In un'intervista a La Stampa la studiosa commenta il clima negli atenei italiani dopo il conflitto in Medio Oriente, con l'ultimo episodio ieri alla Sapienza di Roma
"Più che Berkeley, questo clima mi ricorda l'avvento degli autonomi alla Sapienza a metà degli anni'70, un periodo di occupazioni continue e violente molto diverso dal'68". Lo spiega la storica Anna Foa in un'intervista a La Stampa dove commenta il clima nelle università italiane dopo il conflitto in Medio Oriente, con l'ultimo episodio ieri alla Sapienza di Roma. "Siamo lontani anche dall'appello dei professori contro le università israeliane diffuso qualche mese fa, la scena è ormai tutta del collettivo Cambiare Rotta - prosegue -, un gruppo estremista venuto fuori all'improvviso i cui proclami fanno riferimento alla lotta dei terroristi, evocano Barbara Balzerani, parlano di Gaza ma anche di Ucraina con posizioni assolutamente filo Putin. Siamo oltre il boicottaggio di Israele. La soluzione non passa di certo dai manganelli, ma bisogna capire cosa sta succedendo nei nostri atenei". "Non sono complottista e non credo in regie occulte dietro le quinte, ma vedo una forte matrice ideologica, molti studenti sono comunisti e l'Italia è il Paese dove il sostegno a Putin è più massiccio. Poi c'è il rapporto con Israele - conclude -. Personalmente non vedo l'ora che Netanyahu sconti le sue responsabilità politiche anche sul 7 ottobre e ho accolto con favore l'astensione americana sull'ultima risoluzione Onu, ma il boicottaggio è un'assurdità".