Elezioni regionali in Abruzzo, le gioie (e gli insegnamenti) per tutti

Cronaca
Massimo Leoni

Massimo Leoni

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Governo più forte e stabile. Opposizione che si scopre competitiva, con molto lavoro da fare

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Qualcosa di cui gioire e qualcosa da cui imparare. È raro che le elezioni siano un gioco in cui tutti vincono. Eppure, a ben vedere, quelle appena celebrate in Abruzzo si prestano a questa interpretazione – diciamo – inusuale. Il giorno dopo, ci sono gioie e insegnamenti per tutti. (ELEZIONI REGIONALI ABRUZZO - GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA)

Il sereno a Palazzo Chigi

La gioia bussa a Palazzo Chigi. Dopo la delusione in Sardegna, e la paura di un bis che avrebbe messo in forte difficoltà la sua leadership, Giorgia Meloni risolve – per il tramite del secondo mandato di Marco Marsilio – diversi e importanti problemi. La seconda bocciatura di un “suo” candidato avrebbe reso molto complicato il percorso di Fratelli d’Italia e suo personale verso le elezioni europee. Il dualismo con Matteo Salvini ne sarebbe risultato inasprito, con conseguenze poco prevedibili ma certo non irrilevanti per il cammino dell’esecutivo. Le strade verso le europee sempre più divergenti tra Lega e Fratelli d’Italia; l’atteggiamento verso la futura Commissione sempre più dirimente rispetto all’unità dell’indirizzo politico in Italia.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il presidente della Regione Abruzzo e candidato, Marco Marsilio, durante il comizio di chiusura della campagna elettorale per le elezioni regionale in Abruzzo, Pescara, 05 marzo 2024.
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Giorgia e il risultato perfetto

Invece Marsilio ha vinto senza discussioni. E in un modo che può fare gioco a Giorgia nei prossimi mesi. Spieghiamo. Il risultato della Lega non è buono ma non è un crollo. L’ideale, per la stabilità del governo. Una sconfitta più pesante avrebbe consegnato un Salvini ancora più determinato a marcare le differenze con il resto della coalizione, in campagna elettorale permanente e aggressiva anche – forse soprattutto – per la sua leadership. Lo stesso era facile prevedere con un risultato positivo o molto positivo per il Carroccio. Così, invece, la situazione resta più o meno stabile. A Salvini rimane tempo a disposizione, non è obbligato ad accelerare ulteriormente.

Il successo di Forza Italia

La congiuntura astrale pro Meloni appare ancor più allineata a causa dell’ottimo risultato di Forza Italia. L’ammortizzatore della coalizione acquista spessore. L’effetto collaterale meno evidente, ma sempre positivo per la navigazione del governo, è che i numeri di Tajani e di Forza Italia sono - possono essere - l’argine che impedisce ai Fratelli d’Italia di dilagare. Argine che molti vedono come un toccasana per la navigazione dell’esecutivo.

Il campo largo e la lezione da imparare

Il centrosinistra, nella versione campo larghissimo, perde. Intanto va subito precisato che – almeno a sentire le parole dei protagonisti – questo larghissimo campo non è una versione del centrosinistra. Non ci sono possibilità che venga ripresentato a livello nazionale. E questa sembra una cosa di cui tenere conto. Elly Schlein sembra l’unica a non voler rinunciare a un progetto unitario modello Abruzzo. Sembrerebbe tempo perso. Questa forse è una cosa da imparare. Nella sconfitta, c’è qualche soddisfazione. Per esempio, che un fronte progressista unito - almeno nelle sue componenti Pd e Cinquestelle – se nasce e si struttura – può essere vincente o perdente (vedi Sardegna e Abruzzo) ma è competitivo. Non era un risultato scontato e, nello stesso tempo, è l’unico obiettivo su cui quella parte della politica italiana può lavorare. Pur se tra mille difficoltà, è Schlein a lavorare più convintamente su questa ipotesi. Ma sarebbe un problema in più voler individuare adesso il portabandiera di una coalizione ancora eventuale. Altri ce ne sono, più urgenti. La scelta dei candidati per le prossime regionali in calendario. O una piattaforma comune sulla politica estera, in chiave nazionale.

L’astensione che non molla

A proposito di gioie: non ce n’è alcuna – e sembra pure impossibile trarre qualche insegnamento – nel fatto che metà degli italiani, più o meno, continuano a disertare le urne. Chissà cosa pensano. E se – e per quale motivo – un giorno torneranno a votare.

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