Caso Open, pm chiede autorizzazione per utilizzare sms e mail di Renzi e Boschi

Cronaca
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Si è tenuta oggi l'udienza preliminare dell'inchiesta per le presunte irregolarità dei finanziamenti alla Fondazione nata per sostenere le iniziative politiche del leader di Italia Viva. A luglio la Corte Costituzionale aveva vietato ai giudici fiorentini di utilizzare la corrispondenza di Renzi e Boschi - già sequestrata - senza l'ok di Palazzo Madama. L'ex premier: "Anche oggi 2-0 per noi. Procura punta alla prescrizione, noi al processo: siamo innocenti”. La prossima udienza è fissata per il 6 ottobre

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Matteo Renzi è tornato in aula davanti ai giudici di Firenze: si è tenuta oggi, 22 settembre, l’udienza preliminare per l'inchiesta sulle presunte irregolarità dei finanziamenti alla Fondazione Open, nata per sostenere le iniziative politiche del leader di Italia Viva. In un primo momento sembrava che gli inquirenti avessero chiesto l'autorizzazione a sequestrare mail e chat che avevano come interlocutori Renzi e l'attuale capogruppo di Iv alla Camera dei Deputati, Maria Elena Boschi. Poi è arrivata una precisazione dall’ufficio stampa del partito: “A differenza di quanto riportato in queste ore da alcune agenzie di stampa, la Procura di Firenze, nell'ambito del processo Open, non ha chiesto il sequestro della corrispondenza del senatore Matteo Renzi, ma di poter essere autorizzata a utilizzare il materiale già sequestrato che al momento è illegittimo”. L’umore dell’ex premier al termine dell’udienza era buono: “Per utilizzare un termine calcistico anche oggi 2-0 per noi”, ha dichiarato sostenendo che - se la Procura “punta alla prescrizione” – “noi vogliamo il processo perché siamo innocenti e abbiamo sempre rispettato la legge”. La prossima udienza è fissata per il 6 ottobre. 

La pronuncia della Corte Costituzionale

Lo scorso luglio era arrivata la decisione della Corte costituzionale che, pronunciandosi sul conflitto di attribuzione tra Senato e Procura di Firenze sul caso, aveva stabilito che i pm non potessero acquisire, senza preventiva autorizzazione di Palazzo Madama, messaggi (mail e whatsapp) inviati da Renzi, o a lui comunque diretti, conservati in telefoni, pc e tablet sequestrati a terze persone. Quei messaggi sono stati ritenuti, infatti, "corrispondenza" del parlamentare, coperta quindi dalle garanzie di cui all’articolo 68 della Costituzione, e non più documenti. 

Renzi: "Legalità portata avanti dalle difese e non dai pm"

Anche in riferimento a questo passaggio è tornato a parlare Renzi. "Quattro anni fa inviai una lettera al procuratore Luca Turco per chiedere che venisse rispettato l'articolo 68 della Costituzione. Quattro anni dopo la Procura si è accorta che noi avevamo ragione. Ci ha messo quattro anni per arrivare alla medesima conclusione a cui sarebbe potuto arrivare dopo la mia lettera del novembre 2019. Lo Stato avrebbe potuto risparmiare tanti soldi. Chi segue questo processo si rende conto che è in corso una incredibile vittoria della legalità, ma la legalità la stanno portando avanti le difese e non i pm", ha detto il leader di Italia Viva.

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"Se ci sarà discussione in Parlamento sarò felice di dare la disponibilità a utilizzare il materiale"

E ancora – pur volendo mettere in luce di aver "stretto la mano al pm Turco” perché “sono una persona civile” - Renzi ha ribadito che “sul merito in questo processo la procura di Firenze è stata smentita dalla Corte di Cassazione, dalla Corte Costituzionale, dal Parlamento”. Adesso, ha aggiunto, “continueremo ad andare avanti lavorando nel procedimento del disciplinare davanti al Csm, nel procedimento a Genova e in questo processo a Firenze”. In ogni caso, ha assicurato, qualora “ci sarà da discutere in Parlamento sarò ben felice di dare la disponibilità a utilizzare il materiale”. Renzi e la sua difesa, ha concluso, non chiederanno quindi “che sia negata l'autorizzazione” ma torneranno “in aula per ribadire che i pm violano la legalità e la difesa è costretta a chiedere di ripristinare il diritto in questo palazzo".

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