Femminicidio Giulia Tramontano, giudici dispongono perizia psichiatrica per Impagnatiello

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Al termine di una nuova udienza, la corte d'assise di Milano ha disposto la perizia psichiatrica per l'imputato reo confesso dell'uccisione della fidanzata. "Non penso di essere pazzo. Le ho dato parecchia sofferenza che allora non vedevo. Ho dato 37 coltellate? Un numero spaventoso. Ma vorrei avere una possibiltà di redenzione", ha affermato. Il pm: "Incongruenze nel racconto". La madre di Giulia: "Voglio una pena esemplare"

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La corte d'assise di Milano ha disposto la perizia psichiatrica per Alessandro Impagnatiello, a processo per aver ucciso il 27 maggio 2023 la fidanzata Giulia Tramontano in attesa del loro bimbo Thiago. La corte si riserva sulla nomina dei periti e aggiorna l'udienza al 27 giugno per l'incarico ai periti. La decisione è arrivata al termine di una nuova udienza in aula per Impagnatiello. "Essere così superficiale da andare a confessare la relazione parallela alla mia compagna in gravidanza era l'ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo. Non sto dicendo che io sia pazzo, ho sperato di crederlo, ho voluto credere di essere pazzo. Non penso di essere pazzo", ha detto l'imputato davanti alla Corte d'Assise di Milano. "Dissi a Giulia della relazione parallela e la sua reazione fu negativa. Era scossa quella sera", ha aggiunto. In aula sono stati sentiti teste della difesa e i consulenti della famiglia della vittima, tutti psichiatri, che hanno parlato delle condizioni mentali dell'imputato.

"Ho dato a Giulia parecchia sofferenza che allora non vedevo"

"Quel quadro fu un regalo perché la foto ci piaceva particolarmente, rappresentava un bel momento per me, il momento di ritrovare nuovamente la mia strada con Giulia. Rivedevo Giulia", ha detto Impagnatiello a proposito della foto della coppia scattata in Spagna poche settimane prima del delitto, appesa a una parete della loro casa a Senago. "Anche se in questi mesi, mi sono reso conto che a Giulia ho dato parecchia sofferenza che non vedevo. Non le ho dato le attenzioni e la cura che volevo darle. Però in quel momento ho ritrovato Giulia. Le regalai questo quadro, una nostra foto abbastanza grande che simboleggiava un momento per noi bello e importante". Alla domanda della difesa se durante quella vacanza aveva sentito l'altra ragazza con cui aveva una relazione parallela, il 31enne ha risposto: "No, le dissi che andavo con amici. L'ennesima menzogna. Le dissi che non volevo sentirla. Infatti i primi giorni di vacanza mi scriveva, ma io non le rispondevo. Mi ero dimenticato di lei in quei giorni. Non la cercavo, non le scrivevo, non le rispondevo. Allontanarmi da lei in quella occasione mi riuscì. Poi purtroppo tornammo a Milano e ricaddi", cioè la rivide. Al termine di queste frasi Impagnatiello ha cominciato a piangere. "Sicuro di quello che ha raccontato?", ha chiesto il pm. "Perchè le copie forensi raccontano altro. In tre giorni troviamo oltre 500 scambi tra foto e messaggi". E lui: "Sì è vero, mi scriveva, mi cercava, io tardavo a risponderle, mi ero distanziato moltissimo da lei. Era un rispondere ai dieci, venti messaggi che mi mandava, era una cosa minuscola rispetto al nostro standard". Tra le altre incongruenze messe in luce dalla procura, anche quella in merito a "una discussione pacifica" tra lui e Giulia, poco prima dell'omicidio. Versione data alla scorsa udienza dal ragazzo e che stride con le "urla di una donna" sentite da una vicina convocata come teste.

"Ripresi contatto con la reltà ore dopo"

"Il contatto con la realtà l'ho ripreso ore dopo. Una parte di capiva cosa era accaduto, un'altra parte di me continuava a scontrarsi. Il primo vero contatto con la realtà il giorno dopo quando andai dai carabinieri. Ricordo che pulii tutta casa senza concentrarmi", ha detto Impagnatiello. Sull'omicidio la pm Alessia Menegazzo ha fatto alcune contestazioni al 31enne, in particolare sul presunto taglio a un dito che Giulia Tramontano si sarebbe fatta poco prima dell'omicidio, cosa che non emerge dall'autopsia: "Giulia si tagliò un dito non in forma grave e semplicemente cercò un 

cerotto", ha ribadito l'imputato.

"37 coltellate? Un numero spaventoso"

"Quando sono venuto a conoscenza in carcere da un servizio in televisione di averle dato 37 coltellate, una cosa che feci automaticamente fu mimare il gesto della mano per 37 volte. Non che ci sia un numero corretto, però è una cifra spaventosa, soffocante", ha aggiunto il killer rispondendo al pm che gli domandava perché nei primi interrogatori dopo il fermo disse di avere inferto a Giulia Tramontano soltanto tre colpi, quando alla scorsa udienza in aula ha detto di avere scoperto il numero dai media. "Non glielo so dire perché ho detto tre - ha aggiunto l'imputato -. Avrei potuto dire qualsiasi numero".

"Vorrei avere una possibilità di redenzione"

"Vorrei trovare una possibilità di redenzione per cercare di restituire le briciole anche se so che nulla cambierà", ha detto Impagnatiello nelle dichiarazioni spontaee. "In carcere - ha affermato - gli educatori mi hanno detto che non posso più tornare indietro ma posso però guardare avanti, sicuramente è facile a dirsi ma difficile a farsi. Io so che non posso tornare indietro, se potessi fare qualsiasi cosa per tornare indietro in questi mesi la farei. Sto ancora tanto lavorando su me stesso. Porto avanti meccanicamente la mia esistenza più che la mia vita". "Per me oggi è come se fosse l'udienza scorsa del 27 maggio. Il 27 maggio è una data molto importante, simbolica", ha aggiunto in riferimento al giorno dell'omicidio. "Non so quale sarà il mio futuro, la mia esistenza. So solo che lo scopo della mia vita di oggi, la mia nuova vita è quello di fare qualcosa, qualsiasi cosa", anche se "non mi farà tornare indietro" né riavere "Giulia e il bambino. Farei qualsiasi cosa per risarcire", e ha aggiunto che l'omicidio fa parte di una "unica fetta del mio passato così distanziato da quello che sono stato io. Era come se avessi davanti una persona che aveva il mio nome e il mio corpo".

"Ho depistato per fuggire dal mostro che era in me" 

"Ero in quello stato di nascondere, di scappare da quel mostro che era appena uscito da me", ha detto Alessandro Impagnatiello, rispondendo in aula in merito ai tentativi di depistare le indagini, dopo l'omicidio. L'ex barman ha spiegato che, quando confessò alla compagna la relazione parallela si sentiva come "un vaso completamente saturo di bugie e menzogne. Era come se fosse strabordato qualcosa. Ne parlai con Giulia per liberarmi di qualcosa che mi divorava dentro". Quando l'avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti, gli ha chiesto cosa sarebbe accaduto se non avesse fermato la fidanzata da una prima idea di abortire nel gennaio del 2023, lui lo ha interrotto e ha replicato: "Oggi non saremmo qui". "Io e Giulia - ha poi aggiunto - ci volevamo tanto bene, dopo un eventuale aborto ci sarebbe stato sicuramente un momento delicato da affrontare. Non ci saremmo lasciati". L'esame del 31enne si è concluso con le sue dichiarazioni spontanee. Poi in aula hanno iniziato a testimoniare i consulenti della difesa la quale, non è escluso, potrebbe chiedere una perizia psichiatrica.

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La relazione degli psichiatri

Lo smascheramento da parte delle due donne con le quali aveva altrettante relazioni parallele, ha provocato in Impagnatiello "un vero e proprio psicotrauma, una ferita narcisistica estremamente potente. Si è trovato scoperto rispetto a tutto questo piano che aveva lavorato", ha dichiarato in aula lo psichiatra Raniero Rossetto, incaricato della consulenza difensiva sull'ex barman. "Nel primo colloquio mi ha rappresentato l'immagine della scacchiera. Lui si sentiva lo scacchista che doveva tenere sotto controllo tutti i movimenti della scacchiera e lo faceva con le bugie". Rispetto "a tutto questo e soprattutto allo smascheramento, lui ha perso un po' il senso della realtà. Non parlo di capacità o incapacità di intendere e volere, perché non siamo in ambito peritale. Però questo è successo. È il cosiddetto 'delirio lucido': pure chi delira può essere lucido". Anche la somministrazione di veleno alla vittima "può certamente rientrare in un piano criminoso lucido". Secondo lo psichiatra, Impagnatiello non avrebbe tuttavia "progettato di eliminare Giulia" e nel suo "piano criminoso" non sarebbe stata prevista "una difesa post omicidiaria". Con il veleno, del quale l'imputato non ha mai parlato con i consulenti, "lui mirava a sopprimere il feto, che rappresentava una variabile nella sua scacchiera, non tanto per motivi economici quanto per motivi di stato mentale suo. La cosa che a un certo punto non riusciva a controllare era proprio il nascituro". La psicologa Silvana Branciforti, che gli ha somministrato i test per la consulenza, ha parlato di "un disturbo della personalità di tipo paranoide" e con "una parte ossessiva".

La madre di Giulia: "Pena esemplare per l'omicida"

"Il mondo già non è stato un posto giusto e all'altezza di queste due vite. In tutto questo orrore però ora è tempo che sia fatta giustizia, e la giustizia in questo caso è una pena esemplare", scrive su Instagram Loredana Femiano, la madre della vittima. "Cara Giulia, non è più tempo di orrore, non è più tempo di bugie, di egoismo e di cattiveria. Chiunque ti abbia incrociato nel percorso della vita, conserva oggi un dolce ricordo che resterà un segno indelebile nella sua anima", ha aggiunto.

L'ultima udienza: "Ho ucciso Giulia"

"La sera del 27 maggio ho ucciso Giulia", aveva confermato l'imputato in aula durante la scorsa udienza. Il ragazzo è imputato per l'omicidio pluriaggravato, la distruzione di cadavere di Tramontano e l'interruzione non consensuale di gravidanza. Reati per cui rischia l'ergastolo. "La persona che ero in quel periodo - ha sostenuto il killer - non è quella che sono adesso. Sono qui oggi per dire la verità, perché adesso sono lucido e consapevole rispetto alla persona che ero l'1 giugno", la notte in cui fu sottoposto a fermo. Il 31enne uccise Giulia con 37 coltellate, dopo che per mesi aveva dato veleno per topi e ammoniaca alla donna che stava per renderlo padre. "Io a Giulia non ho mai fatto credere di essere pazza. Avevo costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato", aveva ammesso Impagnatiello.

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