L'attesa dei regali natalizi, i bambini veri custodi del tempo

Cronaca
Domenico Barrilà

Domenico Barrilà

Per gli adulti il rapporto tra il tempo e gli eventi si è oramai spezzato. Sono i bambini a cercare di restituire al tempo la sua nobiltà, percependone il peso enorme nelle cose della natura, arrivando a consideralo un giudizio di valore nel rapporto coi loro educatori

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Per gli adulti il rapporto tra il tempo e gli eventi si è oramai spezzato. Uno sfasamento trasformatosi silenziosamente in tratto costitutivo del loro stile di vita, soprattutto in Occidente, condizionandone l’equilibrio interiore, la sensibilità, la capacità di interagire con i propri simili, a cominciare dai bambini.

Un danno alla nostra specie. Permanente. A meno che proprio le nuove generazioni, come sta accadendo per le emergenze climatiche, mettano mano al guasto provando a ripararlo. Non sarà facile, ma i bambini sono custodi di codici a noi oramai sconosciuti, e dunque capaci di ogni impresa.

Il tempo e gli eventi sono due pilastri della nostra esistenza, con il primo, che dovrebbe misurare la successione dei secondi, ma è oramai ubriaco perché sovraccarico.

Sono i bambini a cercare di restituire al tempo la sua nobiltà

Sono i bambini a cercare di restituire al tempo la sua nobiltà, percependone il peso enorme nelle cose della natura, arrivando a consideralo un giudizio di valore nel rapporto coi loro educatori. Se gli adulti dedicano loro del tempo, significa che gli importa dei piccoli, quando invece non ne spendono, i bambini ne desumono un disinteresse legato alla propria scarsa qualità.  Delle parole non sempre si fidano. Vogliono vedere il cammello prima di fare il baratto.

“Mia madre non trovava mai tempo per me”. La persona che mi porta questa annotazione sta cercando di dirmi che chi l’aveva generata non provava alcuna considerazione per lei, non sempre una madre o un padre senza tempo sono disinteressati, sovente sono vittime del congegno inventato da loro stessi, fatto di numeri, di obiettivi, di budget, parti di un gioco in cui le persone si tormentano tra di esse, guastandosi le giornate.

I bambini conoscono l’essenza intima del tempo, la sua grammatica elementare, esattamente come la conoscono i fisici, per questo uno di loro mi aveva raccontato, soddisfatto, di avere passato una domenica indimenticabile col padre. Immaginavo una di quelle gite che si fanno una sola volta nella vita o qualcosa di straordinario; invece, era andato col padre a lavare la moto. Avevano “solo” trascorso del tempo insieme.

Il tempo rappresenta una prova della qualità delle relazioni

Gli stessi bambini sanno che il tempo non misura, come si diceva, solo la successione degli eventi e basta, ma che rappresenta una prova della qualità delle relazioni, e sono gli unici a saperlo, mentre noi adulti ne ignoriamo la magia e la portata testimoniale, raccontandoci delle belle favole consolatorie, quella di maggiore successo è “conta la qualità del tempo che passiamo coi nostri figli, non importa se è poco, basta che sia di qualità”.  
Il tempo è un contenitore fisso, è questo che ignoriamo noi grandi, non possiamo certo allungarlo oppure allargarlo. Dovremmo abituarci invece a immaginarlo come una scatola, all’interno della quale è possibile depositare solo una certa quantità di oggetti. Se proviamo a infilarne più del consentito la scatola si romperà.
Qualora replicassimo l’esempio, mettendo il tempo al posto della scatola e gli eventi al posto degli oggetti, avremmo chiara l’idea di cosa significhi inserire troppi eventi nella stessa unità di tempo. Ci ammaleremo, lo stiamo facendo da un pezzo, poiché non siamo programmati per la velocità, proprio così, anche se vogliamo illuderci del contrario perché desideriamo a tutti i costi incrementare il nostro potere, spinti dall’avidità e dal desiderio nascosto di lasciare un’impronta immortale di noi. Ma l’unico risultato che otteniamo è un incremento costante del disagio, che fa felici solo coloro che del disagio vivono, perché ogni evento nuovo infilato nella scatola del tempo, oramai deformata dagli eccessi, richiede uno sforzo di riadattamento, pagato con una moneta che si chiama stress. Più eventi maggiore stress. È una legge banale, ma ferrea. La differenza è che qualcuno resiste di più, qualcuno di meno, tanti si spezzano, ma molti barano e nessuno ascolta, neppure quando il corpo e gli affetti gridano.

Sotto l'albero il tempo subisce la prova più severa: l'attesa

Ora, sotto l’albero, il tempo subisce la prova più severa. L’attesa. I bambini sanno che il tempo che manca è parte del dono, solo loro oramai credono nella vigilia, lunga o corta che sia. Capiscono bene che quella è la vera festa, conoscono la magia nascosta nell’indefinitezza. Loro sono quantistici da prima che nascesse la meccanica specifica, sanno che fino a quando non si apre la scatola, il gatto di Erwin Schrodinger può essere vivo o morto, e che nel frattempo essi possono renderlo protagonista di tante storie.
Finché c’è attesa c’è progresso, perché essa si presta a essere colmata di fantasia, persino di scienza.
I grandi, invece, preferirebbero rompere subito la scatola a martellate, anche a costo di ferire il gatto e di segnarne il destino. Saranno i bambini e i ragazzi a impedirlo. Se gliene diamo il Tempo!
Da qualche parte uno dei fratelli Marx dice all’incirca: “Questa cosa la capirebbe anche un bambino. Portatemi un bambino!”.

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Domenico Barrilà, analista adleriano e scrittore, è considerato uno dei massimi psicoterapeuti italiani.
È autore di una trentina di volumi, tutti ristampati, molti tradotti all’estero. Tra gli ultimi ricordiamo “I legami che ci aiutano a vivere”, “Quello che non vedo di mio figlio”, “I superconnessi”, “Tutti Bulli”, “Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere”, tutti editi da Feltrinelli, nonché il romanzo di formazione “La casa di Henriette” (Ed. Sonda).
Nella sua produzione non mancano i lavori per bambini piccoli, come la collana “Crescere senza effetti collaterali” (Ed. Carthusia).

È autore del blog di servizio, per educatori, https://vocedelverbostare.net/

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