Secondo la denuncia, se non avesse accettato sarebbe stata licenziata, ma l'interruzione del rapporto di lavoro è arrivata comunque con un messaggio su WhatsApp. Ora la Cgil chiede il reintegro della giovane
“O fai il test di gravidanza o ti licenzio”. Succede a Nuoro, dove una ventenne, assunta part-time a novembre 2023 in un’azienda di pulizie, è stata costretta dalla datrice di lavoro, dopo due settimane dall’inizio del contratto, a fare un test di gravidanza a fine turno davanti a due colleghi uomini: “Avrei perso il lavoro se mi fossi rifiutata, quindi ho accettato”, ha raccontato la ragazza. L’esito era negativo, ma alla giovane la richiesta era sembrata “una cosa strana”, come ha spiegato all’AGI Domenica Muravera, segretaria generale della Camera del lavoro di Nuoro e della Filcams Cgil regionale, che ha impugnato il licenziamento. “Essendo desiderosa di mantenere il lavoro e non conoscendo i suoi diritti, ha accettato di fare il test, richiesta non legittima. È inaccettabile che un datore di lavoro eserciti il controllo sul corpo di una persona”, ha aggiunto Muravera.
La scoperta della gravidanza
Poco dopo, la lavoratrice ha scoperto di essere rimasta incinta. Si è rivolta ad una delle ginecologhe dell’Asl di Nuoro, ottenendo l’astensione anticipata dal lavoro per gravidanza a rischio. Ma subito dopo, nonostante la ventenne avesse seguito tutti i passaggi necessari in caso di gravidanza, la datrice è risultata irreperibile e gli stipendi non sono stati accreditati: il rapporto di lavoro era stato interrotto e l’azienda ne aveva dato comunicazione con un messaggio su WhatsApp. “Con grande sorpresa sono rimasta senza lavoro, sentendomi dire che ero stata licenziata per giusta causa”, ha commentato la vittima della spiacevole vicenda, che ha deciso di coinvolgere il patronato e l’ispettorato del lavoro. “È tutto assurdo, sono stata accusata anche di mala fede e di aver nascosto la gravidanza, ma io davvero non lo sapevo. Il licenziamento per giusta causa è la perla di tutta questa storia. Nel 2024 queste cose non dovrebbero accadere e dovrebbe esserci molta più sensibilità verso casi come questo. Stanno venendo meno tutti i miei diritti, non c’è stato alcun tipo di tatto”.
Per la Cgil il licenziamento è da ritenere nullo, in assenza di una lettera formale. Per queste ragioni, ha richiesto il reintegro della giovane lavoratrice.