Ex Ilva: il Tribunale di Taranto dispone la revoca del sequestro dell'Altoforno 2

Cronaca

Dissequestrato l'altoforno 2 dell'acciaieria dopo l'incidente in cui un operaio perse la vita nel giugno del 2015. Per il giudice l'impianto è stato messo in condizioni di sicurezza dopo i lavori eseguiti

 

L'altoforno 2 non presenta più le condizioni di insicurezza e di rischio che avevano portato al suo sequestro. Lo afferma Il giudice del Tribunale di Taranto, Federica Furio, nel provvedimento di 5 pagine con cui ha dissequestrato l'altoforno 2 del siderurgico di Taranto ex Ilva.  L'impianto era stato sequestrato nel giugno del 2015 dopo l'incidente costato la vita ad Alessandro Morricella, 35enne operaio di Martina Franca. Il lavoratore era stato investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava la temperatura di colata. Il dissequestro era stato chiesto lo scorso settembre dai legali di Ilva in amministrazione straordinaria. L'Ilva infatti è proprietaria degli impianti gestiti da Ancelormittal. I lavori di messa in sicurezza sono costati 10 milioni di euro. Si tratta di una serie di migliorie impiantistiche e di interventi sul piano di colata dell'altoforno. Attualmente è uno dei tre operativi nel polo siderurgico di Acciaierie d'Italia.  Il completamento dei lavori all'altoforno 2 è avvenuto nel 2020 e già nei primi mesi di quest'anno l'impianto è tornato a produrre la ghisa. La facoltà d'uso dell'altoforno 2 era scattata negli anni dopo l'incidente, non senza polemiche. Era finalizzata ad una serie di prescrizioni a cui l'azienda avrebbe finito adesso, secondo il giudice, di adempiere.

La morte  dell'operaio Alessandro Morricella

Alessandro Morricella venne investito da una violenta fiammata, mista a ghisa liquida ad elevata temperatura che si  sprigionò dall’impianto mentre l'operaio effettuava le operazione di controllo della temperatura dell’altoforno. Il giovane lavoratore si era avvicinato al foro di colata dell’altoforno 2 per effettuare i prelievi finalizzati al controllo della temperatura della ghisa, ma invece della lenta fuoriuscita del materiale che scorre in un canale apposito venne improvvisamente travolto da una fiammata. Alla base dell’incidente, ci fu probabilmente, un anomalo accumulo di gas. Su questo incidente mortale la procura ionica guidata da Franco Sebastio aprì un fascicolo d'indagine. L’accusa di lesioni gravissime si era tramutata in omicidio colposo per inosservanza delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. Sei anni dopo in merito non c’è ancora una sentenza di primo grado. Parallelamente un'inchiesta a Potenza ha coinvolto l'ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, che secondo l'accusa tentò di annacquare quanto accaduto scagionando la catena di comando dell'impianto. La moglie di Morricella, Natalia Lucarelli, lo scorso giugno in un'intervista ha affermato: "Credo che i veri colpevoli non pagheranno o che non pagherà nessuno. Non sappiamo ancora come è morto Alessandro".

 

 

 

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