Treviso, Susanna Recchia potrebbe aver sedato la figlia prima di gettarsi nel Piave

Cronaca

Sui corpi della piccola, di soli 3 anni, e della madre, di 45, sarà disposto un ulteriore esame. Il pm titolare dell'inchiesta, Barbara Sabbatini, nominerà nelle prossime ore il medico legale che dovrà svolgere un'altra ispezione esterna dopo quella già fatta dal sanitario intervenuto dopo il ritrovamento dei due cadaveri

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Mia potrebbe essere stata sedata prima di venir trascinata dalle acque del Piave insieme alla madre, stretta in un ultimo abbraccio mortale. Forse, secondo una delle ipotesi investigative, proprio con quelle medicine che la sua mamma aveva con sé il giorno della scomparsa e che servivano per l'epilessia della figlia. Sui corpi della piccola, di soli 3 anni, e di Susanna Recchia, di 45, sarà disposto un ulteriore esame. Il pm titolare dell'inchiesta, Barbara Sabbatini, nominerà nelle prossime ore il medico legale che dovrà svolgere un'altra ispezione esterna dopo quella già fatta dal sanitario intervenuto dopo il ritrovamento dei due cadaveri. 

La tragedia

Il Commissariato di Conegliano, dove il compagno della donna, che viveva a Miane, aveva denunciato la sua scomparsa venerdì mattina, ha inviato alla Procura un rapporto sulla tragedia, preceduta da una lettera di cinque pagine indirizzate all'ex marito – un poliziotto padre dei suoi primi tre figli - e al compagno, di cui si stava separando, spiegando che stava attraversando un periodo di disagio psicologico anche per le condizioni di salute di Mia. Il procuratore di Treviso Marco Martani ha parlato di vicenda "senza ombre e dal chiaro sviluppo": la donna sarebbe stata vittima di "una depressione maggiore, una malattia psichica che spesso non dà avvisaglie o quanto meno è difficile da interpretare per i non esperti" e che "fa vedere solo tragedie nel futuro". Per questo, come "probabile gesto protettivo, spinge a portare con sé quanti si amano".

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Il parroco di Miane: "Mia non era grave"

“Mia era una bambina serena e solare – ha raccontato al Corriere della Sera il parroco di Miane, il piccolo centro del trevigiano dove Susanna e la figlia vivevano -. Non era affatto sofferente. Il suo problema di salute non era grave, i farmaci che assumeva le avrebbero comunque permesso di vivere serenamente la sua crescita e la sua vita futura”. “Un futuro – ha concluso Don Maurizio Dassie (che spesso vedeva la donna in parrocchia in compagnia dei quattro figli) - che purtroppo, però, la madre, travolta dal male oscuro della depressione, non è riuscita a vedere per lei e per la sua piccola”.

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