Omicidio Meredith, Rudy Guede: "Mi pentirò per sempre di aver lasciato lì Mez"

Cronaca

Rudy Guede, unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, a Perugia, è uscito dal carcere da un anno. In un'intervista al Corriere ha detto: "Ho sbagliato, ma non sono un assassino. La paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco, lasciando Mez forse ancora viva"

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Una lunga intervista, lo sfogo tra le pagine del Corriere della Sera di Rudy Guede, condannato per l'omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nel 2007. "Io c'ero in quella casa, chi lo nega? C'erano le mie tracce sul luogo del delitto, certo. Mica stavo fermo in un angolo. Ero con Meredith, ci siamo scambiati effusioni, abbiamo avuto un approccio sessuale, sono andato al bagno, ho provato a fermare il sangue che le usciva dal collo. Ovvio che ci fossero le mie tracce in giro. Ma l'ho detto quando credevano che mentissi per evitare la condanna, lo ripeto più che mai adesso che ho finito di pagare il mio conto alla Giustizia: io non ho ucciso Meredith" ha detto Guede.

La versione di Guede

"La giustizia italiana - ha detto nell'intervista Rudy Guede - dice che ho compiuto un crimine con due persone specifiche, ma non come autore materiale. Loro escono di scena, quindi il carcere lo sconta una persona che non si capisce di cosa sia colpevole e con chi. Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo" ha detto Guede. Poi continua: "La paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco, lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi. Ma avevo 20 anni e avevo davanti una ragazza agonizzante, l'ho soccorsa ma poi la mente è andata in tilt. Magari sarebbe morta lo stesso ma non aver chiesto aiuto resta la mia grandissima colpa". 

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