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Camorra, narcos Raffaele Imperiale cede all'Italia un'isola di fronte a Dubai

Cronaca
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I titoli di Sky Tg24 del 27 novembre, edizione delle 8.00
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I titoli di Sky Tg24 del 27 novembre, edizione delle 8.00
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Il boss, originario di Castellammare di Stabia, arrestato nel 2021 e oggi collaboratore di giustizia, è a processo per aver importato in Europa sette tonnellate di cocaina. Aveva già consegnato ai magistrati due tele di Van Gogh, mentre il suo contabile 1,8 milioni in criptovalute

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È conosciuto come “il boss di Van Gogh” e ha appena ceduto alle autorità italiane un’isola di sua proprietà che si trova di fronte a Dubai. Il protagonista del singolare “lascito” è Raffaele Imperiale, narcotrafficante internazionale originario di Castellammare di Stabia, oggi collaboratore di giustizia. Il boss (estradato in Italia lo scorso 25 marzo da Dubai dove era stato arrestato il 4 agosto 2021) è a processo per aver importato in Europa oltre sette tonnellate di cocaina e per aver messo in piedi un'organizzazione capace di esportare droga e riciclare denaro usando un metodo non tracciabile. Con lui imputati anche i suoi più stretti collaboratori: Bruno Carbone, socio in affari, Corrado Genovese, il contabile del gruppo, Daniele Ursini, responsabile della logistica, e una serie di collaboratori e dipendenti. Appartenevano a Imperiale anche due preziosissime tele di Van Gogh, rubate ad Amsterdam nel 2002, fatte ritrovare in una villa e consegnate ai magistrati italiani.

Il "tesoretto" in bitcoin

La cessione dell’isola di fronte a Dubai arriva a 2 giorni di distanza dalla notizia della consegna dal contabile Corrado Genovese alle autorità italiane di un "tesoretto” in bitcoin da 1,8 milioni di euro riconducibile a Imperiale, valori che sono stati sequestrati dal gip di Napoli e trasferiti nelle casse dello Stato. L'operazione finanziaria - a cui ha anche fatto riferimento il procuratore di Napoli Nicola Gratteri durante una intervista in tv - è stata realizzata attraverso una piattaforma di scambio internazionale di cripto-valuta e grazie al lavoro di una squadra di specialisti del Gico di Napoli e dello Scico della Guardia di Finanza, a cui si sono affiancati un consulente nominato dal Tribunale e un istituto bancario italiano.

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