Annegamenti, ogni anno in Italia 400 morti: 10% sono minori. Le regole per ridurre rischi

Cronaca
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Introduzione

In dieci anni in Italia sono decedute per annegamento 3.760 persone. Fra queste 429 erano bambini e ragazzi. In vista della Giornata mondiale per la prevenzione dell'annegamento - 25 luglio - gli esperti dell'ospedale Bambino Gesù di Roma forniscono le indicazioni per ridurre al minimo i rischi legati a questo fenomeno. Sorveglianza, prevenzione e rispetto delle regole sono i tre fattori più importanti da tenere a mente.

 

Ci sono poi alcune accortezze specifiche, come coprire le piscine che non sono utilizzate e controllare la temperatura dell’acqua. Se è troppo fredda, infatti, potrebbe provocare episodi di vasocostrizione e aumentare il rischio di malori o mancamenti

Quello che devi sapere

Le vittime

  • Ogni anno in Italia circa 400 persone perdono la vita per annegamento. Il 10% di queste sono minori. Secondo i dati sulle cause di mortalità pubblicati dall'Istat, in 10 anni sono decedute in Italia per annegamento circa 3.760 persone. Di queste, 429 erano bambini e ragazzi (43 circa ogni anno). Nel Lazio, la media di decessi per annegamento è stata di 16 l'anno. In tutto il centro Italia sono morti 55 minori tra il 2012 e il 2021

Per approfondire: Torre del Greco, ragazzo di 17 anni morto annegato in mare

Ospedalizzazioni e salvataggi

  • Secondo il rapporto pubblicato dall'Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione dell'Istituto Superiore di Sanità, ogni anno in Italia si registrano 800 ospedalizzazioni per annegamento, circa 60mila salvataggi (solo sulle spiagge) e più di 600mila interventi di prevenzione da parte dei bagnini

Accessi ai pronto soccorso

  • Gli accessi per annegamento non fatale nei pronto soccorso delle sedi del Gianicolo e di Palidoro dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, sempre negli ultimi 10 anni, sono stati 76. Di questi, 69 hanno poi richiesto un ricovero urgente. Quasi la metà degli accessi (36 su 76) sono avvenuti negli ultimi 3 anni

Come ridurre i rischi

  • In vista della Giornata mondiale per la prevenzione dell'annegamento del 25 luglio, istituita dalle Nazioni Unite, gli esperti dell'ospedale Bambino Gesù di Roma forniscono le indicazioni per ridurre al minimo i rischi legati a questo fenomeno. "Sorveglianza, prevenzione e rispetto delle regole sono i 3 fattori più importanti per evitare pericolosi incidenti", spiega Sebastian Cristaldi, responsabile del Dea II livello del nosocomio romano 

La prevenzione

  • La prevenzione rappresenta la prima regola a cui attenersi per ridurre il rischio di annegamento di bambini e ragazzi. È importante eliminare gli accessi in acqua non controllati attraverso il corretto utilizzo di barriere fisiche. Si raccomanda inoltre di chiudere porte e i cancelli che portano direttamente al mare o in piscina. Laddove non siano presenti, è consigliabile installare le barriere che impediscano l'accesso ai bambini non accompagnati

Coprire le piscine e controllare la temperatura dell'acqua

  • Le piscine vanno sempre coperte con l'apposito telo nei periodi dell'anno in cui non vengono utilizzate. Controllare la temperatura dell'acqua è un altro aspetto della prevenzione: l'acqua del mare e della piscina non deve essere troppo fredda poiché può causare episodi di vasocostrizione e aumentare il rischio di malori o mancamenti. Importante poi è l'uso di braccioli e ciambelle che aiutino i bambini a restare a galla

Familiarità con l’acqua

  • Ancora più importante è far prendere familiarità con l'acqua ai bambini fin dai 6 mesi di vita di modo che possano iniziare corsi di nuoto già a partire dai 2-3 anni. La forma di prevenzione più efficace quando si parla di bambini resta comunque la sorveglianza, spiega Cristaldi 

Il rispetto delle regole/1

  • Nei primi 3 anni di vita un bambino può trovarsi in difficoltà anche in pochi cm d'acqua, come quelli di una vasca da bagno o di una piccola piscina gonfiabile. Almeno fino a 5-6 anni di vita, al mare o in piscina, deve esserci sempre la presenza del genitore in acqua. Un altro elemento molto importante è il rispetto delle regole. Gli adulti devono dare il buon esempio

Il rispetto delle regole/2

  • "Non si può fare il bagno ovunque ci sia l'acqua: fiume, lago, mare - precisa Cristaldi - ci sono delle regole indicate da apposite segnaletiche che vietano la balneazione in determinati posti. Queste limitazioni sono state fatte per una questione di sicurezza. E vanno rispettate. Anche dagli adulti e, soprattutto, in presenza di bambini che imparano spesso per processi di imitazione. Se un adulto rispetta le regole, anche il bambino lo farà. Il fatto che un bambino viva in una casa o un condominio con piscina o cresca vicino al mare vuol dire che avrà una maggiore familiarità con l'elemento acquatico, ma non vuol dire che ne conosca bene i rischi. Il rispetto della segnaletica è fondamentale per ridurre i rischi di annegamento”

Cosa fare in caso di annegamento/1

  • Se, nonostante gli accorgimenti e le attenzioni, si verifica un episodio di annegamento “è fondamentale intervenire con prontezza, lanciando in acqua qualsiasi oggetto galleggiante a cui il bambino possa aggrapparsi. Il soccorso in acqua va fatto da abili nuotatori, perchè diversamente si metterebbe in pericolo anche la stessa vita del soccorritore. Una volta che si è riusciti a portare il bambino a riva, se le condizioni generali sono buone può essere messo in posizione seduta e invitato a tossire

Cosa fare in caso di annegamento/2

  • “Se invece ha segni di asfissia, bisogna chiedere aiuto a qualcuno in grado di liberargli prontamente le vie respiratorie da qualunque cosa possa ostruirle (vomito, sabbia o alghe), effettuando anche, se necessario, la respirazione bocca a bocca. Se il bambino non si riprende, è privo di coscienza, non respira o non si riesce a sentirne il polso, bisogna immediatamente chiedere l'intervento di persone professionalmente qualificate e in grado di praticare le necessarie manovre di rianimazione cardiopolmonare” 

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