Trani, in rianimazione dopo aver mangiato del tonno: undici arresti

Cronaca
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"Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo", diceva in una intercettazione nel settembre 2021 la dipendente di una delle società coinvolte nell'inchiesta denominata Albacares, che ha portato a 18 misure cautelari

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Qualcuno è finito addirittura in terapia intensiva, altri in rianimazione. Tutto ciò dopo aver mangiato del tonno pinna gialla sofisticato con sostanze nocive. Questo è emerso dall'operazione dei Nas, coordinati dalla procura di Trani, che ha portato ad eseguire 18 misure cautelari tra chi quel pesce lo lavorava trattandolo con nitriti e nitrati e chi, analizzandolo, ne ometteva la pericolosità. "Un plauso ai carabinieri del nucleo antisofisticazione e sanità di Bari, le cui indagini hanno messo in luce pesanti irregolarità relative all'adulterazione di prodotti ittici, in particolare tonno a pinna gialla, il cui consumo avrebbe portato a diverse intossicazioni alimentari su tutto il territorio nazionale" ha dichiarato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, commentando l'operazione del Nas che, coordinato dalla Procura di Trani, ha eseguito i provvedimenti cautelari a carico di imprenditori e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie, nel nord Barese e di una società di consulenza sulla sicurezza alimentare e di un laboratorio privato di analisi di Avellino. "Si tratta dell'ennesima operazione dei carabinieri del Nas a tutela della salute pubblica dei cittadini - aggiunge - il cui lavoro incessante è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e portare a tavola prodotti sicuri e di qualità".

"Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore"

"Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo", diceva nel settembre 2021 la dipendente di una delle società coinvolte nell'inchiesta denominata Albacares, in una intercettazione dei carabinieri. In cinque sono finiti in carcere: tre sono di Bisceglie (Barletta- Andria - Trani) e due di Avellino. Si tratta dei vertici di due imprese ittiche di Bisceglie: la Ittica Zu Pietro Srl e la Izp processing, di un laboratorio analisi e di una società di consulenza e certificazioni campane, la Innovatio Srl e Studio summit Srl. Altre sei persone sono finite agli arresti domiciliari e per altre sette è stato disposto il divieto di dimora (per cinque) o l'obbligo di dimora (per due). Le accuse per tutti a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata, tra l'altro, all'adulterazione di sostanze alimentari, frode nell'esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. G

Le indagini

Gli accertamenti investigativi, avviati dopo alcuni episodi di intossicazione sono avvenuti in diverse province italiane tra maggio e giugno di due anni fa: sei a Firenze, una a Lavagna in Liguria, dieci a Benevento, tre a Bisceglie a cui si sono aggiunte quelle provocate dall'acquisto di prodotti in pescheria a Bitonto, Pezze di Greco nel Brindisino, a Pescara e a Teramo. "Un quadro allarmante del fenomeno - ha detto il capo della procura di Trani Renato Nitti - "Fondamentali sono state le intercettazioni, telefoniche e ambientali, è stato indispensabile sapere le esatte parole pronunciate e intercettate per capire quanto stava accadendo, sia dal punto di vista giuridico sia per la ricostruzione del fatto.

"La falsificazione di certificazioni, documenti ed etichette è stata riscontrata nei quaderni di prova relativi alle analisi in cui si annotavano i valori reali degli additivi che venivano poi segnalati in modo falsificato e inviati alle autorità competenti che venivano così depistate nella loro attività di controllo", ha evidenziato il pm di Trani, Roberta Moramarco che ha coordinato le indagini con il collega Francesco Tosto. "Il sistema dei controlli ha funzionato anche nei confronti di chi ha provato ad aggirarlo", ha aggiunto il colonnello Edoardo Campora, comandante del Nas per l'Italia meridionale facendo riferimento a Rasff, il Rapid alert system for food and feed che permette un veloce scambio di informazioni tra i Paesi dell'Unione europea sui rischi per la salute. "È una rete rapida - ha specificato Campora - che mette in comunicazione gli Stati comunitari sui rischi per la salute".

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