Lampedusa, incinta di 8 mesi perde bimbo. Sanità sotto accusa. Il marito: "Ora giustizia"

Cronaca
Rossella Petragallo

Rossella Petragallo

L'episodio risale allo scorso 18 luglio. Il marito ipotizza falle nella gestione dell’emergenza e un ritardo nei soccorsi. Asp Palermo ha avviato un’indagine interna

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A Lampedusa, l’isola dell’accoglienza e delle vite salvate, c’è una famiglia che chiede giustizia. È quella di Francesco e di sua moglie, 30enne, che lo scorso 18 luglio ha perso il bimbo che portava in grembo. Sarebbe dovuto nascere dopo circa un mese.  

Quella mattina, poco prima delle 9, la donna si presenta al poliambulatorio locale, l’unico presidio sanitario sul posto. Sente che qualcosa non va come dovrebbe, ma i medici la rassicurano e la mandano a casa. Passa poco più di un’ora e la 30enne vi fa ritorno, su suggerimento del suo ginecologo di fiducia. A quel punto ci si rende conto che il battito del piccolo è troppo lento: bisogna subito trasferire la paziente all’ospedale “Civico” di Palermo. L’elisoccorso partirà solo intorno alle 13.30. Al suo arrivo nel capoluogo, per il bimbo non c’è più nulla da fare.
Da allora il papà del piccolo ha intrapreso una battaglia per capire se ci siano state falle nella gestione dell’emergenza.  

Il presidio ospedaliero dell'isola

“Se il ginecologo avesse avuto uno macchinario per vedere le condizioni del bambino, - dice Francesco - forse il medico si sarebbe reso conto all'istante di quanto fosse urgente far partire mia moglie con il primo elisoccorso di cui Lampedusa dispone". 

Una tragedia che, purtroppo, non resta un caso isolato. Dall’inizio dell’anno sono tre in tutto le donne che hanno vissuto la stessa esperienza. Francesco auspica una riflessione sulla necessità di un presidio ospedaliero sull’isola e sul potenziamento dei mezzi già esistenti. Soprattutto in un posto che ogni giorno vede transitare centinaia di persone, spesso bisognose di soccorsi immediati.  

I legali della famiglia stanno aspettando di acquisire le cartelle cliniche della donna e del bambino per poter procedere con una denuncia.  

“Lo dirà la magistratura chi ha sbagliato”, sottolinea l’uomo che, nonostante il dolore, non punta il dito. “Non colpevolizzo nessuno – dice – non c'è un colpevole in questa vicenda ma una mancanza. Spero solo che la nostra storia serva da monito e aiuti a svegliarsi da questo brutto incubo in cui Lampedusa e i suoi ospiti vivono oggi”.  

L’Asp di Palermo, intanto, in una nota esprime vicinanza alla famiglia. E puntualizza che “dallo scorso mese di marzo al poliambulatorio dell’isola è stato istituito un servizio continuativo di assistenza ginecologica, con la presenza di uno specialista 7 giorni su 7 e h24”.  Su quanto accaduto il 18 luglio, l’azienda sanitaria provinciale ha avviato un’indagine interna. 

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