Mattarella ad Aosta: "Nessuno sia mai straniero a casa propria"

Cronaca
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“Non si era, e non si è, stranieri a casa propria, quale fosse, e sia, la propria cultura, lingua, religione. Si trattava della diretta conseguenza dei principi fondamentali della nostra Costituzione”. Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, intervenendo durante la cerimonia ufficiale per celebrare l'Ottantesimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell'Autonomia della Valle d'Aosta

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“Oggi siamo qui per onorare il contributo che i valdostani seppero dare alla costruzione della Repubblica, fieri del loro apporto al Risorgimento e all'Unità d'Italia, sin dalla decisione unanime del Conseil Double della città di Aosta, nel 1849". Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo durante la cerimonia ufficiale per celebrare l'Ottantesimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell'Autonomia della Valle d'Aosta. "Il 1944, come nel resto d'Italia, fu un anno terribile in Val d'Aosta. Il movimento partigiano - guidato da figure prestigiose come Emile Chanoux, martire della Resistenza - fondato sulle radici antifasciste coltivate negli anni precedenti, seppe svolgere un ruolo di grande importanza nel definire il futuro della “Petite Patrie” inserita nel più ampio destino d'Italia”, ha aggiunto.

Il discorso di Mattarella

Oggi cadono i 79 anni dalla promulgazione dei decreti luogotenenziali del 7 settembre 1945 che hanno posto le basi dell’autogoverno valdostano.
"Venne allora dichiarato: 'Questa provincia d'Aosta sarà sempre parte integrante della bella penisola italiana'. Non valsero a mutare questo atteggiamento decisioni infauste come la soppressione della Provincia operata dal governo Rattazzi nel 1859, con il declassamento a Circondario, né i tentativi del fascismo di operare, anche in queste terre, l'umiliazione della popolazione autoctona cercando di sottrarle cultura e identità. È la storia a parlare: la Valle è sempre stata un elemento costitutivo del divenire d'Italia: Era stata impegnata nelle lotte per il Risorgimento e nella Prima guerra mondiale. Una esperienza unica nei territori e nelle popolazioni di frontiera", ha aggiunto il presidente della Repubblica.

“Val d'Aosta orgogliosa custode dell'autonomia”

"La Valle ha saputo interpretare appieno i valori della gente di montagna, essendone, a un tempo, depositaria e crocevia di incontri e scambi, come ha ricordato il presidente Testolin. Orgogliosa custode della propria autonomia seppe farsi ascoltare nel pieno della lotta, sino ad ottenere dal Governo Bonomi l'impegno - solennemente annunciato il 16 dicembre 1944 dal Presidente del Consiglio in un messaggio -, la garanzia, dell'autonomia amministrativa e culturale, assieme alla espressione dell'elogio rivolto 'ai Patrioti e a tutta la fedele popolazione della Val d'Aosta, per la lotta, intelligente, aspra, tenace e continua che, a prezzo di enormi sacrifici, conducono in difesa della libertà e dell'unità della Patria'. La classe dirigente che si apprestava ad assumere responsabilità in Valle, aveva piedi solidamente piantati nella Resistenza: Emile Chanoux, tra i fondatori della Jeune Vallé d'Aoste, come ho ricordato, martire della libertà. Frederic Chabod, il partigiano Lazzaro, primo presidente del Consiglio della Valle”, ha poi sottolineato Mattarella.

“Non si era e non si è stranieri a casa propria”

"Il principio che l'Assemblea Costituente affermava era esplicito: non potevano essere considerate straniere, in Italia, lingue parlate da cittadini italiani radicati nel suo territorio. Non si era - e non si è - stranieri a casa propria, quale fosse - e sia - la propria cultura, lingua, religione. Si trattava della diretta conseguenza dei principi fondamentali della nostra Costituzione”, ha aggiunto.

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“Carta tutela minoranze linguistiche, vanto Italia”

 

Il presidente della Repubblica ha poi sottolineato che “valorizzare le specificità delle comunità collocate alle frontiere dell'Italia ha arricchito i valori di convivenza della nostra civiltà" e la tutela delle minoranze linguistiche è "ricchezza e vanto" per la Repubblica. "Il tema della tutela delle minoranze linguistiche ha trovato collocazione all'art. 6 della nostra Carta fondamentale. Ne costituisce attuazione anche la legge 482/1999, 'Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche', che ha introdotto una disciplina organica, così come, nelle Regioni ad autonomia speciale, si trovano specifiche disposizioni di tutela di minoranze presenti sul territorio: è il caso dell'art. 40 bis (1993) dello Statuto valdostano che riconosce alle popolazioni di lingua tedesca dei Comuni della Valle del Lys - comunemente riconducibili al popolo dei Walser - il diritto alla salvaguardia delle proprie tradizioni linguistiche e culturali. Si tratta di una ricchezza e di un vanto per la Repubblica”, ha spiegato il capo dello Stato.

“In Val d'Aosta autonomia che tutela differenze”

 

Nel suo discorso, il Capo dello Stato ha poi ricordato che “il contributo valdostano, portato a termine dal nuovo Presidente, Severin Caveri, servì alla definizione dell'art. 116 della Costituzione con la previsione di condizioni particolari di autonomia per Sicilia, Sardegna, Trentino-Aldo Adige e Valle d'Aosta”. "Gli statuti di queste regioni vennero approvati con leggi costituzionali dall'Assemblea nel gennaio 1948, immediatamente prima della chiusura dei suoi lavori. Senza rincorrere a garanzie internazionali, tentazione che pure si era affacciata nel dibattito pubblico - anzi, avendo assunto a suo tempo la responsabilità di invitare al ritiro delle proprie truppe la Francia che, a cavallo della Liberazione, avevano superato i confini fra i due Paesi - la Val d'Aosta intraprendeva così la via di una autonomia effettiva, capace di tutelare le differenze e le identità della propria popolazione, come testimoniava l'art.38 dello Statuto che, in merito alla lingua e all'ordinamento scolastico, affermava la parificazione della lingua francese a quella italiana. Questione non secondaria stante il tentativo fascista di imporre l'italiano come unica lingua. Ebbene, di fronte a perplessità e a ostilità che si manifestavano in Assemblea su questa misura di parificazione, un intervento accorato dell'on. Chatrian, ricordò, nella discussione generale del 30 gennaio 1948, come la conoscenza e l'uso del francese costituissero un patrimonio, una ricchezza dei valdostani, sia di coloro che vivevano in valle, sia di coloro costretti a emigrare", ha aggiunto, per poi sottolineare: "Ciò non ha mai significato e non significa, che la val d'Aosta non sia italianissima e profondamente legata alla Patria italiana, come dimostrano tutte le pagine della sua storia". Come dimostra "la lotta dei partigiani nella guerra di Liberazione…e come dimostra soprattutto il sacrificio degli alpini valdostani nella prima guerra mondiale, in cui il battaglione alpini Aosta - solo su 61 battaglioni alpini ! - ha ottenuto il massimo riconoscimento del valore: la medaglia d'oro al valor militare!", ha riferito Mattarella.

 

“Duro prezzo pagato da valdostani durante fascismo”

 

Nel suo discorso commemorativo, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha anche ricordato il “duro prezzo pagato tra i partigiani e la popolazione civile” durante la Resistenza e “dai soldati di origine valdostana trasferiti nei campi di internamento in Germania”. “Un sacrificio che ha visto la Repubblica attribuire la Medaglia d'oro al Valor militare alla Val d'Aosta. Memori della oppressione fascista, le genti valdostane si interrogarono allora su quale percorso fosse di migliore garanzia di un quadro di libertà entro cui la loro autonomia potesse esprimersi liberamente, nello spirito di quella Carta di Chivasso o Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, che aveva visto esponenti delle cosiddette valli valdesi ed esponenti valdostani, nel dicembre 1943, progettare il futuro", ha riferito. "Nella Dichiarazione si denunciava il 'ventennio di malgoverno livellatore e accentratore', che aveva portato le valli alla oppressione politica, alla rovina economica, alla distruzione della cultura locale, rivendicando libertà di lingua e di culto, con un regime repubblicano su base regionale e cantonale. Non a caso in una prospettiva europea. Si coglie qui come il sentimento che prevaleva era segnato anche dalla delusione verso Casa Savoia, alla quale la Valle si era sempre sentita vicina e i risultati del referendum istituzionale del 1946 furono impietosi: 28.166 voti per la Repubblica, 16.195 per la Monarchia. Nel frattempo l'autonomia annunciata dal Presidente Bonomi aveva fatto strada. Il 29 maggio 1945 veniva istituita una commissione presieduta dal Sottosegretario Luigi Chatrian, di origini valdostane, e, di lì a poco, l'11 luglio 1945, due decreti luogotenenziali, definivano la nascita della circoscrizione autonoma della Val d'Aosta e le norme economico- tributarie per sorreggerne l'attività. Il 10 gennaio 1946 (appena nove giorni dopo la fine della amministrazione straordinaria degli alleati), si insediava il primo Consiglio della Valle che elesse quale suo presidente Federico Chabod. In quella prima seduta furono ripristinati i toponimi dei Comuni che erano stati distorti dal fascismo. In parallelo con il processo elettorale per la Assemblea della Costituente, il Consiglio della Valle iniziava un lavoro diretto a dotarsi di uno Statuto che ne definisse compiutamente attività e modalità di funzionamento", prosegue. "La popolazione valdostana, accanto al suo rappresentante alla Costituente, Giulio Bordon, eletto per le sinistre, e a Luigi Chatrian, il cui nome abbiamo già incontrato, eletto nel Collegio Unico Nazionale per la Democrazia Cristiana, avrebbe potuto contare sulla interlocuzione diretta espressa dal proprio Consiglio di Valle”. "Alla lezione di libertà, di patriottismo, di laboriosità, delle genti valdostane, a ottant'anni dall'avvio del cantiere dell'autonomia e alla vigilia degli ottant'anni della Liberazione, la Repubblica rende oggi omaggio", ha aggiunto.

“La democrazia si perfeziona giorno dopo giorno"

 

"L'edificio della democrazia è opera che si perfeziona giorno dopo giorno. Anche attraverso indicazioni di principio, semi gettati che, nel tempo, producono frutti, rafforzando la democrazia. La interazione tra Valle e ordinamenti della Repubblica è stata di grande successo”, ha aggiunto il Capo di Stato. “La Valle è un esempio di tutela delle proprie risorse, di promozione culturale e di apertura, anche con il polo universitario, che visiterò di qui a poco e che, con il suo essere momento di incontro tra la tradizione francese e quella italiana concorre in modo inestimabile alla valorizzazione del patrimonio culturale e di ricerca di Italia e Francia e alla identità condivisa".

 

“Val d'Aosta è uno dei cardini del sistema autonomie”

 

“Solidamente Aosta e la sua Valle costituiscono uno dei cardini del sistema delle autonomie della Repubblica. Una Repubblica, ce lo ricorda l'art. 114 della Costituzione che non è solo riassunta nell'ordinamento statale, ma è costituita 'dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e dallo Stato'. Quale migliore riconoscimento per la battaglia dell'autonomia orgogliosamente portata avanti con successo in Val d'Aosta?”, ha riferito Mattarella.

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Mattarella: “Completare integrazione Ue o essa crollerà”

 

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è poi recato in visita all'Università della Valle d'Aosta, sempre nell’ambito delle celebrazioni per l'ottantesimo anniversario della Resistenza, Liberazione e Autonomia della Valle d'Aosta. "Le genti di montagna sanno più di chiunque altro che quando ci sono difficoltà emergenziali come calamità naturali un edificio incompleto non può reggere. Vi sono rischi di non sopravvivere. Il mondo è pieno di condizioni emergenziali, difficoltà di grande rilievo, globali. L'Edificio europeo va completato perché non può restare a lungo incompleto, perché non reggerebbe all'urto degli eventi della vita internazionale”, ha riferito, definendo "illusione e inganno" pensare di tornare alle singole sovranità nazionali.
"Si sono sempre confrontate sin dai tempi dei trattati di Roma - ha aggiunto - due concezioni nell'ambito della Comunità: chi ha pensato e continua a pensare che l'Unione europea sia un'utile cornice di collaborazione economica, ma nulla di più, una cornice utile per l'Economia, che è stato il punto di partenza dei Trattati di Roma; chi ha sempre pensato e continua a pensare che l'Unione sia una comunità di valori che si aggrega attorno ad essi, ed inevitabilmente cresce in integrazione sempre più intensa e più completa, per tante ragioni. Una è quella, di sempre più evidente attualità, di rendere effettiva la sovranità nazionale, di fronte ai tanti problemi di portata epocale che si pongono davanti all'umanità, sempre più ampi , sempre più globali. Nessuna sovranità nazionale è capace di affrontarli con efficacia, e per rendere effettive queste sovranità nazionali occorre investirle insieme. Questo è un modo per affermare in modo efficace, effettivo, serio , importante la civiltà europea e insieme di garantire agli stati nazionali, una effettività della sovranità gestita insieme". "L'Unione è una comunità di valori e ciò richiede che sempre più aumenti la vita insieme”, ha proseguito il Capo dello Stato. In fondo, ha sottolineato, “è quello che voleva esprimere Robert Schuman che tra il 1949 e il 1951 ha dato un contributo fondamentale all'avvio dell'integrazione europea. L'Europa crescerà con l'aumento degli strumenti di solidarietà che nel corso del tempo si manifesteranno. Lo abbiamo visto in tante occasioni, nella pandemia o nel post pandemia. Questo significa che si fa riferimento a valori comuni che richiedono un crescente impegno vicendevole. Vi è una quantità di ragioni che spinge affinchè questo venga completato". Mattarella è quindi ricorso alla metafora della casa incompleta che crolla dinanzi a una calamità, per indicare il rischio "di non sopravvivere" che corre l'Ue se non procede nell'integrazione. "Non è sempre facile farlo comprendere. Vi sono molti nell'Ue, in tanti Paesi dell'Ue, in tutti i Paesi dell'Ue, che vengono illusi da chi pensa che si possa tornare ad un epoca d'oro del passato, che non c'è più, ammesso che fosse d'oro, che non c'è più perché il mondo è cambiato, la storia procede e illudersi che possa tornare indietro è, appunto, una illusione e un inganno. Occorre quindi procedere, il che è il senso di questo Ateneo, che è un punto di incrocio. Le montagne non separano ma uniscono, Italia, Francia e Svizzera. Questo è il senso di questo ateneo, è il senso della Val d'Aosta, è il senso della democrazia europea”, ha concluso.

 

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