Palermo, arrestato per droga lo chef Mario Di Ferro. Anche Miccichè tra i clienti

Cronaca
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Il gestore di un noto ristorante nel capoluogo siciliano è una delle 6 persone per cui sono state disposte misure cautelari. Per lui sono scattati i domiciliari. È accusato nel provvedimento di aver procurato e ceduto cocaina, tra gli altri, all'ex presidente dell’Ars, che l’avrebbe comprata anche andando con l’auto blu. Miccichè non è indagato: “Non prendo cocaina, ma non farò test antidroga”

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C'è anche Mario Di Ferro, chef e volto noto della mondanità di Palermo, tra le 6 persone per cui il gip Antonella Consiglio ha disposto una misura cautelare e alle quali vengono contestati, a vario titolo, diversi episodi di vendita e cessione di droga a clienti della "Palermo bene". Di Ferro, gestore del ristorante Villa Zito, è accusato nel provvedimento di aver procurato e ceduto cocaina, tra gli altri, all'ex presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè che però non è indagato e che ha commentato: "Prima di potere dire qualcosa devo capire cosa c'è nell'inchiesta in cui non sono indagato, ma posso dire che sono dispiaciuto per Mario Di Ferro: è un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga”. Secondo quanto si legge nell’ordinanza, Miccichè sarebbe andato a prendere la cocaina con l'auto blu della Regione Siciliana, con tanto di lampeggiante acceso.

Cosa sappiamo

Il procedimento nasce da un'intercettazione disposta nell'ambito di un'altra indagine. Da qui la necessità degli investigatori di avviare gli approfondimenti che hanno poi rivelato che il ristoratore sarebbe stato protagonista di una intensa attività di vendita di cocaina a una selezionata clientela, attività che avrebbe svolto nel suo locale divenuto un luogo di spaccio. Si è arrivati così ad accertare diversi episodi di cessione di droga che l'indagato avrebbe realizzato con l'apporto di altre persone come Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati per spaccio in un processo sui traffici dei clan mafiosi palermitani. Di Ferro si sarebbe rivolto a loro per rifornirsi dello stupefacente e avrebbe anche usato tre suoi dipendenti come pusher. Sia i Salamone che i dipendenti sono indagati. A Di Ferro sono stati dati i domiciliari, ai Salamone la custodia cautelare in carcere, ai tre dipendenti di Villa Zito è stato imposto l'obbligo di firma.

Di Ferro in manette già ad aprile

Mario Di Ferro fu sorpreso ad aprile a vendere cocaina all'ex funzionario dell'Ars Giancarlo Migliorisi, all'epoca nella segreteria tecnica del presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno. Interrogato dalla polizia Migliorisi, sospeso dopo che la vicenda divenne pubblica, spiegò di aver telefonato al ristoratore chiedendogli di riservargli un tavolo per tre persone per il pranzo. "Ho fatto riferimento al fatto che avrei voluto realmente pranzare con tre presone presso il suo ristorante. Il riferimento alla tre persone è stato poi incidentalmente utilizzato come riferimento al numero di dosi che intendevo acquistare", disse alla polizia. E ammise di aver comprato cocaina da Di Ferro in passato ma sostenne di non sapere da chi questi si rifornisse. Seguendo le mosse del ristoratore, però, gli investigatori erano già riusciti a risalire ai fornitori: Gioacchino e Salvatore Salamone, oggi finiti in cella. Entrambi erano già conosciuti dalle forze dell'ordine. Nel 2018, erano stati, infatti, coinvolti in una indagine sul riciclaggio del denaro che i clan mafiosi di Resuttana e di Porta Nuova ricavavano dai traffici di droga. Le riprese dei sistemi di videosorveglianza, depositate agli atti dell'inchiesta odierna, hanno immortalato più volte Di Ferro mentre consegnava il denaro ai due fornitori dopo aver preso lo stupefacente.

Miccichè: "Ho fatto errori ma ho la coscienza a posto"

Gianfranco Miccichè, in riferimento all'inchiesta, ha commentato: "Sono molto sereno. Ho la coscienza a posto. Escludo in maniera categorica che io mi muova in macchina con lampeggiante acceso. È un errore che ho fatto nella vita di cui sono pentito. Considero molto più importante nella mia vita essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L'importante è essere a posto con la propria coscienza, e io lo sono". 

Miccichè: “Non prendo cocaina, ma non farò test antidroga”

In serata poi l’ex presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè ha parlato con Repubblica e Corriere della Sera sull'inchiesta della Procura di Palermo su un presunto spaccio di droga: “Ho sempre ammesso di aver fatto uso di cocaina in passato. Ma non l'ho mai fatto da presidente dell'Ars. A 70 anni, se sniffassi, sarei già nella tomba. Quando sono stato intercettato, ero senatore. Non sono accusato di nulla e non sono indagato. Il mio nome non si poteva e doveva scrivere. Dicono che andavo a Villa Zito per comprare droga ma non c'entro niente con questa vicenda. È stato uno sputtanamento che sta facendo soffrire mia moglie e le mie figlie”, ha aggiunto, sottolineando di non volere sottoporsi a un test antidroga.

gianfranco miccich e marco falcone ipa

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