Tribunale unificato dei brevetti al via il 1° giugno, Milano candidata come nuova sede

Cronaca
Diletta Giuffrida

Diletta Giuffrida

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Ultimo miglio per la definizione della sede della sezione della divisione centrale e relative competenze. Attesa per Milano. Si stima che l’assegnazione possa generare un indotto di 350 milioni di euro all’anno

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Entrerà in vigore il 1° giugno, ma la sede della Divisione Centrale del Tribunale Unificato dei Brevetti (Tub) non è ancora stata definita, dopo che la Brexit ha reso di fatto non più operativa quella di Londra. E così Milano si è fatta avanti per l’assegnazione della nuova sede che si stima possa generare un indotto di 350 milioni di euro l’anno. 

La candidatura di Milano

Un percorso iniziato molti anni fa, già nel 2019, e di cui si è parlato nel corso di un convegno al Palazzo di Giustizia di Milano, dove autorità e istituzioni si sono incontrate e confrontate per sostenere l’assegnazione al capoluogo lombardo. Ha partecipato anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. "Con i miei colleghi di governo sono molto fiducioso che la candidatura di Milano possa tramutarsi presto in realtà - ha detto il ministro - ovviamente non possiamo entrare nei dettagli, ma seguiamo queste trattative giorno per giorno, cercando di resistere alle grandi pressioni che ci arrivano da fuori e siamo sicuri che otterremo molto”.  “Milano sta per diventare 'a place to be' – ha continuato il ministro Nordio -  luogo dove la giurisdizione per quanto riguarda il Tub si deve affermare. Questo è un nostro profondissimo convincimento, che noi abbiamo tenuto fermo negli incontri bilaterali sia a livello ministeriale che tecnico con i nostri principali corrispondenti".

Da tempo la Corte d’Appello di Milano e l’Ordine degli Avvocati hanno dato vita a un tavolo tecnico a sostegno della candidatura di Milano come sede della sezione della divisione centrale, sostenuta - oltre che dal mondo accademico – anche dall'Ordine dei consulenti in proprietà industriale, dall'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili e da Regione Lombardia, Comune di Milano, Assolombarda, Confcommercio, Centro Studi Grande Milano e altre autorità pubbliche e private.

“Il Tribunale Unificato dei Brevetti è una cosa importante perché permette innanzitutto di avere una cultura del brevetto in Italia, cosa che spesso manca” - sottolinea il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei - “gli imprenditori italiani non sanno che il brevetto è un asset importante e soprattutto con questo tribunale avremo una tutela unitaria e uniforme. Questo è importante perché gli imprenditori devono operare con certezza". Gli fa eco il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano Antonino La Lumia: “Milano è la scelta naturale e continuiamo a sostenerlo con la forza dei numeri. Siamo all'ultimo miglio, abbiamo lavorato con tutte le istituzioni fin dal 2019. Abbiamo seguito con la Corte d'Appello di Milano, l'Ordine dei consulenti in proprietà industriale e tutte le istituzioni territoriali e nazionali ogni fase e dato il nostro contributo. Oggi è arrivato il momento di rendere realtà piena e operativa questa grande opportunità per Milano e la permanenza dell'Italia nel sistema dei tribunale unificato dei brevetti non può essere in alcun modo messa in discussione, anche perché arrecherebbe un danno non solo alle aziende italiane, ma a tutta l'avvocatura italiana".

Lo sky line dei grattacieli di Porta Nuova a Milano ripresi dalla terrazza del Duomo il 03 Febbraio 2020.
ANSA / MATTEO BAZZI

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Cos'è il Tub

Il Tribunale Unificato dei Brevetti è una corte comune agli Stati membri, finanziata dai contributi dei medesimi Stati membri. Il sistema si basa sul c.d. European Patent Package, composto dal Regolamento n. 1257/2012, del 17 dicembre 2012, sulla cooperazione rafforzata per la protezione del brevetto unitario, dal Regolamento n. 1260/2012 del 17 dicembre 2012, sul regime delle traduzioni linguistiche, dall’Accordo sulle Corti del Sistema del Brevetto Unitario (il c.d. Agreement), del 19 febbraio 2013, cui si accompagnano lo Statuto e le Regole di Procedura delle Corti del Brevetto Unitario.  Il sistema delle Corti si compone del tribunale di primo grado, della corte d’appello e di un sistema di cancellerie (denominato Registry). È stato così concepito un organo giurisdizionale unificato, le cui decisioni avranno effetto in tutti i Paesi aderenti (allo stato hanno sottoscritto 26 Paesi dell’Unione Europea). La corte d'appello ha sede in Lussemburgo, ha composizione multinazionale e deciderà con un collegio di 5 giudici (potrà essere composta da tre giudici togati e da due giudici tecnici).  Il Tribunale di primo grado (TUB, composto da tre giudici, due dello Stato ove ha sede la Corte e un terzo proveniente da uno dei diversi Paesi aderenti) è stato concepito come struttura articolata in una Corte Centrale (detta anche Divisione centrale) con sede a Parigi e due sezioni a Londra e a Monaco di Baviera, e di una o più divisioni locali, fino a un massimo di quattro, per ogni Stato membro che lo richieda. L’Italia ha già ottenuto la Divisione locale, che con provvedimento del Ministro della Giustizia (l’allora Min. Andrea Orlando) è stata collocata a Milano. Dopo la Brexit e dopo che il Regno Unito ha comunicato di non avere intenzione di ratificare l’Accordo sul brevetto unitario, si è dovuto procedere a scegliere una nuova sede dedicata ai brevetti del settore chimico-farmaceutico. Vi fu anche l’ipotesi di mantenere le sole due sedi di Parigi e Monaco; tuttavia, fin dall’inizio delle trattative apparve chiara l’opportunità di dividere le competenze della Corte Centrale a seconda dei settori in cui il brevetto si collocava. Furono così individuati tre grandi settori, e cioè Parigi, sede del gabinetto del presidente: (B) tecniche industriali, trasporti, (D) tessili, carta, (E) costruzioni fisse, (G) fisica, (H) elettricità; sezione di Monaco, (F) meccanica, illuminazione, riscaldamento, armi, esplosivi; sezione di Londra: (A) necessità umane (farmaceutico), (C) chimica, metallurgia. Il criterio individuato per la scelta delle sedi fu quello di considerare i Paesi che nell’anno precedente alla firma dell’Accordo (il 2012) avevano il maggior numero di brevetti europei in vigore: dopo i tre Paesi assegnatari (Germania, Gran Bretagna, Francia), vi era appunto l’Italia.

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