Per Sidiki Sako, il padre di Adamo Malik, la piscina non era in sicurezza: “I bambini riuscivano a passare sotto al cancello”
"La piscina in cui è annegato mio figlio non era messa in sicurezza". Sono le parole di Sidiki Sako, il papà di Adamo Malik, il bimbo di tre anni trovato morto in acqua nel circolo sportivo Centocelle Football Club a Roma. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ivoriano ha raccontato quanto accaduto sabato scorso, il 27 maggio: "Alle sei hanno iniziato a cercare i bambini, c'erano due cancelli, uno dei quali chiuso, ma i bambini potevano passare al di sotto di esso". Secondo il papà di Adamo c’era spazio attraverso il quale il figlio sarebbe riuscito ad intrufolarsi e a raggiungere la vasca.
In corso le indagini dei carabinieri
Gli inquirenti adesso devono stabilire se l'incidente si sarebbe potuto evitare e se i gestori avevano messo in sicurezza correttamente la piscina. Da valutare anche l’ipotesi di un omesso controllo da parte dei genitori che invece sostengono che la piscina, sebbene ancora chiusa, non era stata adeguatamente posta in sicurezza. E su questo aspetto sono in corso le indagini dei carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma, i quali dopo un controllo svolto anche dal personale della Asl competente, dovranno verificare eventuali responsabilità a carico degli adulti.
"Un mio amico ha trovato il corpo di Adamo"
Uno dei gestori del circolo sportivo intervistato da Fanpage ha spiegato che intorno alle 16.30/17 con una quarantina di bambini "la situazione era ingestibile, nessuno tra gli adulti che erano alla festa controllava e i piccoli erano ‘allo stato brado' spostandosi fuori dal locale in cui era la festa, fino al campo da padel". Sempre secondo il gestore e come sarebbe emerso dai filmati delle telecamere di videosorveglianza acquisitte dal magistrato e passate al vaglio, Adamo avrebbe vagato da solo per quaranta minuti, prima di cadere in piscina. "Un mio amico ha trovato il corpo – ha spiegato il padre del bambino – Quando i soccorsi sono arrivati era già tardi. Non ci sono parole"
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“Con comunicazione dell’8 giugno 2023, l’Avv. Massimo Caria, in nome e per conto della titolare USD Centocelle, ha precisato che la pubblicazione in esame restituisce un quadro non veritiero della tragica vicenda, ricostruita dal padre del piccolo, che tuttavia non era presente alla festa alla quale era invece presente la madre. Diversamente da quanto scritto, la piscina (che non era stata messa a disposizione dei partecipanti alla serata) era sicura, chiusa e separata dal resto del complesso da reti di recinzione; il bambino purtroppo si è allontanato dal locale dove si trovava con i suoi accompagnatori, si è recato da solo verso la piscina chiusa, si è introdotto forzando una rete (e non passando al di sotto di un cancello) e si è tuffato in acqua, da cui purtroppo non è riuscito a venir fuori. Quanto sopra emergerebbe dai filmati delle telecamere di sicurezza dell’impianto sportivo, già messi a disposizione della Magistratura. Nessuna responsabilità è attribuibile alla USD Centocelle e ai suoi referenti per il tragico evento che ha profondamente scosso tutti i collaboratori del centro.”