Perché l'individualismo e il sovranismo ci fanno ammalare
Cronaca ©GettyCiò che sostiene l’accoppiata distruttiva, origina nella personalità dei singoli, ed è già visibile nelle manifestazioni dello stile di vita di ciascuno, la cui osservazione predice piuttosto bene i passaggi successivi. Tutto dipende da un preciso ingrediente, il sentimento sociale, il cui il dosaggio, come sosteneva il grande studioso della psiche Alfred Adler, determinerà il nostro grado di salute mentale e la nostra inclinazione verso il prossimo
C’è un nesso molto stretto tra alcune deformazioni della nostra psiche e l’affermarsi di fenomeni sociali deleteri. In questo particolare periodo storico, mentre a livello dei singoli tendono a prendere il sopravvento pensieri e comportamenti ispirati a un chiaro basamento individualistico, nella scala comunitaria, vanno affermandosi culture politiche che ne rappresentano il precipitato logico, la perfetta saldatura culturale.
Un gemellaggio che sul tempo breve può anche regalare esaltazioni, legate alla soddisfazione di avere “vinto”, ma sul tempo medio rende la società una bomba pronta a esplodere.
Nell’attualità, gli effetti del connubio individualismo-sovranismo possiamo vederli in azione negli sviluppi della decisione britannica di separarsi dalla Comunità Europea, sostenuta da una serie di correnti, opinion leader e messaggi distruttivi, fortemente caratterizzati in senso individualistico, capaci di vellicare con cinismo il lato oscuro della personalità degli elettori, in particolare le paure del nuovo, risvegliando in essi il miraggio di favolosi vantaggi personali a scapito degli europei. Un lavoro martellante, a base di costanti evocazioni di minacce ai propri interessi da parte di non sempre precisati nemici esterni.
Tale scelta, per quanto legittimata da un referendum, è in realtà un esperimento avanzato di individualismo-sovranismo, il cui esito immediato è stata la rottura del rapporto di solidarietà con il continente europeo. Dalla frattura sono discese conseguenze importanti sul piano economico, occupazionale, sociale. Un esito non casuale, il connubio di cui sopra genera regolarmente disastri e desertificazioni, che si apparecchiano ogni qualvolta vengono recisi dei legami cooperativi nell’illusione di potersi procacciare bonus che di fatto non arriveranno mai. Tuttavia, gli insuccessi sistematici di tale pretesa, non ci mettono al riparo dalla coazione a ripetere gli stessi errori, anzi, chi viene smentito comincia a comportarsi come i giocatori nei casinò che, quando perdono, invece di lasciare il tavolo aumentano la puntata a ogni giro, finendo spesso per rovinarsi.
Ciò che sostiene l’accoppiata distruttiva individualismo-sovranismo, origina nella personalità dei singoli, ed è già visibile nelle manifestazioni dello stile di vita di ciascuno, la cui osservazione predice piuttosto bene i passaggi successivi. Tutto dipende da un preciso ingrediente, il sentimento sociale, il cui il dosaggio, come sosteneva il grande studioso della psiche Alfred Adler, determinerà il nostro grado di salute mentale e la nostra inclinazione verso il prossimo. Il medico viennese si spingeva, addirittura, a definirlo il “barometro della normalità”.
Come succede al corpo quando è assente una sostanza chimica decisiva, il mondo interiore dell’individuo si ammala se il sentimento sociale è carente. La persona diventerà una tossina, per se stessa e per la collettività di cui fa parte, e se il numero di renitenti si allarga, la persona e il gruppo sociale imploderanno, perché si sarà innescato di un perverso e inarrestabile gioco di contagi reciproci. Anche per tale ragione, una politica che spinge verso il sovranismo è inadatta a governare gruppi sociali, il suo passaggio modifica gli equilibri psichici degli individui, erodendo la loro vocazione solidaristica, e del gruppo sociale, che si infiltrerà di inimicizia, sfibrandosi.
Dunque, qualsiasi soggetto che, per ragioni di opportunismo, di convenienza personale o, molto peggio, politica, costruisca delle narrazioni che si oppongono alla vocazione altruistica, individuale e collettiva, degli esseri umani, sta aggredendo di fatto la loro salute mentale e, di conseguenza, la stabilità dei gruppi sociali. La storia è ricca di esiti catastrofici, gli unici possibili quando individualismo e sovranismo si tengono per mano cercando di disarticolare i risultati virtuosi raggiunti dagli esseri umani.
Un individualista, che rappresenta la particella elementare del sovranismo, è una persona che tende costantemente all’implosione, come una stella minacciata dalla sua stessa attrazione gravitazionale. Non sarà mai davvero felice perché nel proprio orizzonte non ci sono altri verso
cui tendere, mancano soprattutto coloro che non fanno parte del suo stretto giro, ma un viaggio senza la novità di ciò che non conosciamo sarà un viaggio breve, noioso, involutivo.
Il nostro spazio si allarga in maniera vertiginosa giorno per giorno. Fino all’inizio anni Venti secolo scorso, era pacifico che la nostra galassia coincidesse con l’Universo, oggi sappiamo che le galassie sono oltre 200 miliardi e di proporzioni immense. Solo la nostra, che, come sapete, si chiama Via Lattea e non è certamente una delle più grandi, misura 100 mila anni luce da un confine all’altro.
Da poco abbiamo imparato che l’Universo è una sfera il cui diametro corrisponde a circa 92 miliardi di anni luce. Per avere un’idea di tali distanze mozzafiato, basti pensare che il Sistema solare è profondo solo 30 miliardi di chilometri, lo 0,0000001% dell'Universo, e che per coprire questa distanza la luce impiega appena 27 ore.
Solo l’ignoranza può indurre tante persone a immaginare che siamo nati per presidiare le nostre caverne e mettere gli esseri umani gli uni contro gli altri. Se nel mondo si afferma la micidiale miscela di individualismo e sovranismo, morirà il sentimento sociale, si invertirà la feccia del tempo e il viaggio della nostra specie sarà a ritroso, verso il passato remoto.
Domenico Barrilà, analista adleriano e scrittore, è considerato uno dei massimi psicoterapeuti italiani.
È autore di una trentina di volumi, tutti ristampati, molti tradotti all’estero. Tra gli ultimi ricordiamo “I legami che ci aiutano a vivere”, “Quello che non vedo di mio figlio”, “I superconnessi”, “Tutti Bulli”, “Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere”, tutti editi da Feltrinelli, nonché il romanzo di formazione “La casa di Henriette” (Ed. Sonda).
Nella sua produzione non mancano i lavori per bambini piccoli, come la collana “Crescere senza effetti collaterali” (Ed. Carthusia).
È autore del blog di servizio, per educatori, https://vocedelverbostare.net/