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Terremoto Campi Flegrei, l'esperto: "Non c'è nulla di stabile"

Cronaca

Nadia Cavalleri

Cosa ci dobbiamo aspettare? Quali sono i rischi per la popolazione? Si può prevedere l’arrivo di un evento estremo? Ce lo spiega un ricercatore

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Giuseppe De Natale, Dirigente di Ricerca INGV, risponde a tutte le domande sullo sciame sismico che sta interessando da mesi l'area dei Campi Flegrei, ma ci tiene subito a precisare una cosa: “Premetto che rispondo alle domande a titolo personale, basandomi esclusivamente sulla mia esperienza di ricercatore, e non rappresentando necessariamente il parere di alcuna Istituzione”.

Il  terreno su cui ci muoviamo pone spesso gli stessi esperti, nonché le istituzioni, in disaccordo. Cerchiamo di restare ancorati a quello che ci dicono i dati e la scienza e a tenere separate le certezze dalle ipotesi.

Diversi esperti sostengono che la situazione sia “stabile”, perché allora assistiamo ad un aumento nel numero e nell’intensità delle scosse sismiche?

"La lingua italiana è purtroppo molto complessa, e viene spesso abusata: ovviamente ai Campi Flegrei non c’è nulla di ‘stabile’, in quanto c’è un sollevamento lento ma continuo che perdura dal 2006; e poi c’è una sismicità crescente, ormai quasi continua, con magnitudo massime in progressivo aumento. Quindi, al di là degli aggettivi, la situazione è questa: il bradisisma consiste nell’aumento di pressione nella crosta superficiale (0-4 km di profondità); questa pressione interna, in continuo aumento dal 2006 ad oggi, genera sia il sollevamento del suolo che la sismicità, quest’ultima perché, oltre certe soglie, la sovrapressione spacca le rocce. In pratica, il livello del suolo è come un ‘manometro’ che misura indirettamente la pressione interna: più il suolo si solleva, e quindi più la pressione aumenta, più cresce la sismicità sia nel numero di terremoti che nella magnitudo massima. Il terremoto di magnitudo 4.4, di alcuni giorni fa, non è stato ‘il più forte degli ultimi 40 anni’ come si legge, bensì il più forte in assoluto mai registrato ai Campi Flegrei da quando esistono i sismografi. Ed ha superato le magnitudo massime del 1983-1984 (M=4.0) perché il livello del suolo oggi (e quindi la pressione interna) è oltre 30 cm più alto del massimo precedente raggiunto nel 1984."

Quali sono i segnali legati al bradisismo dell’area che voi come scienziati monitorate per sorvegliare l’atteggiamento dei Campi Flegrei e quali sono invece gli eventuali segnali che anche la popolazione residente può o deve tenere controllati?

"I principali segnali che indicano l’evoluzione del fenomeno sono i segnali sismici, il sollevamento del suolo e le variazioni geochimiche nella composizione delle acque e dei fluidi emanati dal suolo. La popolazione residente invece non può monitorare nulla, ma deve bensì controllare e seguire le indicazioni delle Istituzioni preposte. Al limite, dovrebbe segnalare alle autorità eventuali chiare lesioni nella propria abitazione, per le dovute verifiche. Perché oggi la vera urgenza, prevista anche dall’apposita Legge varata ad Ottobre, è quella di verificare che non vi siano edifici particolarmente fatiscenti almeno nelle aree più a rischio, che potrebbero collassare con terremoti anche di magnitudo 5 che possono avvenire a 2-3 km di profondità. Il monitoraggio vulcanico mira essenzialmente a capire i meccanismi di funzionamento del vulcano e comprendere se il sistema sta evolvendo verso un’eruzione; ma la previsione delle eruzioni è estremamente difficile e, come mostrano le esperienze degli ultimi decenni analizzate dalla letteratura scientifica internazionale, ha una probabilità di riuscita in generale molto bassa (20%-30% al massimo), ed in quest’area probabilmente ancora minore. Questo perché, come dimostrano le due evacuazioni del 1970 (Rione Terra) e 1984 (Pozzuoli intera) che non furono seguite da eruzioni, quindi tecnicamente ‘falsi allarmi’, è difficilissimo qui immaginare cos’altro potrebbe accadere come fenomeno ‘precursore’, visto che ormai da 50 anni li vediamo quasi tutti: sismicità, sollevamento del suolo di metri, variazioni geochimiche importanti. Certamente ci sono altri fenomeni che ‘potrebbero’ accadere prima di una prossima eruzione, ma potrebbero essere così a ridosso dell’eruzione stessa da essere praticamente inutili ai fini di protezione civile."

 

Tendopoli ai Campi Flegrei

Quindi non c'è modo di fare previsioni a lungo raggio

"Per quanto detto prima, a maggior ragione non si possono assolutamente fare previsioni a medio/lungo termine."

Un eventuale evento importante, come avverrebbe? Sollevamento improvviso del terreno? Crepe nella terraferma? Fessure? Classica esplosione vulcanica con eruzione? E quali zone verosimilmente sarebbero coinvolte?

"Ci potrebbe essere un marcato sollevamento molto localizzato prima dell’eruzione, e poi frattura del terreno da cui fuoriuscirebbe l’eruzione. In teoria, una bocca eruttiva potrebbe aprirsi in qualunque zona nel raggio di circa 3 km dal centro di Pozzuoli, ma in realtà le zone più probabili sono quelle caratterizzate dalla sismicità più intensa, che sono appunto quelle con maggiore probabilità di frattura."

Quanto preavviso si stima possa esserci fra un primo segnale importante che indica la necessità di evacuare e un eventuale evento distruttivo? Per quella che è la sua esperienza, si stanno attuando le necessarie misure nell’area interessata in modo da fare prevenzione? Cosa significa in concreto fare mitigazione dei rischi geologici?

"Per quanto detto precedentemente, non esiste alcuna certezza in questo campo. Gli esempi più e più riusciti (pochi) di evacuazione per un’eruzione vulcanica sono avvenuti dopo l’inizio dell’eruzione, e con una tecnica ‘progressiva’, ossia evacuando aree via via più lontane dalla bocca eruttiva man mano che si stimava che la potenza dell’eruzione potesse aumentare. Sebbene sia possibile che ci siano dei segnali chiari che ci indicheranno l’imminenza di un’eruzione, proprio perché la probabilità che ciò accada è bassa, il territorio dovrebbe essere preparato anche ad una evacuazione ad eruzione in corso. Evacuazione possibilmente ‘progressiva’, che eviterebbe pressoché tutti i problemi di un’evacuazione contemporanea di oltre 500.000 persone in pochissimo tempo."

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