Disforia di genere, società scientifiche: “Stop disinformazione, triptorelina salva-vita”
CronacaIn una nota, dopo il caso dell’ospedale Careggi di Firenze, 12 società scientifiche ribadiscono: “È un farmaco salva-vita nei giovanissimi transgender e gender diverse, prescritto solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, il cui scopo non è né castrare chimicamente e definitivamente né modificare orientamento e identità sessuale, ma dare tempo di fare scelte ponderate e mature, impedendo stigma sociale, autolesionismi e suicidi. Stiamo assistendo alla diffusione di informazioni errate e fuorvianti”
Continua la polemica riguardo all’ambulatorio sulla disforia di genere dell'ospedale Careggi di Firenze, in cui il ministero della Salute ha inviato gli ispettori. In base ai primi rilievi emergerebbe che non tutti gli adolescenti trattati con triptorelina, il farmaco che blocca lo sviluppo dei caratteri sessuali, avrebbero fatto il percorso psicoterapeutico previsto prima di accedere alla terapia. La relazione degli ispettori, comunque, non è ancora arrivata sul tavolo del ministro Orazio Schillaci. Intanto, sulla questione intervengono 12 società scientifiche, che in una nota dicono: “Basta disinformazione, triptorelina è un farmaco salva-vita”.
La nota di 12 società scientifiche
“La triptorelina, un bloccante transitorio e reversibile della pubertà, è un farmaco salva-vita nei giovanissimi transgender e gender diverse, prescritto solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, il cui scopo non è né castrare chimicamente e definitivamente, né modificare orientamento e identità sessuale, ma dare tempo ai giovani sofferenti e alle famiglie di fare scelte ponderate e mature, impedendo stigma sociale, autolesionismi e suicidi”, spiegano in una nota congiunta 12 società scientifiche. “Gli adolescenti transgender e gender diverse (Tgd) hanno un'identità di genere non conforme al sesso assegnato alla nascita. Le persone adolescenti Tgs – continuano gli esperti – possono provare una intensa sofferenza a causa della loro incongruenza di genere, sia psicologica che fisica. Per ridurre un disagio psicologico e fisico, oltre a guadagnare tempo e dare la possibilità all'adolescente stesso di esplorare ulteriormente il proprio percorso di affermazione di genere, è stato proposto da alcuni anni l'uso di farmaci, come gli analoghi del GnRH (GnRHa), che hanno lo scopo di sospendere temporaneamente la progressione delle modificazioni puberali e sono impiegati da molto tempo nella terapia della pubertà precoce. La prescrizione del GnRHa, triptorelina, avviene secondo quanto già previsto dalla Determina AIFA n. 21756/2019 del 25 febbraio 2019 che prevede che la prescrizione avvenga solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, con il contributo di una équipe multidisciplinare e specialistica, composta da neuropsichiatri dell'infanzia e dell'adolescenza, psicologi dell'età evolutiva, bioeticisti ed endocrinologici”. "L'assenso fornito dall'adolescente e il consenso informato fornito dai genitori o da altri tutori secondo le normative attuali inerenti ai soggetti minorenni è richiesto dalla Determina AIFA, pertanto i genitori sono sempre parte attiva del processo decisionale relativamente alla terapia", aggiunge la nota.
“Stiamo assistendo alla diffusione di informazioni errate”
Secondo le 12 società scientifiche, questa tematica viene trattata con superficialità. “Purtroppo – continua la nota – in questi ultimi mesi stiamo assistendo alla diffusione di informazioni errate dal punto di vista scientifico e fuorvianti su tale importantissima e serissima problematica, con l'utilizzo di un linguaggio inappropriato che nulla ha a che vedere con la reale funzione di questo tipo di terapia che non ha certo lo scopo di far cambiare sesso ai bambini, ma ha il serissimo scopo di evitare conseguenze negative sul benessere psicologico e fisico sia a breve che a lungo termine di una popolazione particolarmente fragile e vulnerabile. Infatti, dai dati della letteratura scientifica si evince che fino al 40% dei giovani TGD tenta il suicidio e che la terapia con triptorelina riduce del 70% questa possibilità. La terapia con triptorelina è indicata proprio nei casi in cui il rischio per la salute psicofisica dell'adolescente è significativo”. La nota è stata firmata dall'Associazione Culturale Pediatri (ACP), Associazione Italiana della Tiroide (AIT), Associazione Medici Endocrinologi (AME), Osservatorio Italiano di Identità di Genere (ONIG), Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), Società Italiana di Diabetologia (SID), Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Società Italiana di Pediatria Endocrinologia e Diabetologia (SIEDP), Società Italiana Genere identità e Salute (SIGIS), Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza (SIMA), Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA-sezione di Psichiatria), Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS).
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Gli ispettori del ministero
All'ospedale Careggi di Firenze, quindi, nei giorni scorsi sono arrivati gli ispettori del ministero della Salute. Da quanto apprende l’Ansa, non in tutti i casi di disforia di genere pediatrici trattati nell’ambulatorio sarebbe stato effettuato il percorso preliminare indicato di psicoterapia prima della somministrazione del farmaco triptorelina. Si tratta di primi elementi, non ancora ufficiali, che però hanno riacceso la polemica. L'assessore toscano al diritto alla salute Simone Bezzini è stato criticato dai partiti di opposizione per non essere stato presente alla seduta del Consiglio regionale, dove il tema veniva affrontato, per un impegno istituzionale comunicato preventivamente. Ha precisato che risponderà alle interrogazioni sulla disforia "probabilmente tra 15 giorni", alla prossima seduta. Secondo il consigliere regionale di FdI Diego Petrucci, "se fosse confermato quanto emerge dalle prime indiscrezioni sulle ispezioni ministeriali, saremmo di fronte a fatti gravissimi". Il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale, Marco Stella, chiede al presidente della Commissione Sanità della Toscana di convocare con procedura d'urgenza in audizione non solo il direttore generale di Careggi, ma anche i medici del Centro per la disforia di genere.
Il caso Careggi
Il caso Careggi è scoppiato lo scorso 20 dicembre, quando il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri ha presentato un'interrogazione per approfondire ciò che avviene all'ospedale fiorentino rispetto al trattamento della disforia di genere nei bambini e l'uso del farmaco triptorelina, che "verrebbe somministrato a bambini di 11 anni senza alcuna assistenza psicoterapeutica e psichiatrica". Successivamente, il ministero della Salute ha avviato un audit con l'ospedale proprio per fare chiarezza sull'iter del percorso di transizione. Al termine dell'ispezione, gli ispettori hanno anche richiesto le cartelle cliniche dei pazienti pediatrici a campione per verificare il percorso adottato e si attende ora la loro relazione conclusiva, sulla base della quale il ministro Schillaci valuterà eventuali decisioni, anche rispetto a una revisione dell'iter di trattamento. Il ministero ha già richiesto al Cnb, che 5 anni fa si era pronunciato sull'uso della triptorelina, una rivalutazione sull'approccio all'uso del farmaco, ed è stata richiesta all'Aifa una nuova valutazione. Contestualmente, il ministero ha chiesto alle Regioni di fornire il numero dei casi in trattamento per avere un quadro chiaro. In Italia sono 23 i centri per la disforia di genere e il ministero ha avviato un tavolo con l'obiettivo di rendere omogenei i percorsi di trattamento in tutto il Paese.
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Cos’è la disforia di genere
La triptorelina, come detto, è un farmaco usato sugli adolescenti con disforia di genere per fermare la pubertà, in attesa che da adulti possano decidere se fare la transizione di genere verso l'altro sesso. È anche un modo per ridurre gli interventi chirurgici che, invece, sono necessari quando la pubertà non è stata sospesa e si decide di cambiare sesso. Sul sito dell’Istituto superiore di sanità si spiega che “la disforia di genere è una condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso”. Mentre il sesso “è l'insieme di tutte le caratteristiche biologiche che contraddistinguono l'essere femmine o l'essere maschi (sesso biologico)”, come scrive l’Iss il “genere si riferisce a caratteristiche dipendenti da fattori culturali, sociali, psicologici che definiscono comportamenti considerati tipici per l'uomo e per la donna. Il sentire di appartenere intimamente all'uno o l'altro genere costituisce l’identità di genere”. “Per la maggior parte delle persone – continua l’Iss – il sesso biologico e l'identità di genere coincidono. Per altre, l'identità di genere è diversa dal sesso biologico. Il termine transgender sta proprio a indicare quelle persone con un'identità di genere diversa dal sesso biologico. La condizione per cui una persona ha un’identità di genere diversa dal sesso biologico si chiama anche incongruenza di genere. L’incongruenza di genere non è una malattia”. Ma, spiega ancora l’Iss, “la contraddizione tra il sesso biologico e l'identità di genere può condurre a una condizione di profonda sofferenza, ansia, depressione e/o difficoltà di inserimento in ambito sociale, lavorativo o in altre importanti aree, chiamata appunto disforia di genere”.