"Sull'orlo della frana", abusivismo e terre fragili: il reportage di Sky TG24 in Calabria

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Erosione costiera, lungomari distrutti dalla natura, case edificate illegalmente, frane e esondazioni di torrenti. Da Reggio Calabria a Catanzaro, la regione è a rischio, dicono concordi geologi, amministratori e associazioni ambientaliste. Il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro: "Paghiamo decenni di occhi chiusi e socchiusi. Una volta che è stato costruito, è difficile intervenire"

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Erosione costiera, abusivismo edilizio, condoni, fiumare invase da rifiuti prodotti dall’uomo. Nel reportage di Sky TG24 “Sull’orlo della frana”, Giorgia De Benetti – in viaggio tra Reggio Calabria e Catanzaro - racconta le difficoltà della Calabria: un territorio fragile, soggetto a frane e alluvioni, dove i pericoli naturali sono aggravati da costruzioni illegali in luoghi poco sicuri. Nell’unico rapporto scientifico esistente, risalente ormai al lontano 2001, si mette nero su bianco che buona parte della Regione è a rischio idrogeologico (LA PRIMA PARTE DEL REPORTAGE).

Caminia di Stalettì, “un ecomostro diffuso”

Nel 2015, Caminia di Stalettì – nei pressi di Soverato – viene colpita da un’alluvione. Un’indagine giudiziaria ha poi portato al sequestro di immobili abusivi e ai successivi ordini di sgombero e demolizione. Si parla in tutto di 70 villette e di oltre 60 imputati. Al momento sono stati demoliti circa 13 edifici, spiega Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria, che definisce la zona di Caminia di Stalettì come “un ecomostro diffuso”. In tutta la regione, i dati “parlano di circa l’11,2% di ordinanze di demolizione esecutive” che sono state davvero portate a termine, continua Parretta, aggiungendo che in prossimità delle coste il numero scende al 5%. Smantellare quello che è costruito non è facile. “Lo stesso sindaco di Stalettì - dice Parretta - ha ricevuto minacce per aver portato avanti un’opera di ripristino dell’area”. Non si tratta solo di “cementificazione selvaggia delle coste”, ma anche di fenomeni di abusivismo in aree a rischio “dissesto idrogeologico”. La Calabria, continua Parretta, “è sempre tra i primissimi posti per i reati ambientali, in particolari di quelli del ciclo illegale”.

Ciro Fusco

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Nocera Terinese e il lungomare che non c’è più

Nocera Terinese, Catanzaro. Qui, del lungomare restano solo brandelli. Le continue mareggiate e la mancanza di difese costiere lo hanno distrutto. “Quando è stato costruito il lungomare, autorizzato dall’Autorità di Bacino, la spiaggia era lontana”, spiega Giovanni Arena, presidente Legambiente Lamezia Terme. I tecnici, anche del territorio, non avevano considerato che la natura potesse riprendersi i suoi spazi. L’ex sindaca di Nocera Terinese, Fernanda Gigliotti, parla di un disordine urbanistico che "è figlio di una mancata programmazione territoriale che viene da lontano, dagli anni ’60 e ‘70. Si è costruito al di sotto del livello del mare, all’interno di tre fasce chiuse. Il mare, che prima andava dove voleva senza causare danni, adesso ha le case, la statale, la ferrovia e l’autostrada” con cui fare i conti. La conseguenza è che “tutta la cittadina si trova a stare a mollo ogni inverno, a ogni pioggia. L’acqua da monte non riesce ad arrivare al mare, l’acqua dal mare non riesce a defluire naturalmente. Si insinua nel primo sottopassaggio che trova e invade il paese”.

Denaro “buttato a mare”

A Nocera, sintetizza Giovanni Arena, “il denaro è stato speso per essere buttato letteralmente a mare”. L’ex sindaca racconta delle difficoltà che ha incontrato nell’amministrare questa cittadina. “La mia esperienza è stata quella di provare a rendere normale un paese che probabilmente normale non vuole essere. Nocera, avendo un territorio molto ricco boschivo e marino, si presta a speculazioni. Alla base di tutto c’è la totale assenza della gestione ordinaria del territorio. Io non ho subito minacce, ma mi hanno fatto cadere, mi hanno mandato a casa. Adesso, il Comune è stato sciolto per mafia l’anno scorso. È commissariato”. 

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Lamezia Terme, il sindaco: “Paghiamo decenni di occhi chiusi e socchiusi”

Un altro grande problema del territorio calabrese sono le frane. È  così ad esempio a Calia, frazione del Comune di Lamezia Terme (Catanzaro) minacciata da una “grandissima frana attiva”, spiega Arena. Se venisse giù, continua il presidente di Legambiente Lamezia Terme, gli effetti sarebbero “devastanti”. Paolo Mascaro, sindaco del Comune, racconta che qui “ci sono state tante edificazioni nei pressi dei corsi d’acqua”. Alcune abitazioni sono già state evacuate e abbandonate. Per il resto “si cerca di prevenire calamità e problematiche”. Anche in questa zona, come a Nocera Terinese, dice il sindaco, si pagano “decenni e decenni di occhi chiusi e socchiusi: qui si costruiva un po’ di tutto e nessuno vedeva nulla”. Per Mascaro non solo “è impossibile intervenire quando si condona ciò che è abusivo”, ma anche in assenza di condoni, “quando si arriva al traguardo di un’abitazione ultimata”, agire diventa più difficile.

Scilla e l’esondazione del torrente Livorno

Il 12 agosto 2021, a Scilla (Reggio Calabria), esonda il torrente Livorno. L’acqua trascina con sé le automobili che incontra, distruggendole. “Quello che è successo – racconta il geologo Alfonso Aliperta – è che un corso d’acqua è stato intubato senza avere una sezione idraulica corretta”. La piena del fiume non è stata quindi smaltita, perché le opere realizzate sono “assolutamente inadeguate”. I danni sono stati solo materiali. Ma è stata solo fortuna, dice Aliperta, mettendo in guardia dai rischi di simili eventi per la popolazione. 

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