Ciclisti morti, l'appello degli atleti: "Fermate questa strage con regole stringenti"

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Alla luce degli ultimi incidenti, Paola Gianotti, Marco Cavorso, Maurizio Fondriest (Associazione Io Rispetto il Ciclista) e Cristian Salvato (Associazioni Corridori Ciclisti Professionisti) chiedono alle istituzioni di modificare il codice della strada e fissare "i limiti minimi per il sorpasso di una bicicletta sulla strada”

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Due morti in bicicletta in un solo giorno. Ieri, 30 novembre, non è stato solo il ciclista Davide Rebellin a perdere la vita mentre pedalava, schiacciato dall’autista di un camion ancora non identificato. È morto anche Manuel Lorenzo Ntube, 16 anni, ucciso da un Suv. I due episodi ravvicinati hanno spinto il mondo del ciclismo a lanciare un appello per fermare “la strage dei ciclisti”. In una lettera firmata dalla campionessa Paola Gianotti, Marco Cavorso, l'ex campione Maurizio Fondriest (Associazione Io Rispetto il Ciclista) e da Cristian Salvato (Associazioni Corridori Ciclisti Professionisti) si chiede alle istituzioni – il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e i presidenti di Camera e Senato – di “imporre nel codice della strada regole più stringenti a tutela dei ciclisti”, a partire dallo stabilire “i limiti minimi per il sorpasso di una bicicletta sulla strada”. Perché “stabilire regole chiare di distanza nel sorpasso dei ciclisti ci salva la vita. Un metro e mezzo sono centocinquanta centimetri che rappresentano la distanza fra la vita e la morte”. L’appello è stato condiviso, tra gli altri, dall’ex professionista Paolo Alberati, i campioni del mondo Alessandro Ballan, Moreno Argentin, Martina Fidanza e Filippo Ganna. Ma anche da personalità di altre discipline – come Yuri Chechi e Cristian Zorzi – e tecnici e giornalisti sportivi.

"La strada non è solo delle automobili"

“Fino a quando? Per l’ennesima volta piangiamo un amico morto sulla strada. Michele Scarponi, ora Davide Rebellin ucciso ieri. E sempre ieri un ragazzo di 16 anni ammazzato mentre pedalava a Ferrara. Come Tommaso Cavorso, Silvia Piccini, Thomas Casarotto e tanti, troppi altri amici. Solo nel 2021 sono morte oltre 200 persone in bicicletta, quasi 500 pedoni, molte di queste vittime di incidenti della strada dovuti a persone che semplicemente non si sono accorte della loro presenza”. Inizia così la lettera alle istituzioni italiane. “La strada - continua l’appello - non è solo delle automobili. La strada è del bambino che va a scuola, della mamma o del papà che accompagnano i figli in bici o a piedi, degli anziani che si spostano magari con l’unico mezzo che hanno a disposizione, le proprie gambe”.

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"Dateci regole e aiutateci a pedalare in sicurezza"

Si mette in luce come la richiesta di cambiare il limite di velocità nel codice della strada sia stata presentata più volte. “Ci eravamo quasi riusciti qualche mese fa ma ancora una volta la burocrazia e qualcuno in qualche ufficio di una ragioneria ha frenato e ha pensato di dire che mettere una norma semplice produceva un costo non coperto nel bilancio dello Stato. Ma quale somma, peraltro infinitesimale, può valere la vita di una persona? Chi salva una vita salva il mondo intero”, scrivono i membri dell’associazione. E concludono chiedendo di ridare ai ciclisti “il diritto di vivere la nostra esperienza sulla strada come ciclisti con serenità e sicurezza. Dateci regole e aiutateci a pedalare in sicurezza. Un metro e mezzo. Tre passi di cammino. Facciamoli!! Perché dobbiamo fermare questa strage. Adesso!”.

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