Allieva suicida in Scuola marescialli di Firenze, la famiglia: "Troppa pressione"

Cronaca
FOTO D'ARCHIVIO IPA

Beatrice Belcuore si è tolta la vita lo scorso 22 aprile. Faceva parte del Secondo battaglione e stava per concludere il secondo anno di corso. Ora i suoi genitori, in una lettera, poi rilanciata dall’associazione sindacale dei carabinieri Unarma, denunciano la condizione di "forte stress psicofisico" in cui si trovava la figlia. "Diceva sempre più spesso alla mamma ‘questa scuola mi sta rovinando la vita’", si legge nella missiva

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Aveva 25 anni Beatrice Belcuore, la ragazza che si è suicidata, lo scorso 22 aprile, alla Scuola marescialli dei carabinieri di Firenze, dove era allieva. Faceva parte del Secondo battaglione e stava per concludere il secondo anno di corso. Ora i genitori della giovane hanno scritto una lettera-denuncia, rilanciata dall’associazione sindacale dei carabinieri Unarma. "Nei giorni precedenti la morte" Beatrice manifestava "un forte stress psicofisico, difatti riferiva alla madre che stava perdendo i capelli e che non ne poteva più di sottostare a quelle ‘regole’ poco funzionali e che si insinuavano in ogni ambito della propria vita. Inviava spesso le foto di come era costretta a vestirsi in abiti borghesi per poter avere un paio di ore di svago concesse durante la libera uscita, del fatto che doveva necessariamente tenere i capelli raccolti. Diceva sempre più spesso alla mamma ‘questa scuola mi sta rovinando la vita’", si legge nella missiva. E ancora: "Vogliamo manifestare la nostra totale disapprovazione nei confronti di un sistema costituito da gerarchi inseriti in un contesto che non manifesta valori umani".

"Ambiente estremamente rigido e totalitario"

La 25enne, secondo quanto emerso, aveva buoni voti, ma era insofferente alle regole. I genitori raccontano anche che "nei primi giorni di frequentazione della scuola", la ragazza "aveva manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso anche se era da sempre stato il suo sogno. Aveva percepito quello che ci riferiva essere un ambiente estremamente rigido e totalitario. Successivamente si era convinta che il regime così restrittivo rientrasse nella logica di un periodo iniziale per testare in prima battuta le capacità di resilienza dei futuri marescialli. Purtroppo questo non corrispondeva a realtà: le condizioni di pieno inasprimento e i ritmi di vita serrati sono continuati". "Episodi come quello di nostra figlia, o come quello avvenuto nella stessa scuola nel 2017 - si legge ancora nella lettera - devono servire da spunto per un cambiamento nelle istituzioni, affinché trovino il modo di sostenere le proprie unità nei momenti di difficoltà".

La lettera del sindacato Unarma: "Esterrefatti"

Alla lettera dei genitori della ragazza è seguita quella del sindacato Unarma, che ha deciso di pubblicare la missiva. "Restiamo esterrefatti su quanto contenuto nel documento e dopo un’attenta riflessione abbiamo deciso di renderlo pubblico. Siamo profondamente toccati dalle parole della famiglia e comprendiamo appieno le loro preoccupazioni riguardo alle circostanze che hanno portato alla tragica scomparsa di Beatrice. Condividiamo il loro desiderio di fare luce su questa situazione e di affrontare il problema dei suicidi tra i membri delle Forze Armate e di polizia con la massima serietà e impegno". Il sindacato Unarma, si legge ancora, "si impegna a collaborare attivamente con le autorità competenti e per indagare a fondo su quanto accaduto e per adottare misure efficaci volte a garantire il benessere psicologico e la salute mentale di tutti i suoi membri". Inoltre il sindacato promette di impegnarsi "per migliorare il dialogo e la trasparenza tra l’Arma dei Carabinieri, i suoi membri e le loro famiglie, al fine di garantire un ambiente di lavoro più sicuro e sano per tutti".

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