Omicidio Meredith Kercher, processo ad Amanda Knox per calunnia da rifare

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Accolto il ricorso dei legali, presentato sulla base di una pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo che aveva riconosciuto la violazione del diritto di difesa di Knox. L'avvocato di Lumumba: "Si pone un problema di certezza del diritto"

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Accolto dalla Cassazione il ricorso di Amanda Knox contro la condanna a tre anni di reclusione per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, nell'ambito dell'inchiesta per l'omicidio di Meredith Kercher. Lumumba venne accusato da Amanda Knox dell'omicidio della giovane inglese uccisa a Perugia la sera del primo novembre del 2007, ma poi  venne riconosciuto estraneo al delitto e quindi prosciolto. Successivamente Amanda Knox era stata condannata per calunnia definitivamente dalla Cassazione con la sentenza che l'aveva assolta, insieme a Raffaele Sollecito, per l'omicidio Kercher. Sentenza che è stata però impugnata dai suoi difensori sulla base di una pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo che aveva riconosciuto la violazione del diritto di difesa di Knox. 

Amanda Knox: "Combatterò per dimostrare la mia innocenza"

"Non sono più una condannata. E combatterò con i miei avvocati per dimostrare la mia innocenza una volta per tutte" il commento di Amanda Knox all'ANSA. "Sono eternamente grata - ha aggiunto - nei confronti dei miei avvocati, Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia, e a Martina Cagossi, Mitja Gialuz e a Italy Innocence Project, per il loro instancabile sostegno e per la ricerca della giustizia".

Il legale di Lumumba: "Si pone un problema di certezza del diritto"

Per il legale di Lumumba, Carlo Pacelli, la sentenza "istituisce a tutti gli effetti un quarto grado di giudizio" e “pone un problema di certezza del diritto e di sovranità della nostra giurisprudenza". "Si pone - ha aggiunto - una questione di rapporti tra la decisione della Corte europea e la giurisdizione italiana".  Il legale di Lumumba ha quindi spiegato che Knox nel nuovo processo per calunnia non rischia un aggravamento della condanna a tre anni di reclusione, già scontati con i quasi quattro passati in cella tra il 6 novembre del 2007 e il 4 ottobre del 2011 quando venne assolta nel processo d'appello celebrato a Perugia e quindi scarcerata. "Non è infatti prevista una reformatio in peius, cioè più afflittiva per chi ha fatto appello" ha spiegato l'avvocato Pacelli.  

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