Sono stati 109 i femminicidi in Italia dall'inizio dell'anno, l'8% in più rispetto allo scorso anno, 63 le vittime per mano del partner o dell'ex. La ministra della Giustizia: "Troppe richieste di aiuto non adeguatamente e tempestivamente raccolte. Una vergogna della nostra civiltà"
In Italia sono 109 le vittime di femminicidi dall'inizio dell'anno, l'8% in più rispetto all'anno scorso, 63 per mano del partner o dell'ex. "Troppe le donne uccise, troppe le richieste di aiuto non adeguatamente e tempestivamente raccolte. Una vergogna della nostra civiltà". A dirlo è stata la ministra della Giustizia Marta Cartabia alla presentazione della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio alla vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne che ricorre oggi. "La gravità dei fatti - ha aggiunto la guardasigilli - chiamano le istituzioni a ripensare norme e procedure più adeguate".
Le nuove norme allo studio
Il pacchetto normativo al quale stanno lavorando cinque ministre, e che dovrebbe arrivare sul tavolo del governo la prossima settimana, punta a interventi sul codice penale e di procedura penale per rafforzare gli strumenti di prevenzione: quindi aumento di pena per i delitti di percosse e le lesioni e procedibilità d'ufficio. E, spiega la ministra Cartabia, occorre rendere più effettive le misure per rendere più efficace l'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla vittima, "perché troppe volte la violazione di queste prescrizioni si rivela fatale". Quindi con il Viminale si sta studiando l'estensione dell'utilizzo del braccialetto elettronico, e nel caso di rifiuto potrebbero scattare gli arresti domiciliari. Si lavorerà, ha assicurato, sulla "formazione e specializzazione" sia dei pm che dei giudici, "chiamati a prendere difficili decisioni sulla base del rischio e della pericolosità del soggetto".
leggi anche
Women at Work, un progetto per le donne vittime di violenza
I numeri della Commissione d'inchiesta sul femminicidio
La Commissione d’inchiesta sul femminicidio, presieduta da Valeria Valente, ha preso in esame 211 procedimenti penali su omicidi compiuti da uomini tra il 2017-2018 con 216 vittime donne. Solo il 15% delle donne poi uccise aveva in precedenza denunciato, nel 63% dei casi non avevano parlato con nessuno delle violenze subite. Le donne che subiscono violenza, sottolinea Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell'Istat, "non vengono intercettate, ma non possono essere colpevolizzate. Non basta una misura, serve un intervento globale". Inoltre, "le poche che denunciano lo fanno più volte e nell'80% dei casi nelle denunce affermavano che temevamo per la loro vita e per quella dei loro figli: avevano ragione" ma i segnali sono stati sottovalutati.
Le criticità segnalate nei casi di femminicidio
Tra le criticità segnalate, infatti, "c'è una non infrequente sottovalutazione della violenza riferita o denunciata dalla donna", in alcuni dei casi considerati le forze di polizia, "evidentemente non distinguendo" tra violenza domestica e lite familiare "si sono limitate a "calmare gli animi". E anche quando c'è la presa in carico, "le soluzioni adottate - di fatto - penalizzano le vittime (anche minorenni), ad esempio prevedendone il collocamento in case rifugio". E "la durata dei procedimenti (penali, civili e minorili) è eccessiva".