parenti, amici e investigatori, i testimoni dell'accusa sostenuta dal Pm Andrea Petroni. "Un milione di euro è quanto abbiamo stimato possa essere un rimborso che Filippo Turetta dovrà alla famiglia di Giulia. La stima si basa sulle tabelle della Giustizia", ha detto l'avvocato Nicodemo Gentile, che tutela la parte civile Elena Cecchettin, sorella di Giulia. In accordo tra le parti, il processo a Turetta si avvarrà del fascicolo con l'acquisizione delle prove prodotte dal pm, e della sola testimonianza dell'imputato.
Le accuse
Davanti al collegio giudicante, l'ex studente universitario deve rispondere ad accuse - formulate dal Pm Andrea Petroni - che in caso di condanna valgono l'ergastolo: omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Per questi capi di imputazione non è previsto il ricorso al rito abbreviato. "Ho suggerito io a Filippo di non presentarsi in udienza", ha detto l'avvocato difensore di Turetta, Giovanni Caruso, durante una pausa dell'udienza. "Non è una mancanza di riguardo nei confronti della Corte o dei congiunti", ha aggiunto il legale. La nonna di Giulia Cecchettin, Carla Gatto, ha detto invece che avrebbe voluto "che Filippo fosse in aula".
Programmate 4 udienze
La sentenza a carico di Turetta sarà letta dopo le eventuali repliche, il 3 dicembre prossimo, come deciso dalla Corte d'Assise di Venezia che ha accolto la posizione delle parti che hanno visto entrare gli atti del dibattimento nel fascicolo del pm. Il calendario stilato dal collegio giudicante prevede due udienze il 25 e 28 ottobre per l'esame di Turetta. Successivamente, il 25 e 26 novembre la discussione, quindi il 3 dicembre repliche e sentenza.
Escluse le parti civili tranne i familiari
Il collegio giudicante, presieduto da Stefano Manduzio, ha escluso molte delle parti civili che si erano proposte: così è stato per i due comuni di Fossò e Vigonovo, dove Cecchettin è stata uccisa e dove viveva, e per varie associazioni a tutela delle donne ("Penelope", "Differenza donna", "Punto Ups", "Prevenzione 'Marianna" e "I care you care"). Giovanni Caruso, legale di Turetta, aveva chiesto che venissero respinte come parti civili tutte le associazioni perché, ha spiegato, "il processo non può diventare un vessillo di questi soggetti" e ha aggiunto di non capire "la ratio della costituzione dei due Comuni". Adesso, delle 12 parti civili rimangono il padre Gino, i fratelli Elena e Davide, la nonna e lo zio. Il collegio giudicante è formato da sei uomini, tra cui il presidente, e quattro donne, tra cui la giudice a latere.
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I testimoni di difesa e accusa
I legali dell’imputato, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, hanno confermato che non chiederanno per il loro assistito la perizia psichiatrica, tuttavia la Corte ha la facoltà di chiederla anche d'ufficio. E hanno chiesto che per la difesa del loro cliente venga ascoltato il solo medico legale di parte. Tra i testimoni dell'accusa, invece, ci sono il padre e la sorella di Giulia Cecchettin. Ma anche alcune amiche della ragazza il cui cadavere fu rinvenuto lo scorso 18 novembre in una scarpata tra Piancavallo e Barcis, pochi giorni prima che il suo ex fidanzato fosse fermato mentre provava a fuggire in auto in Germania.
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Procuratore: “Il processo si deve svolgere nelle aule di Tribunale”
"Il processo è sulle responsabilità personali. È un processo non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta", ha detto il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, che ha assistito all'avvio della prima udienza in Assise. Udienza seguita con grande attenzione dalla stampa. "Non è uno studio sociologico – ha aggiunto il magistrato – ma un accertamento delle responsabilità. Il processo si deve svolgere nelle aule di Tribunale, nel rispetto anche dell'imputato".
Gino Cecchettin: “Non so se ci sarò alle prossime udienze”
A questa prima udienza è presente Gino Cecchettin, padre di Giulia. "Non so se ci sarò alle prossime udienze. Oggi esserci è un atto dovuto e di rispetto nei confronti della corte, poi deciderò di volta in volta. Mi auguro che sia un processo giusto", ha detto durante una pausa. "Oggi è un giorno di grande dolore, come tutti gli altri giorni del resto. Stamattina a casa non ho parlato del processo, ho salutato tutti come ogni giorno e sono venuto qui" dove "sono sicuro che il giudice, il collegio, sapranno ben giudicare quanto è successo con la pena giusta che sarà stabilita dalla giuria", ha aggiunto l’uomo. E ancora: "Non mi interessa se sarà un processo veloce o lungo, anche se per me è uno stillicidio, non sto assolutamente bene: ogni giorno penso a Giulia". E su Filippo Turetta: “Paura di un confronto con lui? No, perché dovrei? Ormai il danno l'ha fatto. Essere o non essere in aula è una sua scelta, non sta a me giudicare".
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Cosa è emerso dall'inchiesta
Dagli atti dell'inchiesta è emerso che Turetta aveva l'"ossessiva pretesa" di laurearsi insieme a Giulia Cecchettin. "Mettiti in testa... che o ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi”, scriveva in un messaggio WhatsApp del febbraio 2023 recuperato dal cloud della giovane. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Filippo Turetta non si era rassegnato alla fine della relazione con Giulia Cecchettin e agiva "come se fosse sicuro di riconquistarla". L'altro aspetto di cui molto si è discusso durante i mesi dell'indagine è l'aggravante della premeditazione. Sabato 10 novembre 2023, la sera del delitto, Turetta aveva portato nella macchina con cui si era recato a casa dell'ex fidanzata due zainetti: uno con alcuni regali per la ragazza, l'altro con un kit completo per l'omicidio, due coltelli, nastro adesivo, sacchi neri dell'immondizia, oltre a una lista di cose da rispettare scrupolosamente (fare il pieno di metano/benzina, bloccare la portiera della Fiat Punto, le istruzioni per legare le caviglie alla ragazza).