Stop automatismo cognome padre ai figli, come si è arrivati alla sentenza della Consulta

Cronaca

L'iter che ha portato alla decisione della Corte Costituzionale è cominciato nel 2010, con il ricorso di una coppia della Basilicata: "Siamo commossi e consapevoli di avere scritto una pagina storica"

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Dietro la storica sentenza della Corte costituzionale, che ha dichiarato illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre ai figli, si cela storia di una coppia della Basilicata, da cui è partito l’iter che ha portato alla decisione della Consulta. Tutto è partito con una loro istanza al tribunale di Lagonegro nel 2020. "Siamo commossi, siamo consapevoli di avere scritto una pagina importante, forse storica", hanno detto al proprio legale, l'avvocato Domenico Pittella che ha curato i ricorsi assieme al collega Giampaolo Brienza, dopo avere appreso della decisione della Corte.

L'avvocato Pittella: "La coppia ci ha sempre creduto"

“È inutile nascondere la soddisfazione per questo risultato, è stato un percorso lungo e faticoso – ha sottolineato Pittella - ma alla fine la nostra tesi è stata riconosciuta come valida. La coppia ci ha sempre creduto". Il civilista ha spiegato che nel dettaglio la vicenda, iniziata circa due anni fa. Il primo passo è stato un ricorso depositato all'attenzione dei giudici del tribunale di Lagonegro, tassello giudiziario per sollecitare un intervento su un tema complesso e con risvolti non solo formali ma di grande impatto sociale. "La storia parte da lontano: la coppia, ancora non sposata, ha due figli riconosciuti solo successivamente dal padre e che quindi portano il solo cognome della madre”, ha rivelato l'avvocato. Dopo alcuni anni i due decidono di sposarsi, il papà riconosce i figli “ma la coppia – prosegue il legale - chiede di non aggiungere ai ragazzi, oramai cresciuti, il cognome del padre". 

Adriana Beramendi holds hands with one of her newborn quadruplets, Zoe, at the Ramon Sarda Maternity Hospital in Buenos Aires, on July 7, 2020, amid the new coronavirus pandemic. - Beramendi gave birth to the babies about 1,500 km away from her Bolivian husband, who is not allowed to enter Argentina since the borders remain closed to prevent the spread of the new coronavirus. (Photo by RONALDO SCHEMIDT / AFP) (Photo by RONALDO SCHEMIDT/AFP via Getty Images)

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Il 'no' in primo grado

Tutto cambia, però, quando arriva il terzo figlio. "I genitori chiedono, per un principio di armonia e omogeneità, di poter dare il solo cognome materno – ha spiegato Pittella -. Una richiesta fino ad oggi non consentita dalla legge. I due, però, non si danno per vinti e intraprendono la strada legale. Dopo il 'no' in primo grado dei giudici di Lagonegro, la Corte d'Appello di Potenza, siamo alla fine del 2021, rimette alla Corte Costituzionale la questione di legittimità della normativa in materia di attribuzione del cognome nella parte in cui non consente ai genitori, d'accordo tra loro, di attribuire il solo cognome materno". 

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"Sentenza di una importanza enorme"

E quello della madre è un cognome molto noto nel contesto in cui vive la famiglia, e anche questo rientrerebbe tra le ragioni alla base della richiesta: il nonno materno dei bambini, infatti, ha rivestito ruoli politici di rilievo ed era conosciuto in tutta la comunità. Oggi, a distanza di 24 mesi dalla prima istanza, la svolta con la pronuncia della Corte Costituzionale. Per l'avvocato la decisione ha "una importanza enorme perché pone la madre e il padre sullo stesso piano nella libertà di scelta. Inoltre la pronuncia stabilisce che nel caso in cui non c'è accordo nella coppia ai bambini sarà dato il cognome di entrambi i genitori: una vera rivoluzione".

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