Covid, nessun cambio di colore per le Regioni. La situazione attuale negli ospedali
"Non succedeva da settimane" che non si verificassero passaggi di fascia in Italia, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. Guardando ai dati Agenas aggiornati al 29 gennaio, gli indicatori più alti per le aree critiche sono quelli della provincia di Trento (27%), di Friuli-Venezia Giulia e Marche (24%); per le aree mediche sono quelli di Valle d'Aosta (45%) e Sicilia (39%). Si continua intanto a discutere sull'eliminazione del sistema a colori
Nessun cambio di colore per le Regioni italiane: 13 i territori che restano in zona gialla, cinque in arancione e tre in bianco. "Non succedeva da settimane" che non si verificassero passaggi di fascia in Italia, ha detto venerdì scorso il ministro della Salute Roberto Speranza. Si continua intanto a discutere sul superamento del sistema delle fasce di rischio legate alla diffusione del coronavirus
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Da tempo i governatori chiedono infatti un cambio di passo, che vedrebbe rimanere solo una divisione tra zone rosse e le altre fasce - eliminando quindi la distinzione tra bianca, gialla e arancione - da determinarsi con nuovi parametri su cui è al lavoro l’esecutivo
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LA SITUAZIONE IN ITALIA - A oggi, lunedì 31 gennaio, le Regioni in zona gialla sono Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, le province autonome di Bolzano e di Trento, Puglia, Sardegna, Toscana e Veneto. Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Valle Aosta sono in zona arancione. Resistono invece in zona bianca Basilicata, Molise e Umbria
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I DATI DELLE REGIONI - A livello nazionale, guardando ai dati Agenas aggiornati al 29 gennaio, le terapie intensive risultano occupate al 16%, i reparti ordinari al 30%
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LE TERAPIE INTENSIVE - Per quanto riguarda le terapie intensive, i dati più alti sono in provincia di Trento (27%), seguita da Friuli-Venezia Giulia e Marche (24%)
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Ecco i dati Regione per Regione: Abruzzo (20%, -2%); Basilicata (6%, -2%); Calabria (16%, +1%), Campania (11%, -1%), Emilia-Romagna (16%, -1%); Friuli-Venezia Giulia (24%, +2%); Lazio (22%), Liguria (17%, -1%), Lombardia (14%), Marche (24%, +2%), Molise (8%), provincia autonoma di Bolzano (11%, -1%), provincia autonoma di Trento (27%, -1%), Piemonte (19%, -2%), Puglia (12%, -1%), Sicilia (17%), Sardegna (17%), Toscana (19%, -1%), Umbria (9%, +2%), Valle d’Aosta (21%, +3%), Veneto (16%, -1%)
REPARTI ORDINARI - Gli ospedali italiani con il tasso di occupazione più alto nei reparti ordinari sono quelli della Valle d'Aosta (45%) e della Sicilia (39%)
Questi i numeri Regione per Regione: Abruzzo (31%); Basilicata (27%, -1%); Calabria (36%), Campania (31%), Emilia-Romagna (29%); Friuli-Venezia Giulia (37%, -1%); Lazio (33%), Liguria (38%, -1%), Lombardia (29%, -1%), Marche (30%), Molise (23%), provincia autonoma di Bolzano (21%, -1%), provincia autonoma di Trento (27%), Piemonte (31%), Puglia (25%), Sardegna (23%), , Sicilia (39%, +1%), Toscana (27%), Umbria (30%, +1%), Valle d’Aosta (45%, -4%), Veneto (25%, -1%)
I PASSAGGI DI FASCIA - A determinare il passaggio da una zona all’altra sono tre indicatori considerati cruciali per il contenimento della pandemia: il tasso di occupazione dei posti letto disponibili nei reparti ordinari, quelli in terapia intensiva e l'incidenza settimanale dei nuovi casi di positività al coronavirus calcolati ogni 100mila abitanti
Per passare dalla zona bianca a quella gialla le terapie intensive devono superare il 10% di occupazione, i reparti ordinari il 15% e l’incidenza deve andare oltre i 50 casi ogni 100mila abitanti
Si entra in zona arancione con lo sforamento dei seguenti parametri: tasso di occupazione al 20% per le terapie intensive, al 30% per le aree mediche, incidenza oltre i 150 casi ogni 100mila abitanti
Un territorio viene dichiarato zona rossa quando le terapie intensive sono occupate oltre il 30%, i reparti ordinari oltre il 40% e l'incidenza supera i 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti
IL REPORT ISS - I cambi di colore vengono determinati con ordinanza del ministro della Salute sulla base dei dati elaborati nel report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nell’ultimo, veniva segnalato come "diverse Regioni e Province autonome hanno segnalato ritardi nell'inserimento dei dati del flusso individuale e non si può escludere che tali valori possano essere sottostimati". Si tratta di Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Toscana e Alto Adige
Questa la situazione complessiva sul territorio: quattro Regioni o province autonome sono classificate a rischio alto di diffusione del coronavirus, nove a rischio moderato, otto a rischio basso. Quindici territori riportano almeno un’allerta di resilienza, quattro molteplici allerte di resilienza: significa che l’andamento della pandemia, con relativi ricoveri per Covid, potrebbe mettere in difficoltà il sistema sanitario regionale