Violenza sulle donne, l'ex marito le diede fuoco: 4 anni dopo torna a camminare

Cronaca
Raffaella Daino

Raffaella Daino

Maria Antonietta Rositani riuscì a salvarsi gettandosi in una pozzanghera, ma riportò ustioni su quasi tutto il corpo.  Ora riesce a stare in piedi, dopo aver subito centinaia di interventi chirurgici ed essersi sottoposta ad un trattamento di medicina rigenerativa che cura le cicatrici e viene offerto gratuitamente alle donne vittime di violenza, grazie al progetto "Rigeneraderma". "Dvo riuscire a correre- dice - perchè ho paura che quando lui uscirà dal carcere ci riproverà, e quel giorno devo poter scappare"

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La vigilia del 12 marzo del 2019 Maria Antonietta Rositani era inquieta. Aveva chiamato il padre al telefono per dirgli che aveva paura; sapeva che il suo ex marito non si era rassegnato alla separazione, e non si sentiva tranquilla nemmeno all’idea che fosse agli arresti domiciliari, a casa dei genitori di lui, a più di 400 km di distanza.  L’indomani mattina quando sentì un’auto frenare di colpo accanto alla sua capì che era Ciro. Le sue paure divennero reali. Ciro Russo, 49enne di Ercolano, Napoli, era evaso dai domiciliari e l’aveva raggiunta per ucciderla. Le versò della benzina addosso e le diede fuoco, dicendole: “muori”.  Lei uscì dall’auto in fiamme, ma non riuscì a salvare il suo cagnolino. Vide una pozzanghera e si gettò sull’acqua cercando di spegnere il fuoco che l’aveva avvolta. Sopravvisse, ma riportò ustioni sul 75% del corpo.

 

Il corpo gravemente ustionato, quasi 2 anni in ospedale

 

Comincia il suo calvario, resta 22 mesi bloccata sul letto di un ospedale, subisce 200 interventi chirurgici, sopporta un dolore costante, enorme, e impara ad accettarlo.  Quando riesce a ritrovare la sua mobilità, quando riprende a camminare comincia a girare l’Italia per far conoscere la sua storia e la cura che le ha restituito una vita quasi normale.  A 4 anni e mezzo dal giorno in cui pensò che la sua vita fosse finita, arriva a Palermo, nella sala conferenze dell’Hotel Wagner, dove partecipa ad un convegno in cui vengono illustrati i risultati di questo trattamento pro bono di medicina rigenerativa a cui ha potuto sottoporsi senza sostenere spese.

 

"Spero di riuscire a correre, perchè quando uscirà dal carcere tornerà a cercarmi"

 

“Adesso cammino ma ho bisogno di essere in grado di correre perché quell’uomo mi ha raggiunta, nonostante lo avessi più volte denunciato, dopo le violenze su di me e su nostra figlia, e ho paura che tornerà a cercarmi quando avrà finito di scontare la pena. E’ stato condannato a 18 anni, tra qualche anno sarà fuori e quando accadrà io spero di essere pronta e di riuscire a scappare”.  

 

Cosa si sente di dire alle donne che subiscono le violenze del proprio compagno senza riuscire ad allontanarsi?

 

“Devono avere il coraggio di denunciare, devono riprendersi la vita anche se non è facile, anche se spesso le denunce rimangono inascoltate, come nel mio caso. Ricordo che quando denunciai Ciro la prima volta sentivo di essere come un morto che cammina. Dopo il primo episodio di violenza la polizia non lo portò via da casa e io passai una notte d’angoscia, l’indomani scappai e tornai a denunciarlo.

 

Noi donne vittime di violenza abbiamo paura di tante cose, di restare sole e di ammettere che quello non è amore. Io ho capito cosa è l’amore quando il mio ex marito ha picchiato a sangue nostra figlia, ho capito che l’amore era proteggere lei e allontanarmi da lui. Ma mi rendo conto che spesso le vittime restano succubi del loro carnefice perché non hanno una alternativa e non possono sostenersi economicamente per cui spesso denunciano ma poi in un’aula di tribunale si vedono togliere i figli perché non possono mantenerli economicamente”.

 

L'appello allo Stato: "ci aiuti a sostenere le spese mediche"

 

Maria Antonietta rivolge un duro atto d'accusa allo Stato che non sta vicino alle vittime che come lei sopravvivono ma portano addosso per sempre i segni e le conseguenze della brutalità degli uomini violenti che hanno avuto la sfortuna di incontrare. “Lo Stato deve ridarci la dignità che questi uomini ci hanno tolto. E aiutarci a sostenere spese mediche che sono impossibili da affrontare. Il malato ustionato, una volta che esce dall’ospedale, è abbandonato a se stesso. Se non avessi incontrato i medici del progetto "Rigeneraderma" e non avessi conosciuto questo programma gratuito non avrei potuto sottopormi a queste cure.  Io spendo 800 euro ogni mese solo per pagare le creme che mi sono indispensabili per alleviare il dolore e il prurito alla pelle ustionata, che sento tirare terribilmente fino a spezzarsi. Senza questo programma di cure la mia qualità della vita sarebbe ben diversa”.

 

 

Maria Antonietta Rositani con Maurizio Busoni e Salvatore Marafioti

Il progetto di cure gratuite per donne vittime di violenza

 

Il dottor Salvatore Marafioti (Dirigente Medico ospedaliero, senologo, chirurgo generale ed estetico presso l’Ospedale Santa Maria degli Ungheresi di Polistena) e il ricercatore Maurizio Busoni (Docente presso il Master di Medicina Estetica dell’Università di Camerino e dell’Università di Barcellona e Responsabile del Progetto RigeneraDerma) che Maria Antonietta definisce i suoi angeli,  mi spiegano quali risultati hanno ottenuto sulla loro paziente. «Nel caso della Signora Rositani abbiamo ottenuto un miglioramento funzionale del tessuto ustionato, con una progressiva riduzione delle fibrosi ed un ammorbidimento del tessuto cutaneo che ha permesso una migliore funzionalità e motilità degli arti inferiori. Nella paziente la fibrosi era talmente estesa e profonda da compromettere anche la normale attività muscolare delle gambe, causando di conseguenza la difficoltà a camminare regolarmente; la rimozione di tali fibrosi ha liberato i muscoli e adesso la paziente si muove con maggiore autonomia, arrivando anche a poter fare brevi corse. Prezioso in questo percorso il contributo del dottor Claudio Pecorella (che fa parte dello staff medico della Nazionale di calcio).  Ha analizzato la qualità del tessuto muscolare, evidenziando la maggiore funzionalità maturata nel corso delle sedute e ha realizzato un percorso alimentare che ha permesso un’azione antinfiammatoria e depurativa del suo corpo, carico di tossine conseguenti alle diffuse ustioni. 

 

Marafioti e Busoni hanno avuto in cura anche Filomena Lamberti, la prima vittima di acido in Italia, che ha riacquistato la sensibilità del volto, e offrono cure pro bono dalle cicatrici a 500 persone che non possono permetterselo.  La violenza di genere ha spesso come conseguenza cicatrici sul volto e sul corpo delle vittime. Ogni cicatrice, oltre al danno funzionale, porta con sé il trauma psicologico e relazionale e la convinzione di non poter avere una vita sociale normale. Per offrire alle vittime un aiuto concreto, Biodermogenesi ha rinnovato il suo impegno al fianco delle donne con il progetto "Rigeneraderma", presentato alla Camera dei Deputati, con l’Università di Verona come partner del progetto.

 

Dopo Filomena e Maria Antonietta, un'altra donna simbolo della violenza di genere sta ricevendo queste cure, Pinky, la ragazza di origine indiana, nata e residente in Italia,  aggredita e data alle fiamme dall'ex marito, davanti ai figli di 2 e 5 anni. 

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