Giornata contro la discriminazione razziale, per il 70% gli africani subiscono razzismo

Cronaca

Dall’indagine "Africa e Salute: l'opinione degli italiani", curata da Ipsos per Amref Italia, emerge come solo 1 italiano su dieci abbia la percezione corretta di quanti siano gli africani residenti oggi nel nostro Paese. Il 53% li considera poco o per nulla integrati. E Refugees Welcome Italia parla di "razzismo immobiliare che ostacola l'integrazione": "Circa il 20% delle persone con background migratorio che cercano casa in affitto è vittima di episodi di discriminazione"

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Per 7 italiani su 10 gli africani nel nostro Paese sono vittime di episodi di razzismo e discriminazione molto spesso (per il 22%) o abbastanza spesso (per il 48%). È quanto emerge dalla terza edizione dell'indagine Africa e Salute: l'opinione degli italiani, curata da Ipsos per Amref Italia e realizzata a ottobre 2023 su un campione rappresentativo di 800 persone. Amref Italia ha presentato i dati alla vigilia della Giornata Internazionale per l'eliminazione delle discriminazioni razziali, che ricorre ogni anno il 21 marzo in memoria dei tragici fatti di Sharpeville quando, nel 1960, in Sudafrica, in pieno apartheid, la polizia aprì il fuoco su un gruppo di dimostranti neri uccidendone 69 e ferendone 180.

La percezione degli italiani

Nel capitolo dell'indagine intitolato L'Africa in Italia emerge che solo 1 italiano su dieci (11%) ha la percezione corretta di quanti siano gli africani residenti oggi nel nostro Paese (circa 1,2 milioni). Il 71% del campione ne sottostima la presenza e il restante 18% la sovrastima. Se però si chiede su 100 cittadini stranieri quanti sono africani, è un italiano su tre (34%) a sovrastimarne la presenza e solo il 7% dà la risposta esatta (tra 20 e 25).

Il tema dell’integrazione

Il 53% dei rispondenti dichiara che i cittadini africani residenti in Italia sono comunque troppi e non sempre integrati con gli italiani, mentre un ulteriore 53% li considera poco o per nulla integrati nel nostro Paese. Ma cosa preclude questa integrazione? La prima causa (41%) risiede nel fatto che "le imprese italiane vedono gli immigrati africani solo come manodopera a basso costo". Segue al secondo posto "la scarsa voglia di accettare gli usi e le consuetudini italiane da parte degli africani (31%)", poi il fatto che "in Italia non ci sono adeguati programmi di integrazione (30%)". Il 16% ritiene che un ostacolo all'integrazione sia che "gli italiani sono razzisti".

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La cittadinanza

Secondo Amref, una nuova legge sulla cittadinanza aiuterebbe a costruire migliori percorsi di giustizia sociale. Al momento la legge concede la cittadinanza a chi non è figlio di cittadini italiani solo dopo il compimento della maggiore età e dopo 10 anni di permanenza ininterrotta nel nostro Paese oppure per matrimonio e in assenza di procedimenti penali. La norma così com’è oggi piace al 64% dei rispondenti. Più gradita invece l'opzione di concessione della cittadinanza italiana a figli di immigrati stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni e che abbiano frequentato regolarmente le scuole nel nostro Paese per almeno 5 anni (75%).

"Un razzismo sistemico pervade il nostro Paese"

"Prendiamo atto che spesso, nostro malgrado, il linguaggio o addirittura lo sguardo vanno a consolidare un razzismo sistemico, che pervade il nostro Paese - dice Roberta Rughetti, vicedirettrice di Amref Italia - Dobbiamo rimuovere insieme quegli ostacoli che spingono le persone discriminate e gli afrodiscendenti verso una marginalizzazione, che ha effetti sia nella sfera privata, che in quella sociale. Questa indagine ci aiuta a fotografare alcune idee presenti nella società italiana, e ci sprona ancora di più a promuovere azioni di sensibilizzazioni che favoriscano l'interlocuzione con le persone razzializzate e il protagonismo degli africani. Per contrastare il razzismo antinero, l'afrofobia e ogni forma di discriminazione razziale".

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Refugees Welcome: "Per i migranti affittare casa è un miraggio"

Un altro punto di vista arriva dall’associazione Refugees Welcome Italia che parla "razzismo immobiliare che ostacola l'integrazione": "Secondo un recente sondaggio, circa il 20 per cento delle persone con background migratorio che cercano casa in affitto è vittima di episodi di discriminazione. Mentre ci sono più di 10 milioni di case sfitte. La domanda cresce, l'offerta diminuisce. E per chi è percepito come diverso diventa quasi nulla. Raccogliamo quotidianamente testimonianze di discriminazioni dalle persone che seguiamo nei nostri progetti di accoglienza e mentoring. Un contratto di lavoro a tempo indeterminato e delle ottime referenze non sono sufficienti a convincere proprietari e agenzie immobiliari ad affittare a persone straniere, mentre stereotipi e pregiudizi sbarrano la strada all'accesso alla casa".

"Si nega il percorso di inclusione"

"Il problema è strutturale - dice Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia - ma per chi non è italiano è amplificato. Il rischio che si corre è quello di negare, a persone con una certa stabilità economica, di continuare il loro percorso di inclusione, che non è possibile senza una abitazione dignitosa. Le motivazioni con le quali agenzie e proprietari immobiliari giustificano il non voler affittare case a persone con background migratorio sono sempre le stesse: pregiudizi legati alla paura verso ciò che non si conosce. E per questo cerchiamo, come associazione, di svolgere un ruolo di mediazione con i proprietari degli alloggi. È un problema che va affrontato a livello culturale, sensibilizzando e promuovendo la conoscenza reciproca, e politico, rivedendo le politiche dell'abitare".

Le proposte di Refugees Welcome Italia

L'associazione Refugees Welcome Italia quindi propone di sensibilizzare i proprietari di casa e le agenzie immobiliari circa le discriminazioni multiple verso le persone straniere, monitorare e sanzionare forme di discriminazione rispetto all'abitare, ripensare le politiche abitative e il sistema di garanzie a tutela delle persone in condizioni economiche precarie, promuovere un accompagnamento sociale del conduttore e del locatore e infine pianificare nuove strategie per la messa a disposizione degli alloggi sfitti.

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