In corso a Milano il processo riguarda una serie di operazioni commerciali avvenute nel 2016. Chieste altre tre condanne, tra cui una per l'ex-campione di Gran turismo Leonardo 'Leo' Isolani. Il 27 giugno parlerà la difesa
Chiesta una condanna a 4 anni di reclusione per l'ex presidente della Camera Irene Pivetti, a processo davanti a Milano per evasione fiscale e autoriciclaggio. Il caso risale a una serie di operazioni commerciali avvenute nel 2016, del valore complessivo di circa 10 milioni di euro, tra cui la compravendita di tre Ferrari Granturismo che, secondo l'accusa guidata dal pm Giovanni Tarzia, sarebbe servita per riciclare proventi frutto di illeciti fiscali. La Procura ha chiesto anche altre tre condanne per altrettanti imputati, tra cui una a 3 anni per il pilota di rally ed ex campione di Gran turismo Leonardo 'Leo' Isolani.
Le motivazioni dell'accusa
Per l’ex-deputata leghista il pm Tarzia non ha proposto attenuanti e ha anzi chiesto anche una multa da 10mila euro, spiegando che Pivetti "ha avuto modo di conoscere le istituzioni dello Stato dall'interno", è stata "la terza carica dello Stato" ed è "beneficiaria di un vitalizio pagato dai cittadini e si pretende, dunque, sensibilità agli obblighi di legge". Invece, da lei è arrivata una "sostanziale mancanza di collaborazione": nell'interrogatorio in indagini si è avvalsa della facoltà di non rispondere e in aula, in un'udienza in cui ha respinto le accuse, ha offerto, ha aggiunto il pm, "una ricostruzione confusa", mentre da questa vicenda ha portato a casa "un guadagno in modo occulto". Già nel settembre 2022, in questo stesso procedimento, la Cassazione aveva confermato un sequestro da circa 3,5 milioni di euro nei confronti dell'ex-parlamentare.
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Le indagini
In fase di inchiesta, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha ipotizzato un ruolo di intermediazione di Only Italia, società riconducibile a Pivetti, in operazioni del 2016 del Team Racing di Isolani, che voleva nascondere al fisco (aveva un debito di 5 milioni) alcuni beni, tra cui le tre Ferrari. Le auto sarebbero state al centro di una finta vendita al gruppo cinese Daohe per essere, invece, trasferite in Spagna, dove ci sarebbe stato il tentativo di venderle. L'unico "bene effettivamente ceduto, ovvero passato" ai cinesi sarebbe stato "il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari". Se lo scopo di "Isolani e Mascoli (moglie del pilota, ndr)" era quello "di dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli" al Fisco, "l'obiettivo perseguito da Irene Pivetti" sarebbe stato quello "di acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona": per la Procura l'ex presidente della Camera avrebbe comprato il marchio per 1,2 milioni di euro per poi rivenderlo alla società cinese a "10 milioni". Il pm Tarzia ha anche chiesto 3 anni per la moglie di Isolani, Manuela Mascoli, e per la figlia di lei Giorgia Giovannelli, per quest’ultima chiesto anche il riconoscimento delle attenuanti generiche. L’arringa di difesa di Irene Pivetti è prevista per il 27 giugno.