Sicilia, trovati i resti di due aerei della Seconda guerra mondiale. Il video in esclusiva

Cronaca
Alberto Giuffrè

Alberto Giuffrè

Si tratta di un Messerschmitt ME 210 della Luftwaffe e un fighter bomber della US NAVY. La scoperta durante le indagini di Renexia per le realizzazione di un parco eolico offshore

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Canale di Sicilia, 700 metri di profondità. Siamo a circa 80 km di distanza dalla costa trapanese. I Rov, i mezzi sottomarini controllati a distanza, esplorano il fondale e si imbattono in due mezzi fermi lì da più di 70 anni. Sono i resti di due aerei risalenti alla Seconda guerra mondiale. Reperti di cui si ipotizzava l’esistenza ma di cui, fino ad oggi, non c’era certezza. La scoperta è uno dei risultati della campagna oceanografica di Renexia. La società attiva nel settore delle energie rinnovabili ha concluso infatti una indagine iniziata nel 2021 su un’area di circa 2500 km quadrati per la realizzazione di Med Wind, il più importante progetto di parco eolico offshore galleggiante del Mediterraneo.

I resti dei due aerei

L’esplorazione dei fondali ha così rivelato la presenza di un Messerschmitt ME 210 della Luftwaffe e un fighter bomber della US NAVY, probabilmente di tipo “Helldiver” o “Corsair”. Le autorità sono state avvisate ma le due carlinghe sono destinate a rimanere lì. Troppo costoso il recupero. Così come giaceranno lì altre testimonianze dello stesso periodo scovate dai robot: diversi relitti di navi mercantili del ventesimo secolo, un giroscopio da siluro, un sottomarino di ridotte dimensioni. Tra i ritrovamenti anche anfore comuni, di nessun valore archeologico. L’intera area, però, ha mostrato purtroppo anche molti segni di incuria: plastiche, lattine e altri materiali che rappresentano un pericolo per l’ecosistema marino. Tutti i dati di interesse biologico raccolti verranno comunque messi a disposizione della comunità scientifica.

Il parco eolico offshore

Mentre la relazione completa sulla sostenibilità ambientale del progetto Med Wind verrà inserita nello Studio di Impatto Ambientale. Il documento fondamentale per avere la necessaria autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. “Noi stimiamo di poter allacciare alla rete nazionale e quindi di potere fornire energia rinnovabile alla Sicilia in primis entro e non oltre il dicembre 2026”, spiega a Sky TG24 Riccardo Toto, direttore generale di Renexia.

Gli impatti ambientali

Le pale non saranno visibili dalla costa e la tecnologia galleggiante non comporta trivellazioni. Ma che impatto ambientale avrà. “Abbiamo sentito per più di due anni tutte le organizzazioni ambientaliste - spiega ancora Toto - per poter spiegare a loro come era effettivamente il progetto. E per capire come vedevano gli impatti sulla natura stessa. Da qui siamo partiti con una serie di sondaggi che ci hanno fatto verificare che effettivamente l’impatto ambientale era praticamente pari a zero”.

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