Morto Antonio Pallante, l'uomo che nel 1948 tentò di uccidere Togliatti

Cronaca
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L'attentatore, che avrebbe compiuto 100 anni il prossimo agosto, è scomparso lo scorso luglio, ma la famiglia ha comunicato il decesso soltanto oggi. Dopo l'aggressione, con tre colpi che raggiunsero il leader del Pci, fu condannato in primo grado a 13 anni, ridotti a cinque in Cassazione e grazie all'amnistia. L'uscita dal carcere nel 1953 senza mai un pentimento ufficiale. Dietro il gesto il desiderio di arginare l'avanzata del Partito comunista

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È morto nella sua abitazione di Catania a 99 anni Antonio Pallante, l'attentatore di Palmiro Togliatti: contro di lui esplose quattro colpi di pistola, tre andati a segno, il 14 luglio 1948, nel tentativo di uccidere il leader del Partito comunista italiano. Il decesso è avvenuto nel luglio scorso, ma la notizia è stata divulgata soltanto oggi dai familiari. Pallante avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 23 agosto.

Il timore dell'espansione comunista come movente dichiarato

"Mio padre ci ha sempre detto che quel gesto lo ha fatto semplicemente perché da studente vedeva qualcosa che poteva essere una minaccia per la democrazia, intravedendo il legame tra Togliatti e l'Urss", spiega il figlio. La sparatoria avvenne a Roma, vicino alla Camera dei deputati, da dove il 'Migliore', come era soprannominato Togliatti, era appena uscito in compagnia di Nilde Iotti, che rimase illesa. Pallante, che partì armato da Randazzo, nel Catanese, dove viveva, agì da solo spinto, disse, dalla paura dell'espansione del comunismo in Italia.

L'Italia sull'orlo della guerra civile

L'uomo non si è mai più occupato, almeno pubblicamente di politica, seppur convinto che l'attentato fosse la cosa giusta da fare per salvare il Paese dal rischio comunista. Il tentato omicidio, commesso dopo la vittoria della Democrazia cristiana alle politiche del 1948, portò l'Italia a un passo dalla guerra civile. Ci furono forti manifestazioni di piazza che spinsero Togliatti, ferito alla nuca e al torace, a rilasciare un'intervista dal Policlinico di Roma, dove era stato operato, per tranquillizzare tutti. "Sono fuori pericolo", disse il leader del Pci, "assicurando a tutti i compagni" che presto sarebbe "tornato al suo posto".

Il trionfo di Bartali al Tour per placare il Paese in subbuglio

La Cgil guidata da Di Vittorio sospese lo sciopero generale annunciato e i parlamentari del Partito comunista italiano ritirarono le loro dimissioni. A riportare la tranquillità sociale, si ipotizzò, contribuì anche la quasi contemporanea vittoria di Bartali di una tappa e poi del Tour de France. Ex seminarista e poi membro della Gioventù Italiana del Littorio, Pallante fece campagna elettorale nel 1948 per il Blocco Democratico Liberal Qualunquista, un piccolo partito nato da una scissione del movimento antipolitico Fronte dell'Uomo Qualunque. L'attentatore di Togliatti all'epoca era un 24enne studente fuoricorso di Giurisprudenza ed era spinto, sostenne poi, da un estremo nazionalismo.

Scarcerato con l'amnistia dopo cinque anni

Dopo la sparatoria fu arrestato dai carabinieri. Disse di avere acquistato l'arma a Randazzo e di essere arrivato a Roma con l'obiettivo di assassinare Togliatti. Un primo tentativo, compiuto il 13 luglio del 1948, il giorno prima dell'attentato, era andato a vuoto perché non era riuscito a farsi ricevere nella sede della segreteria del Pci, in via delle Botteghe Oscure. Processato per tentativo di omicidio, fu condannato a 13 anni e otto mesi di reclusione. La pena in secondo grado fu ridotta a 10 anni e otto mesi. Dopo l'intervento della Cassazione e un'amnistia scontò cinque anni e tre mesi di carcere e fu scarcerato nel 1953. Dopo avere lasciato la prigione, non essendo stato interdetto dai pubblici uffici, trovò lavoro alla Forestale, come suo padre, e poi alla Regione Sicilia, senza interessarsi più, almeno pubblicamente, di politica.

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