È morto Pietro Citati, lo scrittore e critico letterario aveva 92 anni

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Lo scrittore ha dedicato molti suoi testi ai miti dei popoli dell'antichità. 
Nel 1984 ha vinto il Premio Strega con "Tolstoj" pubblicato da Longanesi

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È morto Pietro Citati, scrittore, saggista e biografo letterario, come riporta il sito di Repubblica. Nato a Firenze il 20 febbraio 1930 da una nobile famiglia siciliana, Citati ha trascorso l’infanzia e l'adolescenza a Torino, dove ha frequentato l'Istituto Sociale e poi il liceo classico Massimo d'Azeglio. Nel 1942, dopo il bombardamento di Torino, il trasferimento con la famiglia in Liguria. Citati si è laureato nel 1951 in lettere moderne all'Università di Pisa in quanto allievo della Scuola Normale Superiore. Ha iniziato la carriera di critico letterario collaborando a riviste come "Il Punto" (dove collabora al fianco di Pier Paolo Pasolini), "L'Approdo", "Paragone". È stato condirettore della Fondazione Lorenzo Valla, che ha creato nel 1974, per la cui collana di "Scrittori greci e latini" ha tradotto la "Vita Antonii" di Atanasio. Citati ha inoltre collaborato in modo assiduo con i giornali (prima il "Giorno", poi il "Corriere della Sera" e infin "Repubblica").

Le opere

Nel panorama letterario italiano Citati è stato uno dei maggiori esponenti del genere delle biografie. Nel 1970 ha vinto il Premio Viareggio di Saggistica con "Goethe" (Mondadori), nel 1981 il Premio Bagutta con "Vita breve di Katherine Mansfield" (Rizzoli), nel 1984 il Premio Strega con "Tolstoj" (Longanesi). È autore anche dei saggi biografici "Manzoni" (Mondadori, 1980), "Kafka" (Rizzoli, 1987), "La colomba pugnalata. Proust e la Recherche" (Mondadori, 1995), "La morte della farfalla. Zelda e Francis Scott Fitzgerald" (Mondadori, 2006) e "Leopardi" (Mondadori, 2010). Tra le altre monografie e raccolte di saggi di largo successo di Citati figurano: "Il tè del cappellaio matto" (Mondadori 1972); "Immagini di Alessandro Manzoni" (Mondadori 1973; poi "Manzoni", 1980; con il titolo "La collina di Brusuglio2, Oscar Mondadori 1997); "Alessandro" (Rizzoli 1974; edizione ampliata con il titolo "Alessandro Magno", 1985; Adelphi 2004); "La mente colorata. Ulisse e l'Odissea" (Mondadori, 2002; Adelphi, 2018); "Israele e l'Islam. Le scintille di Dio" (Mondadori 2003); "La civiltà letteraria europea da Omero a Nabokov" (Mondadori 2005); "La malattia dell'infinito. La letteratura del Novecento" (Mondadori, 2008); "Elogio del pomodoro" (Mondadori, 2011); "Don Chiosciotte" (2013); "Il silenzio e l'abisso" (2018). Unendo documentazione e invenzione romanzesca ha narrato anche vicende e storiche ("La caduta del Messico", Rizzoli, 1992) e ha ripercorso i miti sulla storia del mondo ("La luce della notte. I grandi miti nella storia del mondo", Mondadori, 1996) e indagato quelli moderni ("L'armonia del mondo. Miti d'oggi", Rizzoli 1998) e antropologici ("Sogni antichi e moderni", Mondadori 2016). Tra i suoi libri più recenti "I Vangeli" (Mondadori, 2014), in cui Citati cerca di cogliere la novità, il respiro profondo della rivelazione cristiana.

Le onorificenze

La sua fama di critico raffinato non si è fermata all'Italia: Citati è stato premiato con il "Prix de la latinité" conferitogli dall'Académie Française e dall'Accademia delle lettere brasiliana nel 2000. Nel 2002 è stato nominato Duca di Remonstranza dallo scrittore spagnolo Javier Marías, Re di Redonda. In Italia Citati era Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Nel 1991 Citati ha vinto il Prix Médicis étrangers per "Histoire qui fut heureuse, puis douloureuse et funeste" traduzione di "Storia prima felice, poi dolentissima e funesta" (Rizzoli, 1989; Oscar Mondadori, 2002), narrazione della storia d'amore di Clementina e Gaetano Citati, i bisnonni di Pietro Citati, ricostruita dalle lettere dei due giovani innamorati, siciliano lui e parmigiana lei, e dai documenti e le carte custodite e conservate dalla famiglia dell'autore.

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